giovedì 25 dicembre 2014

Santo Stefano

Antonino Russo

Santo Stefano: non un semplice nome sul Calendario che per pura casualità ritroviamo dopo il giorno del Santo Natale ma molto di più!

La Chiesa ha infatti scelto di celebrare liturgicamente Stefano nel primo giorno seguente la manifestazione del Figlio di Dio perché in quei giorni sono stati posti nel martirologio i comites Christi cioè i più vicini al percorso terreno di Gesù ovvero i protomartiri.

Stefano fu quindi il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo dando diffusione al Vangelo.


Si parla di Stefano negli Atti degli Apostoli ai capitoli 6, 7 e 8. Pochi giorni dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andava aumentando. Nasce una disputa tra coloro che erano di lingua ebraica e coloro che erano di lingua greca: questi ultimi lamentavano una disparità di trattamento verso le loro vedove nell’assistenza quotidiana.

I dodici apostoli allora decisero di affidare questo compito a sette discepoli dando origine al ministero diaconale: il primo ad essere scelto è Stefano definito come uomo pieno di fede e di Spirito Santo.

Stefano, oltre a svolgere il suo ministero, predicava e compiva prodigi convertendo molti al cristianesimo. Dalla sinagoga, alcuni tentarono di arginare Stefano ma non riuscendo ad avere la meglio nella dialettica, sobillarono il popolo che accusò Stefano di aver pronunciato frasi blasfeme contro Mosè e contro Dio.

Così come Gesù, anche Stefano fu condotto davanti al sinedrio dove inizia il suo discorso al sommo sacerdote: parte da Abramo e arriva alla fine della sua testimonianza a dire:

“[55] Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra [56] e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». [57] Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58] lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. [59] E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». [60] Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì.”

Siamo intorno all’anno 36: non c’è un processo ma un linciaggio al quale assiste Saulo, Paolo, prima della sua conversione. Stefano fu sepolto da alcuni persone pie: le sue reliquie sono state da sempre fonte di prodigi e la loro dispersione in diverse città ha fatto nascere diverse chiese, basiliche e cappelle dedicate al Santo.

La più celebre è la basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio voluta da papa Leone I ma consacrata successivamente da papa Simplicio nel V secolo.



Il martirio di Stefano è vissuto ancora oggi da tanti cristiani in tante parti del mondo ai quali viene tolta la vita per la propria fede: dovremmo riflettere di più sulla nostra libertà di culto, dovremmo avere maggiore consapevolezza del dono grande che abbiamo di poter vivere il nostro essere eredi di Cristo.

mercoledì 24 dicembre 2014

Auguri



La lettera che il Priore, l'Avv. Cosimo Solito, volle pubblicare sul numero di dicembre 1988 del Nazzecanne 1.0,.
Penso che nel cuore del nostro attuale Priore alberghino gli stessi sentimenti con quasi trent'anni di tempo passato in Confraternita.
E' il pensiero che dedichiamo, come piccolo regalo, a tutti voi nostri confratelli e nostre consorelle

AUGURI DAL COORDINAMENTO EVENTI CULTURALI


Carissimi confratelli, carissime consorelle,

ritorna il Natale, l'avvenimento stupefacente, eccezionale, irrepetibile della incarnazione di Cristo che, oltre a significare l'appagamento della prepotente esigenza della mente e del cuore umani verso il trascendente, verso la salvezza, segna l'inizio di una civiltà storica, di una nuova civiltà permeata dall'amore e dalla carità.

La ricorrenza del Natale, celebrata in tutto il mondo che si raccoglie a commemorare la nascita del Cristo, dovrebbe rinnovare lo spirito cristiano, ravvivare la fede, riunire le famiglie e festeggiare l'evento con manifestazioni semplici e tradizionali.



Il tempo di oggi ha umanizzato al massimo questa sacra festività, ha sviluppato il consumismo ed ha forse dimenticato l'essenza sacra dell'evento prodigioso.

Da questo nostro carissimo mensile che rimarca fedelmente tutti gli avvenimenti della nostra comunità, nel mentre rivolgo l'augurio più affettuoso e fraterno a Voi tutti acchè ogni umano desiderio vostro e delle vostre famiglie venga esaudito, con tutti voi elevo preghiera a Cristo Bambino che si ritorni alla semplicità nei costumi e che si rinnovi nel natale la esigenza di un rinnovamento soprattutto spirituale e morale.


   - Avv.Cosimo Solito-
Priore Congrega del Carmine







martedì 23 dicembre 2014

I Priori: Nicola Caputo .

Antonello Battista 

Continua in questo numero la rubrica sui Priori del passato del nostro sodalizio, coloro che ci hanno guidato e che sono stati i nostri “fratelli maggiori” nella vita della confraternita. Oggi perciò, continuiamo a raccontare la storia con la S maiuscola alla quale nel mio precedente articolo accennavo.

Di sicuro la storia nel nostro sodalizio il Priore Nicola Caputo non solo l’ha fatta e l’ha vissuta, ma l’ha scritta nel vero senso della parola; l’ha raccontata a migliaia e forse a milioni di lettori nei suoi libri, ha riacceso nei tarantini in tempi di crisi valoriali il sacro fuoco delle tradizioni e della pietà popolare che sembravano sopiti in una società fin troppo secolarizzata e disattenta alle proprie origini, vorrei aggiungere anche che il segno di quella barbarie culturale è ancora incredibilmente impresso nella mentalità e nel tessuto urbano della nostra città.

Il Priore Caputo nacque il 24 Agosto del 1930, fu un giornalista professionista tra i più apprezzati in città, collaborò con diverse testate locali, ma a lui si deve il merito di esser stato tra i pionieri dell’emittenza radiotelevisiva privata in terra jonica. 

Il suo incessante lavoro di giornalista e l’amore per le tradizioni tarantine e pasquali, hanno fatto sì che sul finire degli anni ’70 iniziasse un incessante lavoro di ricerca storica e storiografica che portò nel 1978 alla pubblicazione del suo best seller “L’anima incappucciata”, il suo libro più letto e pietra miliare per ogni cataldiano convinto. Seguirono a quel successo un gran numero di altre opere: “Destinazione Dio” nel 1984; “Settimana Santa nascosta” nel 1987; “Quel Natale fatto in casa nel 1988” ; “I giorni del perdono” nel 1989; “Quei tre fratelli di nome Gesù” nel 1991, “Il cammino del silenzio” nel 2002 ed “Un Priore scomodo” nel 2011.

Fu priore dal 1996 al 1999, la sua elezione fu accolta da grande favore presso tutti i confratelli, proprio per la sua opera di “istruzione” e divulgazione storica dei Riti. Fu il primo Priore che dovette fare i conti con la modernità e coi tempi che cambiavano. Curò con particolare attenzione l’amministrazione della confraternita ed attuò appieno le norme dello Statuto Diocesano delle confraternite in quegli anni formalizzato e promulgato. 

Si deve a lui il restauro nel 1997 della statua della Vergine Addolorata, che versava in condizioni precarie come più volte da lui stesso dichiarato in libri ed interviste. Furono anche messi a nuovo e rifatti durante la sua amministrazione, molti arredi sacri ed i locali dell’oratorio. Nel 2011 fu nominato Priore Emerito dell’Arciconfraternita dall’attuale Priore Papalia, suo Primo Assistente durante il mandato. Il 17 Giugno dell’anno successivo la sua Anima Incappucciata tornava alla casa del padre accompagnata dalle preghiere di tutti i suoi confratelli.

Questo mio articolo vuole anche essere (mi sia concesso un piccolo spazio personale nell’istituzionalità del nostro giornale) un mio particolare ringraziamento al Priore Caputo per tutto ciò che ha fatto per noi confratelli e per la città di Taranto. La sua attività di scrittore ha permesso a tanti giovani lettori di innamorarsi dei Riti della Settimana Santa, per tanti ragazzi come me che non sono confratelli per tradizione di famiglia, è stato qualcosa di più di un semplice autore scritto sulla copertina di un libro, è stato colui che ha destato la mia personalissima Anima Incappucciata, è stato colui che con le sue parole, come quelle di un nonno o di un padre che ti racconta le sue esperienze, mi ha cucito addosso sin da ragazzino quella mozzetta color crema e quello scapolare. 

Pur non avendolo mai conosciuto di persona, poiché avevo solo 11 anni quando lui ha terminato il suo mandato, quando sento le parole Priore e Riti della Settimana Santa non posso non pensare a lui ed al suo modo educato di scrivere, di porsi, di spiegare e di raccontare quelle che senza dubbio sono le più belle tradizioni del mondo: i Riti della Settimana Santa di Taranto.

lunedì 22 dicembre 2014

La risolutezza di Maria

Antonino Russo 

Le ultime riflessioni scritte per Nazzecanne, iniziavano con “Kàire Maria”.

Kàire è stato tradotto in “Ave”, “ti saluto”: è la prima parola che l’Angelo rivolge alla Madonna.

In realtà il vero significato di questa parola è: “Rallegrati” “Gioisci”.

L’angelo richiama le parole del Profeta Sofonia che al capitolo 3 del Libro dice: “Rallegrati figlia di Sion, esulta Israele e rallegrati con tutto il cuore figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te […]”

Anche in questo caso la traduzione “in mezzo a te” è infelice. Seppur riferita al tempio, sarebbe più opportuno dire che “è nel tuo grembo”.

Come nel grembo di Gerusalemme, nel tempio, era custodita l’Arca dell’alleanza, allo stesso modo Maria che in grembo sta custodendo Gesù, diventa l’arca della nuova alleanza come recitiamo nelle litanie del Rosario.

Un'altra considerazione merita il verbo “alzarsi”.

Lo ritroveremo, riferito sempre alla Vergine, quando l’evangelista Luca (1,39-45) scriverà “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo[…]”.

Nel testo originale è scritto “anastàsa” che oltre a significare appunto “alzàtasi” ha la stessa radice di “anàstasis” che significa “risorta”.


Don Tonino Bello, le cui omelie mi stanno accompagnando in questo Avvento, ama pensare che Maria rappresenta “la Chiesa risorta che in tutta fretta si muove a portare lieti annunci al mondo”.

“La Chiesa dopo la resurrezione del Signore, ha il compito di portare nel grembo Gesù Cristo per offrirlo agli altri, come appunto fece Maria con Elisabetta”.

Con la stessa risolutezza di Maria e dei pastori, andiamo incontro al Signore che nasce, andiamo in contro con gioia! Kàire amici, rallegriamoci: è questo il mio personale augurio di Natale.

domenica 21 dicembre 2014

La Confraternita tra i giovani.

Noi alunni del Liceo Archita, stanchi di tutte le problematiche che ci coinvolgono da ormai parecchi anni, siamo entrati in cogestione con i professori da Mercoledì 17 Dicembre.

Senza la nostra secolare sede di Palazzo degli Uffici, emblema della nostra città, rischiamo di perdere non solo l'identità scolastica ma anche tarantina. Cosa allora fare per risvegliare in noi il senso di appartenenza a questa città?

Diverse sono state le attività e le lezioni alternative proposte dagli studenti ma tra queste ha riscosso grande successo l'incontro avvenuto nel plesso di Sant'Antonio con due ragazzi appartenenti al gruppo culturale dell'Arciconfraternita del Carmine. 

La nostra realtà confraternale è sempre pronta e partecipe lì dove vi sono i giovani e si deve rispondere ad un'esigenza di informazione e conoscenza delle tradizioni tarantine. 

Prima di iniziare a presentare e illustrare con un dialogo e con la visione di un DVD i nostri riti della Settimana Santa, uno dei nostri confratelli ha proprio esordito con "sperando di risvegliare qualche anima incappucciata". 
E' questo uno dei compiti del sodalizio, incentivare i giovani che ora come ora hanno perso o forse non hanno mai avuto quel sentimento tipicamente tarantino di attaccamento ad una tradizione che si è perpetuata nei secoli e che ha visto generazioni e generazioni. 

La presenza in sala di alcuni novizi ha permesso un dialogo volto a rispondere anche alle curiosità degli estranei e di certo sul viso di chi parlava vi era fierezza e gioia di condividere ciò che può solo chiamarsi Passione. 

Con l'auspicio di poter organizzare altre attività di questo genere in tutte le scuole della città noi confratelli e consorelle del liceo abbiamo ringraziato i due ragazzi per la collaborazione… Sicuramente ciò ci ha aiutato a rispondere prontamente alle critiche che nella quotidianità delle nostre classi ci vengono rivolte. 

Non mi resta che dire. DECOR CARMELI !

Le foto dell'articolo sono del giovane confratello Amedeo De Pace.

giovedì 18 dicembre 2014

Novena !

Claudio Capraro      
Sono giorni frenetici questi che intercorrono tra la festività dell’Immacolata e il Santo Natale. Gli alberi sono già addobbati e nei presepi manca solo il Bambinello, ma c’è ancora tanto da fare. In ufficio si guarda il calendario cercando di capire come fare conciliare quei giorni che si stanno avvicinando con le scadenze; chi va a scuola pensa alle lunghe vacanze da passare a casa. Le famiglie, a meno di collaudati calendari, buttano giù il progetto su come dividersi tra i diversi pranzi e cenoni senza scontentare nessuno; si pensa alla spesa da fare in modo che sulla tavola non manchi nulla e si cerca, nonostante tutte le difficoltà e le scadenze di fine anno di far uscire qualcosa per poter aiutare chi non è fortunato come noi (che fortunati nonostante la crisi, i problemi, il lavoro, lo siamo sempre, non dimentichiamolo).

Ma c’è altro che non è frenesia consumistica, o semplice e genuino piacere di stare insieme con i famigliari, c’è un aspetto che andrebbe rimesso nella giusta posizione. C’è da pregare, c’è recitare la Novena di Gesù bambino. Dal 16 al 24 dicembre, ogni giorno, nelle nostre parrocchie si recita questa preghiera di avvicinamento al Santo Natale.

 E non solo in parrocchia, ma in famiglia è ancora più bello recitare questa Novena, insieme con i bambini davanti alla immagine di Gesù bambino. In famiglia riscoprendo il calore del focolare, spegnendo per qualche decina di minuti la televisione, possibilmente in presenza di differenti generazioni: nonni, genitori, figli e nipoti in un continuum che venga tramandato con il passare del tempo. E perché no, invitando anche un vicino, un inquilino che magari salutiamo distrattamente per le scale o con il quale scambiamo qualche frase di circostanza aspettando che arrivi l’ascensore.

Personalmente la mia Novena di Natale, da qualche anno a questa parte, la recito a casa degli ammalati e degli anziani della mia parrocchia. E’ una esperienza che mi dona tanto. E’ uno scambio reciproco di doni. Andare a casa di chi soffre, o realmente un male grave o purtroppo solo gli acciacchi della vecchiaia o peggio ancora la solitudine che spesso questa età porta è un qualcosa di ricco, di grande.

Sono accoglienze differenti quelle che trovi: c’è l’ammalato ancora giovane di età, costretto a casa dalla malattia, che all’inizio si sente quasi costretto a dover fare qualcosa che non sente appartenergli; poi man mano con il passare dei giorni, lo vedi e lo senti sempre più partecipe e presente e quando ti saluta e ti dà l’arrivederci al giorno successivo, nei suoi occhi scorgi una luce che i primi giorni non aveva. C’è il vecchietto ultracentenario assistito da figlia e badante che ha preparato sul tavolo del tinello Gesù bambino e ai lati ha posto due piccole candele. 



Si scusa, avrebbe voluto mettere a disposizione il soggiorno, ma le due donne glielo hanno impedito: “si sporca, non ne vale la pena” hanno detto. La nonnina che vive sola e che riceve l’aiuto dalla vicina della porta accanto, che quando ti vede ti fa le feste. Vorrebbe alzarsi dalla sua sedia, ma non ci riesce e ti porge la sua mano ossuta e grinzosa, segnata da vene violacee e vuole che tu gliela stringa forte. Finito di recitare la Novena, poi, devi accomodarti perché ti deve raccontare dei suoi figli, dei suoi nipoti, ti mostra le foto. 

E così per gli otto giorni successivi, alternando i racconti familiari alla descrizione dei suoi acciacchi e dei relativi farmaci che prende per curarsi. Nessuno di loro vorrebbe che tu te ne andassi, tutti si raccomandano che il giorno dopo tu debba tornare e probabilmente vivono quelle ore in attesa che suoni il campanello. Mi è capitato, nel tempo, di aver ricevuto la notizia che qualcuno degli ammalati visitati durante la Novena a Natale o anche durante la Via Crucis durante la Quaresima, fosse salito al cielo. E’ stata una perdita anche per me non solo per i loro familiari.


Vado via dalle loro case, spesso, trattenendo le lacrime a fatica, rivedendo in quei volti rugosi quelli dei miei nonni, immaginando quanto la sofferenza possa rendere difficile la vita di chi è ancora giovane. Vado via arricchito, con il cuore colmo di gioia e felice per aver donato qualche minuto di conforto a chi soffre. Vado via con la certezza di aver visto in quei volti ed in quei corpi sofferenti, l’immagine del Cristo.

mercoledì 17 dicembre 2014

..Lo scambio di auguri tra confratelli...

Antonello Battista 

Noi confratelli del Carmine, come in ogni grande famiglia che si rispetti, attendiamo il Natale per poterci ritrovare, per poter riscoprire la bellezza dello stare insieme semplicemente, di cogliere negli affetti degli amici e dei fratelli tutto il calore dei sentimenti di amicizia più puri e veri.

La confraternita perciò organizza a questo scopo molti eventi, la maggior parte dei quali naturalmente a scopo di beneficenza, per poter dare a noi confratelli l’occasione di poterci scambiare gli auguri di Natale e passare in allegria e spensieratezza qualche ora con i confratelli di una vita. Proprio in queste occasioni vengono cementati i rapporti di amicizia tra di noi, perché ci ritroviamo in un’atmosfera familiare e conviviale a vivere quei piccoli momenti di condivisione e quelle confidenze che magari durante tutto l’anno presi dalla frenesia della vita quotidiana non riusciamo a vivere appieno.

Come ormai tradizione consolidata, anche quest’anno nella serata del 16 Dicembre si è tenuta la cena di beneficenza dei confratelli del Carmine per il consueto scambio degli auguri natalizi, presso il ristorante Nautilus di Taranto. La cena è stata del tutto gratuita per i confratelli e le spese dell’allestimento della stessa sono state tutte a carico dell’amministrazione della confraternita, che ha nel vero senso della parola regalato a tutti noi qualche ora di spensieratezza facendoci dimenticare per un po’ gli affanni della routine della vita di ogni giorno.

I confratelli hanno contraccambiato questo bellissimo regalo, con spirito cristiano e nella migliore maniera possibile ovvero donando, e donando tanto per la mensa dei poveri gestita dalla nostra congrega, che ogni giorno ospita più di 100 persone che chiedono aiuto ed un pasto caldo per potersi sostentare. 

Il lavoro dei confratelli, dei parrocchiani e dei volontari che gestiscono la mensa è la vera e fattiva carità che noi cristiani siamo chiamati a compiere secondo gli insegnamenti del Vangelo ed il nostro effettivo aiuto con le donazioni è il più sincero ringraziamento a tutte queste persone che in un periodo di così profonda crisi economica si prodigano per i fratelli più bisognosi svolgendo anche una funzione sociale importantissima che supplisce alle tante mancanze di uno stato sociale molto spesso assente sui veri problemi della collettività.


La cena si è aperta con una gradevolissima sorpresa, la banda città di Montemesola ha eseguito alcune pastorali in sala per il diletto di tutti noi presenti. La serata è poi proseguita nella maniera che tutti auspicavano, ovvero all’insegna dell’amicizia, della spensieratezza e del buon umore della buona musica suonata in sala.

 Tra quattro chiacchiere, buone battute e la bellezza dello stare insieme, la cena terminava con i consueti auguri del priore Papalia e del padre spirituale Don Marco Gerardo, ai quali assieme a tutto il consiglio d’amministrazione vanno i nostri più sinceri ringraziamenti per la serata che ci hanno regalato e per questo sento di interpretare il pensiero della maggior parte dei confratelli e delle consorelle esternando il nostro plauso ad amministratori cosi capaci ed attenti ai bisogni di tutti i loro confratelli.

martedì 16 dicembre 2014

I Priori. Franco Zito

Antonello Battista 

Da oggi per voi nostri affezionati lettori di Nazzecanne, proporremo una rassegna che ripercorrerà la storia della nostra congrega e vi descriverà la storia con la S maiuscola, tracciando i profili biografici dei già Priori della nostra confraternita.

Alcuni dei loro nomi sono impressi indissolubilmente nei libri di storia della nostra città, come per esempio il Priore Caminiti, colui che commissionò al Manzo gli attuali simulacri de “la Colonna”, “Hecce Homo” e la “Cascata”, l’Avv. Solito per 20 anni Priore e Nicola Caputo, il Priore scrittore, custode e lo scopritore di tanti segreti legati ai Riti delle Settimana Santa.

Quest’articolo per iniziare, è dedicato all’ultimo in ordine cronologico dei già priori, il Cav. Francesco Zito, un nome legato con un doppio nodo alla nostra confraternita ed all’associazionismo laico e confraternale regionale e nazionale.

Il Cav. Rag. Francesco Zito è nato a Taranto il 9 Febbraio del 1948, è stato dirigente della Regione Puglia. Iscritto alla Confraternita del Carmine dal 16 Luglio del 1960, è stato insignito della stella d’oro per i 50 anni d’iscrizione alla congrega nel 2010. Durante l’arco temporale di 30 anni è stato membro del Consiglio di Amministrazione della confraternita, dapprima come Maestro dei Novizi e poi Segretario dell’indimenticato Priore Avv. Cosimo Solito. Ha ricoperto l’incarico di Priore del sodalizio dal Novembre 1999 al Gennaio 2008.

Gode di stima e prestigio all’interno del mondo confraternale tanto da essere eletto Consigliere nazionale della Confederazione Italiana delle Confraternite, delegato regionale della medesima Confederazione ed inoltre nominato nel 2011 Direttore dell’Ufficio diocesano per le Confraternite da S. E. R. Mons. Benigno Luigi Papa, Arcivescovo Metropolita emerito di Taranto. Tra le varie onorificenze è anche Commendatore dell’Ordine Equestre di San Silvestro Papa, nominato dal Santo Padre Benedetto XVI.

Le sue amministrazioni (infatti per ben due volte è stato eletto Priore dall’ assemblea dei confratelli), si sono sempre caratterizzate per la correttezza e la sobrietà della gestione dei beni della congrega e della attività spirituali e sociali di volta in volta poste in essere. Nei primi anni 2000 la confraternita del Carmine si è aperta sempre più verso la cittadinanza facendosi conoscere con iniziative culturali. Frequenti sono state infatti le occasioni di promozione anche al di fuori dei confini regionali e nazionali dei Riti della Settimana Santa e solerte è stata l’opera di divulgazione delle nostre tradizioni tarantine nelle scuole di ogni ordine e grado.

Ben voluto ed amato dai confratelli, ha costituito, durante tutto il periodo del mandato, col suo sempre attivo Segretario Antonio Gigante, un connubio perfetto che garantiva a tutti i confratelli la sicurezza di amministratori sempre vicini alle esigenze, nonché permetteva di avere la certezza di poter respirare aria di famiglia nei locali dell’oratorio della nostra congrega.

È doveroso per noi redattori del Nazzecanne ricordare che è stato il Priore Zito, che allora ricopriva la carica di Segretario, ad avere negli anni 80 “l’intuizione editoriale” di costituire il giornalino Nazzecanne Nazzecanne, che ancora durante la sua amministrazione veniva distribuito in edizione cartacea, dobbiamo dire grazie a lui se per più di 25 anni noi confratelli abbiamo avuto voce tra le colonne del nostro giornale ed ora che la tecnologia ci permette di essere on-line e raggiungibili da ogni parte del mondo, il nostro amarcord non può non essere rivolto indietro nel tempo sino al 1987 quando il rumore di una ciclostile era il piacevole sottofondo di tante serate passate “sus a cungreg” a chiacchierare di Settimana Santa e a condividere le passioni di quel gruppo di giovani confratelli guidati dal segretario, che ci han passato il testimone in questa inimitabile intuizione che da un quarto di secolo arricchisce la vita della confraternita.

lunedì 15 dicembre 2014

Mani gelide e cuore caldo

Luciachiara Palumbo

Sono le 15.40 avvolta nel mio cappotto blu, con le mani nelle tasche e mille strati di vestiti, mi stringo nelle spalle per evitare di sentire quell'aria fredda che mi schiaffeggia. 

A passo veloce mi muovo verso il Carmine sapendo che sulla marina sarà tutto molto peggio e penso alle mie povere mani dalle quali il freddo si diffonderà per tutto il corpo.

Il solito scambio di auguri con consorelle e confratelli e tutti diretti per la Cattedrale, dove ci aspetta lo spettacolo di colori, quel fantastico arcobaleno di confraternite tutte lì per lodare Lei, la mamma di Taranto. Si respira aria di famiglia, si avverte calore non solo fisico ma anche spirituale…

 E' l'aria di Natale che aleggia sulle nostre teste e che spalanca i nostri cuori. Le parole dolci e profonde del nostro vescovo ci invitano a confidare nel "Si" di colei che tutto può presso Dio e ci sollecitano all'Essere sempre pronti e all'accettare con fermezza e gioia la volontà del Padre. 

E' una di quelle celebrazioni partecipate emotivamente perché, calata nell'Avvento, ci porta tutti indistintamente alla riflessione. Accolto Gesù Eucaristia ci posizioniamo in fila per poter portare la luce dell'Amore di Dio nelle vie del borgo antico.

La Vergine Immacolata viene salutata con un forte applauso e i balconi, stracolmi di amici e parenti, lanciano in aria messaggi e preghiere. La luna bella illumina il mare e le barche, che oscillano sul mare leggermente mosso.

I fedeli accalcati ai bordi delle strade nascondono il viso dentro una sciarpa e sfregano le mani per riscaldarsi. Il mio naso è diventato rosso e inizio ad avvertire il freddo penetrante nella schiena, allora volgo il mio sguardo verso la mamma cercando la sua complicità. 

Chiudo gli occhi e faccio finta di non sentire il ghiaccio delle mie mani. Sono ovattati tutti i suoni e ne prevalgono solo due: le pastorali e le medaglie del confratello che mi sta accanto. 

Lentamente apro gli occhi e osservo le luci sui balconi del borgo nuovo. Nel freddo di una sera di dicembre un cuore caldo palpitava all'unisono con Lei per una città sofferente.

FOTO COLLEZIONE LUCIACHIARA PALUMBO

domenica 14 dicembre 2014

Il concerto del 12 dicembre

Antonello Battista 

Si rinnova anche quest’anno la tradizione con la buona musica natalizia nella chiesa del Carmine. Venerdì 12 Dicembre l’Arciconfraternita del Carmine come ormai consuetudine, ha voluto offrire ai confratelli ed ai fedeli il concerto di musiche natalizie, quest’anno magistralmente eseguito dal complesso bandistico “G. Chimienti” città di Montemesola diretto dal M° Lorenzo De Felice, esibitosi a titolo assolutamente gratuito, segno questo della stretta collaborazione tra il nostro sodalizio e questa associazione musicale, che ormai già da tre edizioni si esibisce nella nostra processione dei Misteri durante la Settimana Santa.

L’occasione è stata utile anche per adoperarsi per nostri fratelli meno fortunati e che hanno più bisogno soprattutto in questo momento di crisi economica in cui c’è davvero un’emergenza sociale; infatti durante il concerto c’è stata una raccolta fondi in favore della mensa dei poveri gestita dalla nostra Arciconfraternita del Carmine che ogni giorno garantisce con amore e discrezione un pasto caldo a centinaia di persone che bussano alla nostra porta.

                                       

Il maestro De Felice ha diretto il suo complesso bandistico nei più famosi brani della tradizione natalizia tarantina come le pastorali di Battista, De Benedictis, Colucci e Lacerenza, ma il repertorio è spaziato anche nell’esecuzione di brani contemporanei e come dire un po’ più pop come “Happy Xmas” di John Lennon ed un medley natalizio con i più famosi brani del Natale, eseguito con musica e canto della talentuosissima cantante Roberta Devita, emergente voce del panorama musicale di terra jonica.

Durante l’esecuzione delle pastorali, e d'altronde non poteva essere diversamente, quasi tutti i presenti accompagnavano la melodia con il dondolio della testa o il battito delle mani, lasciandosi trasportare dalle dolci note pastorali che ricordano a tutti i tarantini la bellezza e la gioia della nascita del Salvatore come dono di redenzione per tutta l’umanità.

La serata è stata come ogni anno molto emozionante e partecipata da parte dei confratelli tutti, poiché durante queste occasioni possiamo attraverso la musica riunirci anche solo per riscoprire la bellezza dello stare insieme come fratelli, anzi come confratelli e perché no anche per progettare o semplicemente chiacchierare di quello che tra qualche settimana sarà il cardine della nostra vita spirituale ed associativa.


giovedì 11 dicembre 2014

La processione dell’Immacolata

Umberto De Angelis

Da pochi giorni è passata la festa di Santa Cecilia, ormai siamo entrati nel periodo più importante dell’Avvento. Siamo giunti alla festa dell’Immacolata, primo scambio di auguri, in attesa di Gesù Bambino che ogni anno arriva per aprire i nostri cuori ai suoi Doni e alla Sua Parola.

Per i confratelli e le consorelle questo giorno di festa è scandito da tempi stretti, bisogna mangiare presto per essere in Casa Confraternita alle 15.30 per prepararsi alla processione dell’Immacolata.

Quando siamo arrivati con mio figlio Enrique, giovane confratello, il portone era aperto e per le scale che portano ai saloni abbiamo incontrato tanti giovani confratelli, con le loro valigie e le mozzette appese ai porta abiti, altri che avevano già trovato posto nel salone per vestirsi.

Strette di mano, tanti abbracci e scambi ai auguri, è stata anche questa la festa, incontrarsi per poter condividere con gli altri le emozioni e i sentimenti più sinceri.


Breve riunione del Priore con il gruppo di coordinamento della processione, per me è stata la prima volta, un punto di osservazione privilegiato, un compito nuovo. Ho compreso fino in fondo le aspettative, i ruoli, le responsabilità e lo spirito di servizio con cui tutti i componenti del gruppo si dispongono per svolgere la processione, ognuno per la propria parte, con un unico obiettivo: “semplicità e decoro del nostro Sodalizio”. Quella stella d’argento che mi hanno consegnato e che ho applicato sull’asola del giaccone mi ha guidato e mi ha ricordato che sono al servizio degli altri confratelli, che come me testimoniano la fede e la devozione alla Madonna.

Durante la vestizione i confratelli si sono aiutati fra loro e l’esperienza maturata negli anni mi ha permesso di collaborare facilmente con tutti. La cura con cui si indossa l’abito è parte integrante del rito, l’attenzione ai particolari e al decoro sono fondamentali per essere belli anche nell’aspetto oltre che nell’animo, mentre l’emozione dell’uscita cresceva in tutti.

Il tempo scorreva veloce, erano già le 16.30 e dovevamo raggiungere la Cattedrale. Disposti a coppie su via D’Aquino, dopo aver atteso che gli ultimi confratelli si fossero disposti con gli altri, siamo partiti in corteo verso la Cattedrale per partecipare alla Messa solenne, prevista alle 17.00, celebrata dal nostro Vescovo S. Ecc. Filippo Santoro, alla presenza di tutte le confraternite di Taranto.

L’arrivo in Cattedrale è sempre stato emozionante. Percorrendo la navata centrale risaltavano i colori delle mozzette dei confratelli che a gruppi erano disposi lungo le navate tutti intorno al simulacro dell’Immacolata, come a stringerla un collettivo abbraccio filiale. I labari delle confraternite, del Comune e delle associazioni testimoniavano la solennità della Celebrazione.

Nell’omelia del nostro Vescovo, a commento del Vangelo di Luca (Lc 1, 26-38), ha messo in evidenza la figura di Maria, giovane donna promessa sposa e la sua natura Immacolata, perché Dio l’aveva prescelta da sempre quale madre di Gesù e l’aveva preservata dalla colpa originale. Fondamentale e forte è la risposta di Maria: «Avvenga per me secondo la tua parola» (v. 38); mettendo a disposizione del Progetto Divino tutta se stessa, accogliendo la Sua volontà. Anche a noi è chiesto di ascoltare Dio che ci parla e di accogliere la sua volontà. In ogni situazione della nostra vita dobbiamo essere pronti all’ascolto, sia nei momenti lieti che in quelli più difficili, perché Dio ci parla sempre. Dobbiamo lasciarci coinvolgere dal progetto che Dio ha per ognuno di noi.

Al termine della Celebrazione intorno alle 18.00 ci siamo disposti in processione, per il percorso in Città Vecchia nel lungo corteo delle Confraternite di Taranto. Il nostro gruppo della Confraternita del Carmine era fra quelli più numerosi con 82 fra confratelli e consorelle partecipanti.

Stretti in un grande abbraccio devozionale moltissimi fedeli tarantini aspettavano i confratelli e la statua dell’Immacolata nella piazza del Duomo e lungo il percorso che si è articolato nelle vie interne del borgo antico, purtroppo sempre più spesso “ferito” da crolli, impalcature di sostegno ed edifici pericolanti in attesa di ristrutturazione.


Nel lungo percorso fino alla piazza Castello, alternando preghiere e ascolto delle pastorali tarantine ho potuto conoscere tanti confratelli giovani e anziani, ed assisterli nel sistemare i cappucci sferzati dal vento di tramontana.

La temperatura più bassa e le folate fredde di vento hanno in parte velocizzato il corteo così che siamo giunti nella piazza Castello intorno alle 20.30. Ad attendere la statua della Madonna due ali di confratelli e tanta gente rimasta a seguire per tutto il percorso. Lo spettacolo pirotecnico in onore dell’Immacolata ha catturato l’attenzione di tutti e concluso la processione. Dopo una preghiera personale di ringraziamento siamo rientrati in corteo in Casa Confraternita, a passo svelto ma composto.

Prima di scrivere questo articolo ho avuto il piacere di leggere un passo dell’Angelus di Papa Francesco di ieri 08 Dicembre 2014 che mi ha fatto riflettere e che voglio condividere con tutti voi, confratelli, consorelle e lettori:

“ … La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi. Come abbiamo ricevuto gratuitamente, così gratuitamente siamo chiamati a dare (cfr Mt 10,8); ad imitazione di Maria, che, subito dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo, va a condividere il dono della fecondità con la parente Elisabetta. Perché, se tutto ci è stato donato, tutto dev’essere ridonato. In che modo? Lasciando che lo Spirito Santo faccia di noi un dono per gli altri. Lo Spirito è dono per noi e noi, con la forza dello Spirito, dobbiamo essere dono per gli altri e lasciare che lo Spirito Santo ci faccia diventare strumenti di accoglienza, strumenti di riconciliazione, strumenti di perdono. …”

Decor Carmeli

mercoledì 10 dicembre 2014

Pastorali..che passione

Questo articolo è tratto dal numero uno di nazzecanne nazzecanne datato dicembre 1987 ed è a firma dell'attuale cassiere della nostra Arciconfraternita Antonio Mancarella.

"Taranto 22 novembre 1987, ore 04.30, "Stanotte proprio non riesco a prendere sonno ! Uffa..! Meno male che è domenica..altrimenti..! Continuo a girarmi e rigirarmi nel letto e non so se veramente abbia voglia di dormire oppure di sperare che il tempo passi il più velocemente possibile: eh già! perchè oggi è Santa Cecilia e fra poco tutte le bande cittadine percorreranno le vie di Taranto per onorare la loro Patrona e dare il via alle tradizioni natalizie con l'esecuzione delle stupende pastorali tarantine.


ogni anno è così: dal 22 novembre fino alle festività natalizie le note delle pastorali sveglieranno la città annunciando ai cuori di ciascuno di noi l'arrivo della festa più bella dell'anno. come si può descrivere ciò che si prova allorquando ci si sente svegliare da qualcosa che a poco a poco, nel dormiveglia , riesci a capire trattasi di una delle pastorali del repertorio musicale tarantino? sono note che invitano alla gioia, alla serenità, all'amore verso Dio e verso tutti; sembrano dire che Gesù è venuto al mondo per ciascuno di noi e ci invita a diventare buoni ...più Cristiani.

La prima pastorale che risulta composta è quella di Giovanni Ippolito, un ufficiale di artiglieria con l'hobby della musica, nel 1870. in ordine temporale seguono le due composizioni del maestro Francesco Battista intitolate rispettivamente pastorale nr.1 e pastorale nr.2 (1880?), la prima è certamente nota a tutti i tarantini perchè sulla sua aria si canta la classica pastorale tarantina. Seguono poi la pastorale di Gennaro Caggiano e quella del Prof. Francesco De Benedictis. Nel 1921 e 1922 Giacomo Lacerenza compose due pastorali e anch'egli, come il Battista, le intitolò pastorale nr.1 e pastorale nr.2; di recente la prof.ssa Anna 'Andria ha scritto un testo sulle note di Lacerenza nr.1 (come nel gergo musicale si indica la prima composizione dell'autore in oggetto).Completano il repertorio le pastorali di Domenico Colucci, Carlo Carducci, Giovanni Bembo, quella di Luigi Rizzola (forse più conosciuto per le sue marce funebri "Mamma" e "Christus") e infine nel 1930 la pastorale del maestro Ezio Giorgio Vernaglione.

I cataldiani, quelli veri, con gli anni hanno preso l'abitudine di seguire le bande nei loro giri per registrare su musicassette le pastorali in modo da poterle ascoltare più comodamente in casa. comunque in commercio esistono due dischi con le incisioni di quattro pastorali: nel primo troviamo i pezzi di Ippolito e De Benedictis; nel secondo quelli di Giacomo Lacerenza.

Va fatto notare però che le esecuzioni su disco risultano più accellerate di quelle normalmente eseguite dalle bande .

Vedo intanto dalla sveglia sul comodino che sono le 05.15. sapete che faccio? Anzichè aspettarle nel caldo del letto quest anno le prime pastorali voglio sentirle giù nelle strade.


Mentre mi vesto penso che se le prime pastorali tarantine ormai sono diventate un appuntamento immancabile, dobbiamo esprimere tutti quanti il grazie al Comune che, puntualmente ogni anno, approva la delibera di spesa per l'ingaggio delle bande;grazie che va esteso anche alle congreghe che, perpetuando le processioni nel periodo di natale, permettono ai tarantini di ascoltare le pastorali non solo all'alba.

eccomi pronto!Scendo le scale velocemente abbottonandomi ben bene il giubotto (fa freddo a quest'ora) e mi dirigo verso il Borgo, meta immancabile per le bande.


Finalmente sento le note di una pastorale: è quella di Ippolito e i sentimenti di commozione e ringraziamento pulsano nel mio cuore."

martedì 9 dicembre 2014

Cose stupende si dicono di te ....

Salvatore Pace 

Lunedì sera, come non succedeva da tempo, per motivi indipendenti dalla mia volontà, sono stato impossibilitato a seguire la Santa Messa in cattedrale e alla seguente Processione e  mi sono recato nella nostra Chiesa per partecipare alla funzione delle 18,30.

Eravamo pochi, la Chiesa non era stranamente gremita e come spesso capita quando una cosa è inaspettata, ho vissuto una Messa che mi ha coinvolto completamente, una di quelle Messe in cui, involontariamente, sei portato a provare emozioni vicine alla commozione in cui c'e' qualcosa a noi di inspiegabile che lì dentro, in quella chiesa da noi così tanto amata, pervade l'aria siano a poterlo avvertire sulla pelle.

Si, mi direte, c'era una concentrazione di culto mariano nella chiesa del Carmine in questi giorni che, ad uno come me, che sul cuore che regge i grani del Rosario dell'abito ha fatto incidere il motto totus tuus, era proprio difficile non prendesse cuore e spirito.

L'Addolorata a sinistra, L'Immacolata a centro e la Titolare a destra..un tridente, per dirla in gergo calcistico, che faceva star bene, faceva sentire a casa, una mamma in tre mamme che ti faceva sentire al sicuro da tutto. E così non sono riuscito a distrarmi neanche un secondo, le letture, il Vangelo, l'omelia di Don Marco hanno rapito la mia attenzione e mi hanno fatto volare quell'oretta trascorsa vicino a Nostro Signore come normalmente capita durante la Messa.

Poi però, come spesso accade, qualche episodio caratterizza una giornata speciale ..

E' il momento dello scambio del segno di pace, una coppia di mezz'età, un uomo ed una donna molto distinti che avevano preso posto in due banchi diversi della chiesa si avvicinano, lui dona un bacio sulla guancia di lei..dolcissimo..colmo d'amore negli occhi di entrambi..lei carezza il viso di lui e tornano a posto guardandosi, ecco, ho detto, questa è la vera pace, un amore che ha sfidato gli anni e che oggi, anche in un momento così importante della Santa Messa, esce alla luce col gesto più pacifico che si possa pensare ..un bacio.

Emozione 1 

La Comunione, in sottofondo "Cose Stupende di Frisina cantato dal coro, un uomo anziano è tra i primi a prendere il Sacramento, non torna al banco, raggiunge l'altare della Titolare si inginocchia e piange, prega con voce alta, qualche parola la sento ma per rispetto cerco di cancellarla dalla mia testa, un uomo talmente preso dalla preghiera verso di Te, o Madre, che dimentica pudore e discrezione e a Te si abbandona.
Alla fine fa fatica ad alzarsi, faccio per andare ad aiutarlo ma ci riesce da solo, mi guarda e mi sorride come per dire "ho capito che il tuo pensiero mi è stato vicino"..gli sorrido ..

Emozione 2 

Cose stupende si dicono di Te..e sono tutte meritate o Madre Nostra !!!

domenica 7 dicembre 2014

Maria Immacolata, protettrice dei Tarantini

Mattia Giorno
È nel nome di Maria Immacolata, nostra mamma e compatrona, che tanti di noi sentono vicina la nascita di nostro Signore Gesù Cristo. Lei, protettrice dei tarantini, è la vergine che diede al mondo il suo unico figlio, per lasciarci salvare da colpe umane molto antiche.

Con i festeggiamenti dell’Immacolata, che quest’anno seguono di un giorno la seconda domenica di avvento, Taranto si immerge nel pieno delle festività natalizie, richiamata dai sapori e dalla soave atmosfera che le nostre tradizioni ci offrono.

Quel manto azzurro coronato di stelle, quei capelli ricci e quelle mani giunte in preghiera mostrano a tutti noi l’animo di Maria, puro e lucente come non mai, per ricordarci l’amore che Ella ebbe verso tutti noi. Il suo cuore sussultò alle parole dell’angelo, il suo sì fu però immediato e sicuro. Andò in contro a pericoli, rischiò di essere ripudiata ma nonostante tutto si fece carico della grandezza di Dio e decise di renderlo umano, di portarlo tra noi. Questo fu il progetto che Dio ebbe per Lei, concepirla senza colpa antica, preservarla dal peccato originale per renderla dimora di Dio e tempio dello Spirito Santo.

Nella nostra tradizione l’Immacolata è colei che salvò i cittadini di Taranto da un terribile terremoto. Era lo notte tra il 7 e l’8 dicembre 1710 e Maria, secondo lo storico racconto, preservò la nostra città dalla catastrofe, ragion per cui le mani della statua non sono perfettamente centrali. Sulla base di questa storia noi celebriamo la nostra Mamma Celeste come compatrona della città; secondo questi racconti noi la invochiamo come protettrice dei tarantini e partecipiamo in festa alla sua ricorrenza.

Anche noi confratelli del Carmine, per rinnovare la nostra devozione, partecipiamo alla processione in onore della Vergine Immacolata insieme alle altre confraternite della città. In questi giorni molti di noi stanno confermando la loro presenza, in tanti parteciperanno alla processione che attraverserà, nella sera dell’8 dicembre, le vie del centro storico. Sarà un onore per tutti noi indossare la mozzetta e lo scapolare, sarà una gioia essere presenti ancora una volta nel nome di Maria, la stessa Madre del nostro sodalizio.

Dalla vigilia della sua festività, sino al termine della solenne processione, la Vergine Immacolata sarà nei nostri cuori, per renderli puri e casti come fu il suo.

Taranto avrà un sapore diverso, le note delle pastorali natalizie echeggeranno dalle prime ore del mattino per ricordare a tutti che il Signore Gesù è pronto per venie in mezzo a noi. Non c’è momento più bello che quello dell’attesa, dove ognuno di noi desidera che il tempo passi in fretta per accogliere con un canto di “gloria” la venuta del Salvatore.

Sia gloria a Dio nell’alto dei cieli e sia pace in terra agli uomini di buona volontà. Così ringrazieremo Dio per averci donato Suo figlio, così ringrazieremo Giuseppe per aver accettato questa missione e così, con i cuori gioiosi, ringrazieremo Maria, per essere diventata dimora del Verbo.

Nello spirito del natale che viene abbiamo la certezza che il Signore non ci abbandona mai anzi, nel mistero della Sua venuta, sappiamo con certa che l’amore di Dio per noi è sconfinato. Dobbiamo nutrirci di questo amore, ogni giorno e senza mai esserne sazi. Dobbiamo seguire l’esempio di colei che nacque immacolata e che non ebbe paura di un compito così gravoso. Dobbiamo affidarci a Lei, chiederle di tenerci nel suo cuore ed avvolgerci con il suo caldo manto.

L’Immacolata guidi le nostre anime e purifichi i nostri cuori, ci renda veri testimoni dell’amore che Dio ha avuto verso di noi e protegga sempre la nostra amata città.

mercoledì 3 dicembre 2014

O Concetta Immacolata!

Valeria Malknecht

“O Concetta Immacolata
 Tu del Sole sei vestita,
 Della luna a’ piè servita
 E di stelle coronata:
 O Concetta Immacolata!”

…recita così l’incipit dell’antico inno «O Concetta Immacolata», molto conosciuto a Taranto e che ancora oggi viene cantato in occasione delle festività dedicate alla Vergine Immacolata.
E quest’anno questa dolce melodia ci introduce al periodo dell’avvento. Infatti, con la messa vespertina dello scorso sabato 29 novembre (corrispondente alla prima domenica di avvento) ha avuto inizio anche la novena dedicata alla nostra compatrona.
Come ogni anno, la particolare statua della Vergine è stata portata dai confratelli dell’omonima confraternita dalla Chiesa di San Michele alla Basilica di San Cataldo, dove vi resterà fino all’8 dicembre, quando la città la accompagnerà in processione per le strade della città vecchia.


Ogni tarantino conosce la storia di questa statua, la particolarità e la “stranezza” (rispetto alle altre statue che siamo soliti osservare) delle mani giunte in basso a destra piuttosto che congiunte al centro del petto.
Ogni tarantino riconosce in quelle mani giunte, portate in avanti quasi in segno di protezione, il segno del miracolo che la Vergine compì nella notte fra il 7 e l’8 dicembre, quando pare che salvò Taranto da un forte terremoto.
Non starò qui a dilungarmi sulla leggenda, né sulla storia che riguarda il culto dell’Immacolata a Taranto.
Oggi parlerò, come sono solita fare, dell’aspetto emozionale che circonda la festività dell’Immacolata a Taranto mescolando, come sempre, “sacro” e “tradizione”.

Inizierò dal sacro, ossia dall’Inno “O concetta Immacolata”.
È un canto molto antico, di autore sconosciuto, che ho (ahimè) conosciuto solo di recente, qualche anno fa, attraverso un amico ed i potentissimi mezzi di internet.
È una delicata poesia che inneggia alla perfezione e alla semplicità della Vergine Immacolata, Colei che fu eletta fra tutte le donne a divenire madre fra le madri.
Una piccola donna coronata di stelle “…O Maria, la più speciale, dal peccato originale, mentre fosti preservata, O Concetta Immacolata!”.
Qui a Taranto si usa intonare questo bellissimo canto a conclusione della Novena, poco prima di portare in processione la nostra Immacolata.


Ma la festa a Taranto è anche sulle nostre tavole.
Perché a Taranto la vigilia dell’Immacolata è una festività sentita quasi quanto la vigilia Di Natale.
Tornano le bande per le strade ad intonare le note delle pastorali, torna il sapore delle pettole e la gioia di riunirsi a cena con la famiglia.
Per alcuni (chiamiamoli  “ritardatari”) giunge finalmente il momento di onorare la festa allestendo nelle case il presepe e l’albero di natale.
Il menù è quello tradizionale ed è “di magro”: linguine con le anguille o con le cozze, orecchiette con le cime di rape, spigole al forno, baccalà fritto, pettole con il vincotto e i nostri tradizionali dolci tipici natalizi, i sanacchiùdere e carteddàte.
Entrano in scena anche il panettone ed il pandoro e ci si inizia a riunire per le tombolate e per i giochi con le carte.

Ma ciò che, ancora una volta, rende davvero il senso della festa, quella vera, non è la tavola imbandita, ma le persone che la circondano e con cui scambiare gli auguri.

E così ci si accorge che il natale sta davvero arrivando…

martedì 2 dicembre 2014

Il Presepe


Antonello Battista 

Il presepe è per ogni casa italiana la testimonianza della natività e rappresenta la gioia della venuta al mondo di nostro Signore, che illumina ogni focolare domestico con la sua dolcezza nelle vesti di un povero bambinello.

Tradizionalmente esso simboleggia molto di più di una rappresentazione plastica, in quanto intrinseca devozione e culti familiari che mettono radici nelle antiche generazioni di ogni nostra famiglia. Nell’immaginario popolare italiano e meridionale in maniera particolare, è un modo per testimoniare la propria fede e la nostra speranza di salvezza, ma anche una maniera per riunire le famiglie intorno alla sua simbolica forza di riappacificazione interiore e tra i fratelli.

A testimonianza di quanto il presepe sia importante nella tradizione nazional popolare italiana, mi piace citare la straordinaria commedia teatrale dell’indimenticabile Edoardo De Filippo “Natale in casa Cupiello”, la quale è tutta incentrata sul valore simbolico dell’unità familiare rappresentata dal presepe e il cui protagonista Lucariello Cupiello è tutto intento ad allestire il presepe, che mostra orgogliosamente a tutti i suoi ospiti e non si accorge delle disgrazie che in realtà stanno disgregando la sua famiglia.

Le radici storiche del presepe sono molto antiche, gli evangelisti Luca e Matteo furono i primi a descrivere la natività di Cristo. È famoso il Vangelo di Natale di Luca, apparso nel secondo secolo dopo Cristo e poi divulgato nelle prime comunità cristiane.

Già nel Quarto secolo troviamo a Roma (nelle catacombe) immagini della natività. L'origine esatta del presepio è difficile da definire, in quanto è il prodotto di un lungo processo. È storicamente documentato che già in tempo paleocristiano, il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose, che dal decimo secolo assunsero un carattere sempre più popolare, estendendosi poi in tutta l'Europa.

Comunemente, come ben noto, il "padre del presepio" viene considerato San Francesco d'Assisi, poiché a Natale del 1223 fece il primo presepio in un bosco. Allora, Papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all'interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia.

Poi tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere.

Nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi. Fu realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo da Cambio e donato a questa chiesa. Il presepio ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l'adorazione dei Re Magi.


Un periodo fiorente di presepi fu il Barocco. Prime notizie certe di presepi di chiese si rilevano dalla Germania meridionale quando, dopo la Riforma i Gesuiti riconobbero per primi il grande valore del presepio come oggetto di preghiera e di raccoglimento, nonché mezzo di informazione religiosa.

I Gesuiti fecero costruire preziosi e fastosi presepi, tanto che quest'usanza si estese velocemente nelle chiese di tutta Europa cattolica, finché ogni comune volle un presepio in ogni chiesa. Baluardi delle costruzioni dei presepi in Europa divennero l'Italia, la Spagna, il Portogallo e il Sud della Francia.

Quest’impronta del fasto del Barocco è in effetti testimoniata nella famosissima tradizione napoletana dei presepi in cui sono presenti scenografie con inserimenti di elementi tipicamente barocchi come le colonne ed i balconi a volute presenti in tanti centri storici della nostra bellissima Italia meridionale.


La tradizione del presepe resta forse l’ultimo baluardo della simbologia cristiana e cattolica nelle famiglie italiane e la speranza di noi tradizionalisti è che sempre più venga alimenta nelle giovani generazioni la bellezza delle tradizioni e della ritualità antica e popolare.

Kàire, Maria, Donna dell’attesa

Antonino Russo 

Luca 1,26-38

26 Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34 Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.


“Attendere: ovvero sperimentare il gusto di vivere”

Ecco cosa pensava Don Tonino Bello sull’attesa. Avvento, periodo di attesa.

Nelle parole di questo Vescovo di Molfetta, figlio della nostra stessa terra, amico dei poveri, Maria viene definita come la più santa delle creature perché “hanno detto che la santità di una persona si commisura dalle sue attese”.

Chi o cosa ha atteso Maria?


Anzitutto Giuseppe, suo sposo. Lo aspettava al rientro dal suo lavoro di falegname, profumato di legni e vernici, quando sarebbe andato da lei a raccontarle dei suoi sogni di sposo.

Poi, per nove lunghi mesi, Gesù.

Ha atteso quel giorno, l’unico che lei avrebbe voluto rimandare, quello in cui Gesù sarebbe uscito per non fare più ritorno.

Ha atteso l’ultimo rantolo dell’unigenito inchiodato sul legno della croce.

Ha atteso davanti al sepolcro, il terzo giorno.

Nel cenacolo attendeva lo Spirito Santo, il frusciare della sua ala.

Vergine in attesa, all’inizio.


Madre in attesa, alla fine.

Così vicina ad ognuno di noi, vicina al dolore di quelle mamme che hanno perso i loro figli.

“Attendere: infinito del verbo amare”

“Santa Maria, Vergine dell’attesa donaci il tuo olio affinché le nostre lampade non si spengano. […] donaci un’anima vigile. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare nel mondo...."

Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò ministri dell’attesa.

E il Signore che viene, Vergine dell’avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano.

domenica 30 novembre 2014

Nei vicoli "misteriosi" !

Salvatore Pace

Il fermento che accompagna i minuti precedenti all’assemblea è un misto di sensazioni che solo un confratello può capire, se all’ordine del giorno poi ci sono “comunicazioni inerenti lo svolgimento della Settimana Santa” l’ansia è palpabile.

Diciamola tutta, questa volta l’argomento è anche noto ai più, si parlerà di scrivere una pagina storica del nostro sodalizio, si parlerà di portare le statue dei misteri in città vecchia e allora il brusio, il chiacchiericcio da strada, le ipotesi stanno per prendere corpo, dunque la Chiesa è gremita, la preghiera, i saluti..si comincia.

Quando il Priore scandisce quella frase fatidica sono circa le 20.45, passa in secondo piano la Juve e la sua Champions, passa in secondo piano la fame e chi deve andare a lavoro sa già che farà tardi: “In occasione del 250° anniversario della donazione Calò è intenzione del Consiglio proporre all’Assemblea di portare, in via straordinaria per la Settimana Santa 2015, i Misteri in città vecchia, nelle strade dove tutto è nato..lo dobbiamo alla Storia, lo dobbiamo ai Calò..lo dobbiamo a noi.“.

Questa in sintesi la spiegazione del Priore, più di 200 cuori forse 250, numero fatidico, incominciano a palpitare in Chiesa, 26 Novembre 2015, ore 20,45..i “rumors”, le ipotesi, il fantasticare sono diventati realtà, ottenuti i permessi necessari il Cristo Morto e l’Addolorata, unitamente alle altre sei Statue, torneranno a nazzicare nel centro storico.


Ognuno di noi, soprattutto chi per mille motivi è abituato a vestirsi durante i Riti, ha incominciato a sognare, ad immaginare, una “Grido di Dolore” a Via Duomo, una “Triste Ricordo” a Via Garibaldi, la nazzicata sotto la casa che fu dei nonni, proprio lì a Vico San Michele e il pensiero alle marce che in quella Strada Maggiore, così stretta, faranno pelle d’oca e brividi sotto un cappuccio o con una sdanga sulle spalle.

Abbiamo un dovere fratelli miei, compiere la Storia e farlo al meglio, che nessun benpensante dica il giorno dopo che è stato un errore organizzare tutto ciò, la disciplina dovrà caratterizzare una Processione tanto straordinaria quanto difficile, avremo da nazzicare e camminare, avremo da dimenticare i ritmi soliti della nostra processione color crema e adeguarci ad un percorso che sarà più pittoresco, più da fiaba ma anche più tortuoso, e quando all’alba del 5 aprile il Cristo e la sua Mamma passeranno lì dove tutto è nato immaginiamo come nella scena di un film la famiglia Calò, coi suoi uomini in panciotto e baffoni, con le sue donne in gramaglie e volant che sorrideranno scoprendosi il capo e segnandosi ringraziando il Signore per aver donato al Decoro del Carmelo i loro antichi Simulacri.

I cittadini del Borgo, però hanno un diritto, sapere che sarà per un anno..... che solo per un anno, come ha detto Don Marco, saremo andati lì dove tutto e nato per “ricaricarci” di amore e vigore.

I Misteri sono del Borgo, il bagno di folla a via D’Aquino, la Processione sviluppata su Via Di Palma, lo spettacolo di fede e tradizione su Via Anfiteatro, l’aprirsi di piazza Carmine, dallo stretto di Via Massari, con le lacrime che bagnano il viso… sono questi i nostri Misteri, quelli che per consuetudine la città di Taranto vive da 47 lunghi anni.

Regaliamo, si, alla vecchietta, sul balcone di via Garibaldi, il ritorno del Cristo Morto nella città vecchia, con la consapevolezza, però, di scrivere una bella pagina straordinaria di Storia per tornare dal 2016 a solcare le vie del Borgo Umbertino, con la sua processione, quella dei Sacri Misteri.

La speranza, a parte tutto, é che tutto ciò venga concesso da chi di dovere affinchè questo "affresco di tradizione" venga dipinto nei vicoli della cittá vecchia e che gli occhi di chi ci ama possano vedere il Borgo Antico attraversato straordinariamente dai misteri cullati sulle nostre spalle..gli unici misteri che merita l'Isola madre.

FOTO COLLEZIONE LUCIANA MANCINO

giovedì 27 novembre 2014

La solennità di Cristo Re dell’Universo: la nostra consacrazione a Gesù.

Antonello Battista 

Tra la penultima e l’ultima Domenica di Novembre nel calendario gregoriano, coincidente con la trentaquattresima settimana del Tempo Ordinario, si celebra la festa di Cristo Re dell’Universo.

Questa solennità è anche chiamata popolarmente il capodanno ecclesiastico, proprio perché è l’ultima Domenica del calendario liturgico, che darà spazio la Domenica successiva alla prima di Avvento che sancisce l’inizio del nuovo anno, con l’attesa del Natale e il cambio del ciclo liturgico. È una solennità particolare, perché per i fedeli e per noi confratelli, così come nel capodanno civile si tirano le somme dell’anno appena passato e si fanno i propositi per l’anno che sta per entrare.


L’istituzione della festa fu decisa da papa Pio XI, l’11 dicembre 1925, a conclusione del Giubileo che si celebrava in quell’anno. Come ha scritto lo studioso padre Francesco Maria Avidano, la relativa devozione si pone in riparazione del grido blasfemo contro Gesù, riportato dai Vangeli: «Non abbiamo altro re che Cesare».

Nei tre giorni precedenti la solennità di Cristo Re i devoti recitano uno specifico Triduo. Le invocazioni domandano in particolare che il Cuore di Gesù trionfi su tutti gli ostacoli al regno del suo amore. Mediante l’intervento della Madonna, poi, si auspica che tutti i popoli – disuniti dalla ferita del peccato – si sottomettano all’amore di Cristo.

Papa Leone XIII, l’11 giugno 1899, consacrò la Chiesa, il mondo e tutto il genere umano a Cristo. La formula dell’orazione, se viene recitata pubblicamente nella solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, fa acquisire l’indulgenza plenaria.

L’atto di consacrazione è ricco di richiami all’amore di Cristo per l’intera umanità. Un amore che si è reso visibile proprio nella totale donazione di se stesso sulla croce. La preghiera è anche una richiesta di perdono collettivo e recita fra l’altro: “Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore. O Signore, sii il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono”.

Da questo preciso giorno l’anima incappucciata del confratello già progetta (può sembrare starno per chi non è calato nella nostra realtà, ma vi assicuro che è così) quella che può essere la sua prossima Settimana Santa, il simbolo o la posta che desidera aggiudicarsi, il compagno o la squadra col quale accordarsi per realizzare tale progetto. Un pensiero anacronistico e prematuro per molti, ma non per noi che abbiamo cucito quello scapolare sull’anima, per noi che abbiamo la mozzetta crema come nostra seconda pelle.

L’Avvento sarà per noi confratelli e tarantini, un periodo molto intenso perché ci cala appieno nella tradizione cittadina del Natale definito da molti il più lungo del mondo, perché a differenza di molte altre tradizioni popolari, che fanno coincidere l’inizio delle festività natalizie con la solennità dell’Immacolata Concezione l’8 Dicembre, qui a Taranto è la festa di Santa Cecilia il 22 Novembre la data d’inizio del periodo natalizio, che durerà sino al 6 Gennaio e che la nostra processione del Bambinello nella sera dell’Epifania sancirà l’atto finale del Natale tutto tarantino all’insegna di dolci note Pastorali e piatti tipici della tradizione.

Il 7 Gennaio; una data odiata dagli studenti e dai lavoratori, perché è l’infausto giorno del rientro tra i banchi di scuola per i primi e sul loro posto di lavoro dopo le vacanze per i secondi. Per un confratello invece no, per questo strano individuo ammalato di “nazzichite cronica” è il giorno in cui la sua anima incappucciata può tornare a sfoggiare tutta la sua bellezza: si tirano fuori dai cassetti i dischi delle marce funebri, si prepara la propria casa, la propria vita, la propria quotidianità alla Quaresima, a ciò che è il fulcro della propria fede e della propria spiritualità ed una voce inizia sussurrare all’orecchio dell’anima: “Silenzio….è Settimana Santa!”








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