giovedì 31 luglio 2014

Quella “sdanga” sulla spalla dopo 250 anni dalla Donazione dei Calò


Umberto De Angelis

Il 12 giugno 2014 è un giovedì come gli altri, sono di ritorno da una trasferta di lavoro. Mentre rientro a casa in macchina penso che ci siamo quasi, domenica 15 ci sarà la celebrazione di ringraziamento per l’Incoronazione dell’Addolorata e la donazione dello stemma pontificio al velo di Gesù Morto. Ero dispiaciuto che per impegni di lavoro non avevo potuto partecipare con la mia famiglia al pellegrinaggio a Roma e avevo il grande desiderio di partecipare alla cerimonia di ringraziamento, in processione con mio figlio Enrique anche lui confratello. All’improvviso il cellulare che squilla mi riporta alla realtà, mia moglie Paola mi dice poche parole, “una buona notizia, ha telefonato Francesco, il Segretario della Confraternita, sei stato chiamato fra i confratelli che porteranno le statue nella processione di ringraziamento”. Un brivido mi percorre la schiena e subito dopo una sensazione di calore che viene dal cuore e si diffonde in tutto il corpo. La strada per casa scorre veloce sotto le ruote della mia macchina e io mi sento quasi a mezz’aria, sospeso in una nuvola di emozioni e di pensieri.

Arriva il giorno delle prove e con grande piacere rivedo confratelli che come me si sono aggregati 39 anni prima, riconosco confratelli ancora più anziani che non vedevo da tempo e che nell’attesa delle prove ricordano tutte le loro partecipazioni alle processioni della Titolare, di Gesù Bambino, dei Misteri e dei simboli che hanno portato. Il racconto della storia di una vita di Confraternita che si intreccia anche con la mia.

Il Priore, ci parla prima della difficile scelta che ha dovuto operare considerando un Sodalizio così numeroso, poi passa ai dettagli tecnici dello svolgimento della Processione. Partecipa attivamente alle prove, controlla con occhio esperto la composizione delle squadre e l’equilibrio della base, come sempre, da confratello anziano, è prodigo di consigli e attento ad ogni dettaglio. Il mio posto è nella seconda squadra dell’Addolorata, dietro a destra. Per me è la prima volta “sotto” l’Addolorata. Nella mia squadra ci sono confratelli esperti che hanno già portato molte statue.

Finalmente la Domenica è arrivata, gli abiti di rito sono pronti e stirati con precisione da mia moglie, le “mozzette” appese nel porta abiti. Arriviamo presto in oratorio, con mio figlio ci aiutiamo a vestirci, senza fretta, curando i particolari: prima di tutto calze nere e scarpe bianche con la coccarda; il camice ben raccolto dietro; lo scapolare e la solita rituale domanda “Decor o Carmeli”? Decor (considerando la posizione sotto la statua); la cintura con il cintolo; il rosario fermato alla cinta col gruppo di medaglie che tintinnano e infine la mozzetta, i guanti e il cappuccio. Questa volta a me il cappello non servirà. Anche mio figlio è pronto, ultime verifiche se “lo scapolare è a posto” e “il cappello sta dritto” e scendiamo in Chiesa.

Dopo il lungo corteo delle Confraternite, arriviamo al Castello Aragonese, sfiliamo davanti alla Cappellina dove sono esposte le statue, siamo in ritardo e sfiliamo veloci, l’emozione cresce. Nel cortile interno ci sono tanti altri confratelli con abiti di rito diversi, oltre a quelli delle Confraternite di Taranto, molti ci hanno raggiunto da tutta la Puglia. In attesa che si formi il corteo in uscita, intrattengo una breve conversazione con alcuni confratelli venuti da Bitonto. La loro confraternita è stata costituita nella prima metà del 1600. Con qualche stupore scopro che nei loro riti della Settimana Santa loro prendono in spalla le statue e senza mai fermarsi o utilizzare le forcelle, le portano fino al rientro.

Finalmente usciamo, siamo davvero in tanti, il corteo è lunghissimo. Gli uomini della polizia municipale sono in costante movimento come un pendolo e si lamentano perché abbiamo bloccato il Ponte Girevole e spaccato in due la città. Credo che una volta, dopo 250 anni, possa essere un evento tollerabile. Posizionati a coppie dai due lati della strada completiamo il corteo prima delle statue.

E’ arrivato il momento del cambio, durante il primo tratto mi sono preparato, ho pregato con tutti gli altri confratelli in corteo. Velocemente ci sistemano i supporti, i cuscini e i lenzuolini come predisposto nelle prove, tutto è pronto, io sono pronto. Su di me scende una calma apparente.

Finalmente la sequenza che aspettavo, scandita forte e sicura: “… pronti? … ’nguè!”.


Ora sì, ci sono, sotto quel legno a 250 anni dalla donazione dei Calò, sento quel dolce peso scendere su di me. La spalla è forte, le gambe sono ben salde, il cuore pulsa veloce. Prendiamo il ritmo della “nazzicata a passo andante” e appoggiato con la testa al cuscino, veloce sento scendere una lacrima di commozione.

E allora penso a tutti i confratelli che hanno avuto il privilegio di portare l’Addolorata in questi 250 anni, ai primi confratelli nelle processioni subito dopo la donazione dei Calò. I loro volti, le loro famiglie, le loro emozioni, i loro pensieri. Anche loro pregavano l’Addolorata e si rivolgevano a Lei con le loro personali intenzioni. Probabilmente pensavano e auspicavano che il futuro dei loro figli fosse migliore, che potessero con il loro lavoro sostenere dignitosamente le loro famiglie, che fossero risparmiati dalle carestie e dalle epidemie, che potessero vivere in pace con gli altri in una Taranto più grande e più bella. La Taranto del 1765 faticosamente cercava di espandersi nella zona del Borgo grazie anche al grande impegno dell’allora Arcivescovo Monsignor Capecelatro, che si occupò non solo di fede ma anche di cultura tentando di fondare un primo museo. Cercò di incrementare il lavoro e lo sviluppo facendo conoscere ai contadini nuove tecniche di coltivazione e di produzione dell'olio. Tentò di rendere abitabile la zona dell'attuale Borgo, allora quasi tutta terra coltivata di proprietà dei conventi e del Comune, ma gli abitanti della città vecchia erano riluttanti ad abbandonare l'isola. Noi tarantini, spesso a torto, siamo sempre stati (e lo siamo ancora) diffidenti verso i cambiamenti e verso le “nuove iniziative” di sviluppo.


E anche oggi dopo 250 anni, nelle riflessioni del nostro Arcivescovo Santoro, del nostro padre spirituale don Marco Gerardo, di noi confratelli, delle nostre famiglie e di chi conosciamo, i pensieri e le intenzioni sono rivolte ai nostri figli, che possano avere un futuro migliore anche a Taranto senza dover essere costretti ad andare lontano, che passi questo periodo di crisi economica che dura ormai da più di sei anni, che possiamo essere risparmiati dalle malattie del nostro secolo e che per la nostra Taranto ci possa essere un periodo migliore, di espansione culturale, di ripresa economica, di ritorno ai valori veri della comunità cristiana, della famiglia e del sostegno dei più deboli.

Assorto nel mio dolce ondeggiare rivolgo le mie preghiere all’Addolorata e penso che probabilmente il tempo passa, le persone cambiano ma i bisogni e le intenzioni restano immutate, proprio come i nostri riti e il nostro abito che porta e porterà sempre impresso sullo Scapolare l’essenza e il motto di noi Confratelli: 


“Decor Carmeli”

domenica 27 luglio 2014

Un cuore Carmelitano!

Luciachiara Palumbo

"Vergine del Carmelo, non ci staccar da Te. Guidaci tu dal cielo, noi ti seguiam con fe' ". Sono queste le parole che portano alla commozione, sono queste le parole che mi permettono di fissare lo sguardo negli occhi della Mamma più bella. Maria è la mamma di tutti ma è anche la mamma di ognuno di noi. E' proprio questo inno alla Vergine a rimarcare l'intimo rapporto che intercorre fra noi e la "Stella del mare". La Chiesa del Carmine potrebbe allora diventare un fiume di lacrime. Fedeli, confratelli, consorelle e coristi osservano Colei che risplende della luce di Dio e l'emozione è tale da inumidire il volto.


Una scena vista così tante volte, un canto ascoltato e "sentito" per diciassette anni ma che provoca sempre lo stesso effetto.

Da bambina la mattina del sedici luglio era l'unico giorno in cui a mare non si andava perche dovevo riposare le gambine per la processione della sera. La mamma in casa indaffarata non mi permetteva di seguire tutto il corteo, così io, mano nella mano con la nonna, raggiungevo la Chiesa del Ss. Crocifisso. Mi piaceva, quasi per rispetto o per sentirmi più vicina a Lei, indossare un abito marrone e far pendere sulle mie spalle l'abitino della Vergine. Seduta al banco affianco alla mia dolce nonnina, attendevo trepidante l'ingresso di quella meravigliosa Statua, dalla quale ero attratta soprattutto per i magnifici boccoli.

Ma ecco che in lontananza iniziavo ad udire un campanello e salivo sull'inginocchiatoio per liberare la visuale.                                       Il rumore delle medaglie mi convincevano che il momento era arrivato e allora con gli occhi puntati verso il portone, l'emozione si faceva sentire anche per una bambina di sei sette anni, il cui cuoricino batteva forte forte. L'istante più bello doveva ancora arrivare: i miei amati "perdoni" abbassavano l'Effige per consentire il passaggio attraverso la porta ma quel "nguè, quel rialzo permetteva a Maria di troneggiare tra di noi e di guidarci dall'alto.

I brividi si diffondevano per tutto il corpo e quel "Sei Vergine e Madre, prega per noi" faceva nascere in me il desiderio di portarla io sulla spalla. Fissavo i fedeli che piangevano e mi domandavo il motivo… Era una gioia così grande poter dire "Eccomi sono ancora qui Mamma".

Mamma tenera e dolce, Mamma amorevole e buona, ancora una volta sono davanti a Te ad un anno dalla mia consacrazione. Non vi è un giorno in cui non senta quel tuo meraviglioso scapolare stampato sul mio cuore. Non trascorre giorno in cui io non mi senta abbracciata da Te. E' stato un anno ricco di doni e ricco di fede e non potrò mai smettere di ringraziarTi infinitamente. Ed allora di nuovo chinata ai tuoi piedi offro la mia vita e mi abbandono fiduciosamente al Tuo figlio per Tua intercessione. Amen

venerdì 25 luglio 2014

Quel sedici luglio di qualche anno fa

Mattia Giorno

Era il 16 luglio del 1251 e Maria, Madre del Carmelo, consegnò nella mani di San Simone Stock lo scapolare dell’ordine carmelitano. Come più volte ribadito, anche all’interno della nostra raccolta di articoli sul portale NazzecanneNazzecanne, tanti sono stati i privilegi concessi con tale donazione, volti a tutti coloro i quali avrebbero accettato di onorare con decoro quello stesso scapolare.

Ma non vi parlerò ancora di questi doni, né della soave apparizione di Maria a San Simone; vi parlerò piuttosto di cosa, nel giorno a Lei dedicato, provai nell’entrare per la prima volta a far parte della grande famiglia del Carmelo.

Tra tutte le parole che mi vengono in mente per descrivervi questo momento, la prima, senza ombra di dubbio, è emozione. Questa parola racchiude in sé molte delle sensazioni che personalmente, e credo come tutti, provai il giorno della mia aggregazione, il 16 luglio 2010.

Dopo un anno di corso, di preparazione, di notti passate ad immaginare come sarebbe stato quell’indimenticabile giorno, mi trovai finalmente a quel 7 luglio, primo giorno della Solenne Novena. Tutto stava per avere inizio, e Lei, nella Sua materna maestosità, era lì, incoronata assieme al Suo Bambino, esposta alla venerazione della città intera.

Ricordo ancora il Suo baldacchino, era bianco, con sfumature color crema, proprio come la mozzetta che di li a poco sarei stato chiamato ad indossare. Sulla punta del baldacchino inneggiava una corona con il Suo stemma. La stella del Suo vestito era più splendente che mai ed il Suo abito mi lasciava senza fiato. Da allora, ogni qual volta la rivedo, nella Sua nicchia o sull’altare, per le strade o in fotografia, Lei mi riporta indietro a quei bellissimi istanti dove il mio unico pensiero era vivere nella Sua famiglia, portando avanti il Suo esempio di Madre.

La mattina del sedici luglio tutto era pronto, il mio vestito nuovo, stirato e profumato mi avrebbe accompagnato per l’intera giornata sino a quando la processione non sarebbe terminata. Ricordo ancora il momento in cui con il cappello, lo scapolare e la mozzetta, mi inginocchia dinanzi a Don Marco, pronto ad ammettermi in questa comunità secolare. Io ero lì, rigido ed ansioso, ricordo il forte caldo estivo artefice del sudore che bagnava il viso. Ricordo mia madre, che nel tragitto per andare dall’altare alla Cappellina, intravidi con lacrime di gioia ed orgoglio.

Fu per me un giorno speciale, un giorno del quale non potrò mai dimenticare alcun minimo dettaglio né sensazione. Tutto ormai era iniziato, sotto l’ombra del Suo manto, il Suo amorevole sguardo e le Sue rose gote; così in un attimo io mi ritrovai in una nuova famiglia che ancora oggi amo come allora.

Da quel momento ogni anno passo il sedici di luglio in preghiera, rinnovando il mio sì e onorando il mio scapolare, spendendo una preghiera per tutti i fratelli che entreranno a far parte di questa realtà. Ogni anno il mio cuore gioisce nel rivedere il Suo simulacro per le strade della nostra città, sentendo poi il coro concludere questa solennità con il canto a Lei dedicato: Fior del Carmelo, vite fiorente, splendor del cielo, tu solamente, sei vergine e Madre.

Anche quest’anno, per amore della nostra famiglia auguro a tutti di vivere in santità e serenità la festa dedicata alla nostra Titolare. Auguro inoltre a tutti i ragazzi e le ragazze che entreranno a far parte del nostro sodalizio di vivere quel giorno come unico ed indimenticabile, perché la gioia che si può ricevere dal servire il Signore imitando Maria è tanta e riempie i cuori.

O Maria, Madre e decoro del Carmelo, prega per noi!

lunedì 21 luglio 2014

Il credo

Antonello Battista

È la nostra professione di fede, la nostra promessa al Signore di seguire la sua parola e la sua santa Chiesa. Lo recitiamo ad ogni solennità, forse a volte neanche accorgendoci della carica simbolica delle sue parole, non è proprio una preghiera ma un giuramento. Sul Credo son state fatte le più importanti ricerche teologiche e filosofiche, quindi lungi da me inerpicarmi in sentieri che forse neanche appartengono al mio bagaglio culturale, ma voglio riflettere, con chi avrà il piacere di leggere questo articoletto, sulla bellezza della nostra professione di fede, per ribadire il mio sì al Signore.

 Il nostro Credo che si definisce di base Niceno –Costantinopolitana, poiché i suoi dettami furono redatti ed organizzati nel concilio di Nicea nel 325 d.C. indetto dallo stesso imperatore Costantino e ribaditi nel successivo concilio di Costantinopoli per riorganizzare la frastagliata organizzazione della Chiesa del tempo e per porre un freno alle eresie dilaganti che erodevano le basi dei dogmi Cattolici. Per quanto riguarda il testo invece si attribuisce a Papa Paolo VI che con un motu proprio ne redasse le parole recitandole per la prima volta a Piazza san Pietro nel 1968 a conclusione dell’anno della fede da lui voluto.

“Credo in un solo Dio padre Onnipotente creatore del Cielo e della Terra e di tutte le cose visibili ed invisibili”. Con queste parole ribadiamo la nostra appartenenza a Dio e lo riconosciamo come Padre e come creatore del mondo e di ogni sua origine, allontanando da noi l’idea di idoli e falsi dei.

“Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli”. Gesù Cristo il figlio del Dio vivente viene riconosciuto nostro Signore, unigenito e presente da sempre nella storia del mondo, Lui è l’Alfa e l’Omega, Lui è il principio e la fine di ogni cosa, il Lui avremo la vita eterna.

“Dio da Dio luce da luce Dio vero da Dio vero, generato e non creato dalla stessa sostanza del padre. Per mezzo di lui tutte le cose sono state create”. Questo verso è il perno del Credo niceno, la postilla che fu aggiunta al credo apostolico per combattere le eresie ed in particolar modo l’arianesimo. Gesù Cristo, generato non creato, è riconosciuto di natura divina, perché della stessa sostanza del Padre, e ne è riconosciuta nello stesso tempo la sua sovranità su tutto l’universo.

“Per noi uomini e per la nostra salvezza discesa dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.

La natura umana del Cristo è così ribadita, la sua santa incarnazione nel seno della Vergine Maria è la certezza dell’umanità di un Dio umile e buono che si è fatto uomo tra gli uomini.

“Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto ed il terzo giorno è resuscitato secondo le scritture ed è salito al Cielo e siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine”. La passione e morte di Gesù è il centro della nostra fede e fulcro del Vangelo, perché porta alla lieta novella della resurrezione ed alla possibilità per noi tutti della vita eterna.

“Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”. Anche lo Spirito Santo, il paraclito, ovvero il protettore, viene proclamato come nostro Dio, e lo venerato come terza persona della Trinità; lo Spirito è l’azione di Dio, è il Verbo che da sempre è presente in Dio è che da sempre si è rivelato nelle parole dei profeti.

“Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà Amen”. In ultimo, il nostro sì è per l’appartenenza alla Chiesa, creata dal Cristo e perpetuata dall’azione dei suoi apostoli, la porta per la quale possiamo accedere alla vita eterna attraverso il battesimo ed i sacramenti, strumenti apostolici per la nostra santificazione.

domenica 20 luglio 2014

Buone Vacanze dal Nazzecanne



Salvatore Pace

Terminato l'anno sociale con i festeggiamenti in onore della Nostra Titolare anche il "Nazzecanne Nazzecanne" va in vacanza.

Da Novembre ad oggi per otto lunghi mesi il Nazzecanne è stato online ogni giorno, parlando con voi di agiografia, fede, sport, emozioni, Settimana Santa e di tutto ciò che ha visto protagonista la Nostra Arciconfraternita in questo Anno Sociale e in particolare, in questo Anno Giubilare.

Memorabili rimarranno nella nostra mente e nei nostri cuori giornate come quella di Roma del 21 maggio o quella del 15 giugno con la Processione Straordinaria delle statue donate dai Calò ma anche quella del 6 febbraio con l'apertura dell'Anno Giubilare piuttosto che quella del recentissimo 16 Luglio con la Messa celebrata dal Card. De Giorgi in Piazza Carmine davanti a 460 Confratelli e Consorelle in Abito di Rito .

Nazzecanne, dunque, è stato testimone di "giorni di congrega" e voi, che per 20000 volte in otto mesi avete "cliccato" le nostre pagine, avete dato fiducia a questa giovane creatura.

Il culmine delle attività, poi, è stato il meraviglioso Numero Unico cartaceo uscito in occasione della Settimana Santa e scaricabile ancora in PDF dalle pagine del nostro sito.

Da domani Nazzecanne uscirà a "scarto ridotto" con un paio di articoli a settimana sino alla prima decade del mese di Settembre e che saranno scelti tra gli ultimi scritti dei nostri collaboratori -inediti -e tra gli articoli più letti in questi otto mesi.

Un meritato riposo per temprare le forze in vista del prossimo anno sociale.

Un saluto a tutti e Buone Vacanze dal "Coordinamento Eventi Culturali" .

A presto !

giovedì 17 luglio 2014

Il richiamo della Madre


Luca Bucci
Terminato il periodo pasquale, con la frenesia tipica ed ormai consolidata nei secoli che un confratello vive, ci si avvia verso i festeggiamenti della Beata Vergine Maria il 16 Luglio, passando per la festa del Santo Patrono di Taranto San Cataldo ed il Corpus Domini. 

Tutti questi appuntamenti sono di importante rilevanza per un cristiano e confratello in particolar modo il quale, compatibilmente con impegni improrogabili, veste l’abito di rito per partecipare cosi alle solenni processioni.
Questo periodo, che va dalla Santa Pasqua fino al 16 Luglio, è spesso costellato di impegni lavorativi, improvvise partenze, allontanamenti forzati che non permettono ai confratelli stessi di vivere quotidianamente quel senso di appartenenza al sodalizio; questo fa crescere quel senso di vuoto, di mancanza che solo il richiamo della Madre riesce a colmare.

Accade cosi, per un preciso disegno, che quel giorno, quel particolare giorno in cui dei nuovi novizi indossano per la prima volta lo scapolare, tutti i confratelli o quasi, si ritrovano nella stessa sala e con gli stessi sorrisi di sempre, ad aprire ognuno la propria borsa o valigia e a tirare fuori ogni singolo pezzo di quel meraviglioso abito.

Non è un giorno come gli altri; è una festa, la festa di ogni confratello che ha deciso spontaneamente di percorrere quella strada che porta alla Madre…verso quella benevolenza e quel senso d’infinita maternità.

È un giorno unico per un novizio che dopo mesi di catechesi e notti passate insonni, desidera con tutte le sue forze percorrere la navata centrale della chiesa verso un destino dal quale non potrà mai sottrarsi; una volta imposto lo scapolare e poggiata la mozzetta sulle spalle quell’uomo, consacrato come cristiano sin dal giorno del battesimo, assumerà un nuovo impegno portando la parola di Dio agli altri attraverso il decoro che distingue un confratello dell’Arciconfraternita della Beata Vergine del Monte Carmelo.

È un vero e proprio contratto con la Madonna scritto col cuore, con l’impegno e la volontà di reggere anche con le proprie spalle il peso della Croce di Cristo. Non è una mera accettazione di uno statuto redatto in calce o soltanto il seguire delle indicazioni che provengono da organi superiori; essere confratelli è uno stile di vita ed in quanto tale, deve diventare un tutt’uno con il proprio quotidiano sentendosi responsabili di ciò che si rappresenta anche quando bisogna alzare la voce davanti a scelte opinabili, mantenendo sempre quel decoro che rende una comunità unita e con l’unico scopo che è l’amore verso Dio e verso il prossimo.

Ed è proprio questo scopo comune che riunisce nel giorno del 16 Luglio tutti quei confratelli fieri di essere parte integrante d’una famiglia in continua crescita fatta di soli figli di un’unica Madre; in quel giorno anche il caldo afoso, che fa sudare sotto i cappucci e le mozzette, lascia il posto alla preghiera, al desiderio di sentire ancora più stretto quell’abbraccio che solo una Madre infinitamente amorevole sa dare.


Ogni confratello indosserà il suo abito ed ancora una volta si abbandonerà tra quelle braccia ed in quel momento, in quel preciso momento capirà che la scelta fatta un anno o magari cinquant’anni prima, continua a condurlo verso l’amore di Dio.

mercoledì 16 luglio 2014

La nostra Festa Grande !

Salvatore Pace 
E come ogni anno ci siamo,

la Festa di Luglio, il nostro giorno, il giorno del Decoro, puntualmente come ogni anno è arrivata.

La maggior parte di noi sono in ferie, almeno per oggi, e chi non lo è passa la mattinata aspettando le prime ore pomeridiane quando, valigia in mano e mozzetta in spalla si raggiungerà il borgo cittadino da ogni parte di Taranto, per partecipare alla grande Processione.

Le prime ore della mattinata hanno un sapore particolare, si "scende" in centro, caffè con gli amici di sempre e sguardo al portone aperto della Chiesa, nell'oratorio c'è fermento, giovani Confratelli, stanno indossando il camice con emozione, qualche papà ha gli occhi lucidi, le mamme sono in chiesa, ventaglio in mano ad aspettare gli "uomini di casa", oggi è la loro festa e c'e' orgoglio negli occhi delle donne tarantine e carmelitane.

La Messa per l'aggregazione dei nuovi Confratelli riporta tutti noi a quel 16 Luglio, 1971, 1883, 1990, 2006 ognuno di noi ha la sua data impressa in testa, ognuno di noi ricorda le perline di sudore sulla fronte, il caldo misto all'emozione, le mani amorevoli che ci hanno imposto lo Scapolare, il vestirsi in tutta fretta in Cappellina.

Finita la Messa nel nostro isolato, quello compreso tra la Piazza e Via Ciro Giovinazzi, è un continuo stringersi di mani, baci, abbracci, auguri, rivedere un amico lontano, salutare quel Confratello anziano che ha "vestito" suo nipote, incontrare il Priore per un caffè rigenerante o Don Marco, instancabile, pronto alle fatiche pomeridiane ma prodigo di battute e sorrisi, oggi è festa è anche il cielo lo sa.

Le assonanze per noi "malati" con i giorni di Pasqua sono tante, pare "sciuvedia sande" e il pranzo frugale e veloce sembra ricordarcelo ancora di più.

Alle 15,30 caffè e sigaretta, i bermuda prendono il posto delle tute ginniche ma le mozzette e i camici sono gli stessi, i cappucci saranno alzati, le scarpe calzate ma i "compagni" di sempre saranno fianco a fianco..

I saloni al Crocifisso si animano dalle 16, una pacca e gli auguri all'amico "senz cappidd", sistemiamo il vestito, un asciugamano per il sudore, l'immancabile talco Robert's, giovani e anziani, compagni di squadre e "rivali di gare", amici da una vita ed estranei...siamo tutti lì con la stessa emozione, chi è al 50esimo anno come chi vive la prima Processione, tutti stretti nello stesso abbraccio alla Mamma del Carmelo.

La Santa Messa in Piazza, il sole si fa sentire ma il sacrificio è ben accetto oggi, le parole di S.E. Card.De Giorgi e di Don Marco, i canti del Coro, il silenzio della Consacrazione hanno per sottofondo medaglie tintinnanti ed è il sottofondo che amiamo di più, mille medaglie tintinnanti su tanti scapolari che ci ricordano e ricordano a tutti che noi siamo Decoro del Carmelo e oggi è la nostra festa grande.

Si snoda la Processione, è bello vedere tante persone ai bordi della strada, tanti volti amici, il sorriso di mammà che non manca mai, la scorta di chi ci ama, discreta e silenziosa al nostro fianco anche se oggi non si nazzica, le "trombe" che fanno avanti e dietro diffondendo Rosario e preghiere, le marce gloriose eseguite dalle Bande che fanno allegria e colore.

Siamo tanti, tantissimi, come sempre, come da sempre, centinaia di camici immacolati, di tailleur eleganti adornati di abitino, di scapolari finemente ricamati, di mozzette e di cappucci tanti fratelli e sorelle che Ti onorano e Ti scortano Madre Nostra!

Torniamo in Chiesa, nella Tua casa, più ricchi, come al solito, di un'esperienza uguale e sempre diversa, un abbraccio all'amico, un saluto al Confratello anziano, un "prosit" col Priore e adesso l'anno sociale è proprio finito, chi ha vissuto Casa Confraternita per tutto l'anno ha un briciolo di malinconia, passano davanti agli occhi eventi irripetibili vissuti in questa "stagione", primo fra tutti, per chi vi scrive, aver portato la Mamma Nostra Addolorata al cospetto del Santo Padre..insomma un altro anno è volato ma da Settembre si ricomincia, felici, festanti, orgogliosi di far parte di questa grande famiglia, orgogliosi e fieri del nostro DECOR CARMELI !

martedì 15 luglio 2014

AUGURI A TUTTI


DECOR CARMELI 

AUGURI A TUTTE LE CONSORELLE E A TUTTI I CONFRATELLI 






lunedì 14 luglio 2014

Il mio primo anno da (quasi) Confratello


Andrea Santoro


14 Novembre 2013, il giorno da cui tutto ha avuto inizio! Questi sette mesi sono passati velocemente, come un soffio, senza che me ne potessi accorgere. Ricordo come se fosse ieri l’iniziale timidezza nel salire le scale che portano alla segreteria della congrega, il mio stupore nel sentire la troccola suonare durante la prima adorazione di Gesù Morto a cui ho assistito o la mia emozione nel ricevere tra le mani l’"abitino” della Vergine del Carmine.

Ho deciso di iscrivermi all’Arciconfraternita per diversi motivi, tra cui spiccava la mia passione per i Riti della Settimana Santa e la processione dei Misteri. Pensavo inizialmente, come pure gli altri miei compagni di corso, che la vita della congrega ruotasse esclusivamente intorno ai riti pasquali. 
Mi sbagliavo, anzi, ci sbagliavamo! Pian piano abbiamo tutti scoperto che la vita dell’Arciconfraternita è più ricca di quanto non pensassimo, piena di attività, incontri di dialogo e preghiera comunitaria che riescono ad unire tutti i membri del sodalizio.

 E ciò può essere considerato uno degli obiettivi più importanti di questo percorso formativo che ci ha permesso di “sdoganare” la figura dell’Arciconfraternita da quei luoghi comuni che molto spesso dominano nell’opinione pubblica tarentina. Un altro importante risultato del corso è stato quello di avermi personalmente aiutato a riscoprire il vero senso della cristianità, radice della nostra cultura. Questo “rispolvero” del valore e dell’onore di essere cristiani è stato possibile con la catechesi di don Marco, che, con carisma ed eloquenza accattivanti, è riuscito a tirar fuori il nostro orgoglio di appartenere alla Chiesa cattolica e di professarne il credo.

Interessanti sono state anche le lezioni del professor Giovanni Schinaia, che ci ha illustrato la storia della congrega e dell’ordine dei Carmelitani, dagli albori fino ad oggi, le quali mi hanno illuminato sul passato di questo importante sodalizio, affiancandosi, così, all’insegnamento tratto dai capolavori dell’indimenticato e indimenticabile Nicola Caputo, grande storico dei Riti della Settimana Santa. Altrettanto fondamentali i discorsi del Priore, Antonello Papalia, atti a convincerci di essere confratelli sempre, in ogni momento della nostra vita e a vivere intensamente la realtà di questa magnifica famiglia, per non cadere nell’errore di ricordarci di farne parte solo in occasione della Pasqua. Per non tralasciare il grande entusiasmo che ci ha trasmesso per l’importante ricorrenza di quest’anno giubilare, concessoci dal Santo Padre, in occasione del 250° anniversario della donazione delle statue di Gesù Morto e dell’Addolorata da parte della famiglia Calò.

E così siamo arrivati a luglio, manca poco all’aggregazione, con l’emozione che cresce sempre più di indossare quell’abito che, da piccolo, vedevo quasi da un’infinita distanza e, diciamo, anche con un po’ di timore. Ora, mercoledì 16 luglio 2014, potrò dire anch’io di essere Decor Carmeli.

domenica 13 luglio 2014

Stuè..(sciocco per chi legge da fuori Taranto)!

Claudio Capraro 

Tradizione. Per tradizione la nostra Confraternita ha stabilito i suoi usi e costumi; le regole, gli statuti i regolamenti. Per tradizione si sono affermati con il passare degli anni e dei secoli i riti, le processioni. Il nostro abito è frutto anch’esso di tradizioni. C’è però un’altra tradizione che non è scritta in nessun regolamento, in nessuno documento ufficiale, ma è una tradizione alla quale tutti noi confratelli del Carmine siamo particolarmente legati. Una tradizione che vuole che obbligatoriamente per essere confratello del Carmine devi essere “stuedc”, stupido.

No, non c’è da sorridere. Lo dico per chi legge e non è confratello o non conosce questa secolare convinzione che può apparire strana. “Come sarebbe vi vantate di essere definiti o di definirvi voi stessi stupidi?” Ebbene sì; mi vanto di essere confratello del Carmine e conseguentemente di essere stuedc. E sì che la storiella da cui tutto parte è solo un pretesto: d’estate a luglio per la festa della Titolare con un sole cocente andiamo con le calze e con le scarpe, mentre giovedì e venerdì Santo quando fa freddo e molto spesso piove andiamo a piedi nudi. Il nostro essere stuedc non si manifesta solo in questo, ma in tante altre occasioni per tutta la durata di un anno.

Cosa diciamo di un nostro amico quando è innamorato perso della sua amata, quando per lei non ricorda più gli impegni, dimentica gli amici, parla di amore invece che di pallone? Diciamo: “ha studichito!”, è diventato stupido. Ed è questo il senso del nostro essere stuedc: siamo innamorati! Innamorati della nostra Arciconfraternita, della nostra Titolare, della nostra chiesa, delle nostre tradizioni, del nostro abito, del nostro oratorio, delle nostre statue. 

Tutto questo amore per un amore più grande di tutti: l’amore per Gesù. E allora in questa ottica sì che siamo fieri e contenti di essere definiti e di definirci stupidi. Siamo stupidi nell’essere zelanti ogni volta che partecipiamo ad una funzione, siamo stupidi nell’essere “maniaci” del Decoro, siamo stupidi per parlare a luglio di squadre per il venerdì santo, siamo stupidi per rivedere per la decima volta il dvd con le immagini dell’ultima processione dei Misteri e ogni volta riusciamo a scorgere un particolare che ci era sfuggito nella visione precedente, siamo stupidi perché sempre rivedendo quel dvd al momento del rientro sulle note della marcia che ha accompagnato quegli ultimi metri, ci scende sempre una lacrima sul volto. 

Siamo stupidi perché ogni volta che percorriamo via D’Aquino con il canale navigabile alle spalle, arrivati in quella piazza, la nostra testa scatta automaticamente verso l’alto e i nostri occhi non possono fare a mano di guardare quella iscrizione che ci è nota prima ancora di leggerla “Beatae Virgini A Carmelo Dicatum”; o perché arrivando dal lato opposto non possiamo non guardare prima verso il portone della sacrestia oppure subito dopo verso il balcone che guarda su piazza della Vittoria, perché quella è casa nostra.

Siamo stupidi e quindi innamorati pazzi della nostra Mamma, la cui festa si sta avvicinando e per la quale altro che scarpe e calze, saremmo capaci indossare o fare qualunque cosa. 

Chiamateci pure stuedc, ma tanto non ci offendente, anzi ne siamo orgogliosi.

venerdì 11 luglio 2014

La finalissima

Salvatore Pace

Finalmente la serata tanto attesa.

La finale del XXI torneo dedicato alla B.V. del Monte Carmelo è arrivata. Una cornice di pubblico, quello delle grandi occasioni, fa da sfondo all'atto finale della competizione così sapientemente organizzata da Fernando Conte e Antonio Quazzico, ai quali, alla fine del torneo, va ancora tutto il nostro più sentito Grazie!

Le squadre che si affrontano in questo "fresco" 11 di luglio sono la Serrachiese di mr.Bergami e la Decor di mr.D'Andria, questa sera, presente e fremente in panchina.

Tutto sommato sono le squadre che hanno dimostrato più solidità e tenuta di gioco e, dunque, merito a loro di disputare questo atto finale. 

Nonostante molti Confratelli avessero partecipato qualche minuto prima alla Novena è giusto ricordare con una preghiera, prima del calcio d'inizio, la nostra Mamma del Carmelo.

Pronti..Via 

Il primo tempo vede attaccare dalla destra verso la sinistra del pubblico i verdi di mr.Bergami ,si sente e si avverte subito la tensione della finalissima...dopo pochi minuti un tiro di Fina colpisce entrambi i pali senza entrare in porta, sul proseguo dell'azione tiro dal vertice sinistro dell'area e Guarino porta in vantaggio la Decor.

Fina viene ammonito per un fallo su Santagata e si riscatta colpendo in pieno la traversa, dopo pochi minuti Pentassuglia si vede sventolare il giallo in faccia, fallo su Maffeo, caviglia in tilt per una storta e gita in ospedale per lo sfortunatissimo ragazzo. Un tiro di Guarino mette fine alla prima frazione di gioco.

Il secondo tempo inizia con un tiro  di Santagata dal limite e uno di Pugliese dalla sinistra per i verdi, Basile si supera in angolo. Ma dopo pochi minuti é Solito jr. a trovare il gol, bomba da fuori nel sette e siamo pari.

Un'azione tutta di prima Ricchiuti, Pentassuglia con tiro di Guarino e un gran colpo di testa all'incrocio di Fina sono gli ultimi colpi della Decor, i Serrachiese affondano la stoccata  con un colpo di testa di Pulpo e un gol nel finale di Magno.

Alla fine i festeggiamenti sono tutti della Serrachiese, mr. Bergami soddisfatto al centro del campo ringrazia i suoi uomini, si complimentano con loro il Priore e il Segretario presenti alla finale e, sul sintetico di San Vito, è veramente una festa.

Il Porzia Group presente in massa ha salutato con affetto in particolare Danilo e Daniele vincitori... appartenenti al gruppo e protagonisti della finale. 

Permettetemi un ringraziamento particolare a Francesco Latartara, personale amico di vecchia data, Confratello anziano, ahimè, come il sottoscritto, che, con lo stile che lo ha sempre contraddistinto, sui campi di gioco come con un abito di Rito, è stato un perfetto padrone di casa, facendo sentire tutti i confratelli a casa propria, dispensando battute e consigli e, nei momenti di relax dal suo lavoro, concedendosi qualche minuto per dare un'occhiata ai suoi Confratelli "scapucchioni" che maltrattavano il pallone, Grazie Ciccio e ... arrivederci!

giovedì 10 luglio 2014

L'aggregazione

Claudio Capraro 

La notte insonne per colpa del caldo, delle zanzare ma soprattutto dell’emozione.

Intanto nel soggiorno era già tutto pronto e appeso: camice, mozzetta, scapolare. Dopo le prove “a puntate” a casa di Rita Greco, la mattina seguente avrei avuto l’emozione di indossare tutto insieme. 

Sveglia presto, caffè, mia madre e mia sorella che mi accompagnano in macchina in via Giovinazzi mentre papà ci segue da lassù. Chissà cosa avrebbe provato se ci fosse stato. In fondo lui era il colpevole di tutto quello; lui che mi aveva trasmesso questa “malattia” e in famiglia non avevamo una tradizione in questo senso. 
Su nei saloni a vestirmi, impacciato nei movimenti ma coadiuvato dai collaboratori.

Poi giù di corsa che sta per cominciare la funzione. La foto in cappellina, sotto il quadro della Madonna del Rosario, e poi in Chiesa: cappello, mozzetta e scapolare sulle mani. E Lei li che sembrava guardasse solo me. E li fu la vera scintilla; li mi innamorai di Lei. Un amore madre/figlio figlio/madre. Senza mai un dubbio, senza mai un ombra. 

Il caldo. La nostra Chiesa strapiena. I ventilatori in serio affanno, sollievo solo per chi era a pochi centimetri. Le gocce di sudore che scendevano lungo la spina dorsale facendo il solletico. 
La candela accesa in mano. L’aggregazione: l’imposizione di scapolare e mozzetta e poi di nuovo in cappellina per sistemarsi in fretta e tornare in chiesa.

Le donne con i ventagli sventolati freneticamente; gli uomini con le camice chiazzate. Il consiglio in giacca e cravatta. Il padre spirituale con i paramenti più preziosi. 

Il “prosit”, i baci e gli abbracci alla fine della funzione. Nicola De Florio che aveva sfornato un'altra classe. Il gingerino di “zio Gino” che servito a meno 30° centigradi provocava seri problemi all’apparato digerente. 
A casa, un pranzo veloce e poi risistemare il borsone per il pomeriggio. 
E di nuovo nell’oratorio a vestirsi. Gli auguri di quelli che man mano arrivavano per cambiarsi e che ti ricordavano che il tuo posto quel giorno era “’nnanz nnanz”. 

La processione; l’uscita dal portone e la piazza colma di gente. Il sole ancora alto. La statua che per noi che eravamo avanti era un puntino lontano. La sosta a “San Giovanni di Dio”, un luogo fondamentale nella mia vita, il cammino che riprende. 

I cassonetti che emanano effluvi fastidiosi per le narici; le macchine parcheggiate nonostante i divieti. 
La preghiera col “fischio” di padre Caracciolo a San Francesco, le candele da accendere (ancora non c’erano le chianche, ma solo asfalto) ma attenzione alle mozzette! 

Il rientro, le campane che suonano a distesa, le luminarie in piazza; l’abitino in dono per ogni partecipante alla processione. Il Suo rientro. 

Su a rivestirsi, un passaggio veloce e dissetante al bar Trento e poi a casa a dormire che non ci sarebbero state zanzare e caldo ad impedirmelo.

mercoledì 9 luglio 2014

Una gita in una giornata di spiritualità

Andrea Santoro 

In un’assolata e calda domenica di giugno, nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il gruppo degli aspiranti novizi ha partecipato ad un ritiro spirituale, tenutosi a Miglionico, in provincia di Matera.

Quest’esperienza è stata la perfetta conclusione di un corso di noviziato formativo, un’occasione per noi futuri confratelli di poterci conoscere meglio, costituendo così un “fertile” terreno di confronto. Le parole pronunciate da don Marco Gerardo, nostro Padre Spirituale, durante il tragitto, sul significato della cerimonia del 16 luglio e del nostro essere devoti figli della Vergine Maria, sono state la perfetta sintesi del corso e un modo per sensibilizzarci ulteriormente sull’importante passo che ognuno di noi sta per compiere.

Arrivati a Miglionico, dopo la visita della Chiesa madre di Santa Maria Maggiore prima dell’inizio della Santa Messa, abbiamo atteso l’arrivo del Vescovo di Matera – Irsina, Mons. Salvatore Ligorio, che ci ha accolti calorosamente e ha mostrato grande meraviglia e stupore nel constatare che la maggior parte dei partecipanti al corso per entrare nell’Arciconfraternita è formata da giovani.

 Da qui l’invito, rivoltoci durante l’omelia, di tirare fuori sempre il meglio di noi stessi, in quanto futuro, non solo della società, ma anche della Chiesa stessa. Al termine della funzione religiosa abbiamo assistito alla tradizionale e suggestiva processione del Santo Patrono, Sant’Antonio, portato su un umile calesse trainato da cavalli per le vie del piccolo paesino.

Successivamente, da Miglionico il gruppo si è spostato a Scanzano Jonico per il pranzo, vero e proprio momento aggregante, in cui abbiamo avuto l’opportunità di stare vicini, parlare, confrontarci, scoprire i nostri comuni interessi e conoscere meglio quelli che saranno i compagni di un percorso che durerà per tutta la vita, e anche momento di divertimento e svago, grazie alla personalità gioviale di don Marco.


Al termine del pranzo, immersi nel verde, c’è stato un momento di condivisione comunitaria, in cui tutti abbiamo espresso un nostro pensiero, un resoconto di quest’anno passato insieme, un anno che rimarrà segnato per sempre nella nostra memoria, in cui abbiamo riscoperto il vero significato delle nostre radici cristiane e, soprattutto, il vero significato di confraternita vista, non solo come comunità, ma anche come famiglia, un insieme di fratelli uniti dallo stesso amore per la Vergine, sotto il cui manto poter trovare protezione e conforto

martedì 8 luglio 2014

Ciao

Claudio Capraro 

Ciao Mà. Come stai? Si lo so, è da un pò che non mi faccio vedere. Dai qualche settimana, che vuoi che sia, mica posso passare ogni giorno, lo sai vado sempre correndo da una parte all’altra; il lavoro, la famiglia, la bambina, ma tu ‘ste cose le conosci. E poi, anche se non hai il telefono, lo sai che ci sentiamo ogni giorno. Come? Si vabbè vedersi è diverso che sentirsi, però già è qualcosa.

Comunque, non mi hai detto come stai? Come sto io tu lo sai, conosci tutto di me, le mie gioie ed i miei dolori, gli affanni e le cose belle.

Ero passato a ricordarti che tra qualche giorno, ma tanto lo sai, dicevo tra qualche giorno usciamo. Ti fai bella, anzi mi correggo, ti fai più bella, ti portiamo fuori così per nove giorni possiamo venire tutti quanti a farti visita. Tutti noi fratelli e sorelle, tutti i conoscenti, tutti i tarantini, tutti quelli che ti vogliono bene. Dal mattino alla sera per nove giorni, tanta gente verrà a farti visita e tu accoglierai tutti. Appena entrati sia che la chiesa sia in penombra, sia illuminata per una funzione, la prima cosa che vedranno sarai tu, lì sull’altare addobbato elengantemente, con il tuo bell’abito crema e marrone ornato di fregi dorati. Con il Bambino in braccio ed entrambi con gli abitini in mano e le corone sulla testa. Tu accoglierai, benevola, tutti; ognuno con le sue preghiere, ognuno con le sue richieste, ognuno con i suoi ringraziamenti.

Cosa dici? Che per resto dell’anno tutto questo accade comunque? Si certo, Mà, lo immagino. Però che bello quando stai lì, a portata di mano, quando rivolgendosi a te lo si può fare guardandoti negli occhi, ammirando la bellezza dei tuoi boccoli, scorgendo particolari del tuo volto. 

Certo Mà, quei giorni che caldo! No, non è vero che mi lamento sempre; è un fatto dimostrato a luglio fa caldo. Tu non senti caldo? E grazie, tu sei di un altro livello! Va bene dai cambiamo discorso, parliamo delle funzioni, che belle, ogni sera partecipare all’Eucarestia sotto il tuo sguardo e poter cantare quei canti bellissimi dedicati a te, che emozione: “Vergine del Carmelo, non ci staccar da te, guidaci tutti al cielo, noi ti seguiam con fe’…” o ancora “Fiore del Carmelo, fiorente vite, splendor del cielo, tu solamente, sei vergine e Madre…”. Si lo so non sono molto intonato, ma tanto in quelle sere la mia voce si confonde con centinaia di altre e poi me lo hai detto tante volte che tu non ci fai caso.

E vuoi mettere il giorno dell’aggregazione dei novizi? No, non lo so quanti saranno quest’anno, ma ti ricordi quando mi sono aggregato io? Che emozione! E’ vero, non ricordavo più quel particolare di quella mattina; tu invece ricordi tutto. Ma quanto bene ci vuoi a tutti quanti Mà? E’ normale per una madre, dici? Si, sarà pure normale, ma noi siamo tanti e tu ricordi particolari così piccoli di ognuno di noi. 

No Mà di nuovo co’ ‘sta storia? Ma non dar retta, è uno scherzo. I primi a riderci siamo noi, siamo noi che ci scherziamo su. Ma non ci puoi restare male perché gli altri dicono che “sime stuedk”, ti ripeto è uno scherzo. Come? Si è vero se sento qualcuno che dice qualcosa di “poco simpatico” a proposito di mia figlia non mi fa per nulla piacere, che nessuno si deve permettere. Si vista in questa ottica ti capisco, ma ti assicuro che non c’è nessun motivo per restarci male, davvero. E poi Mà, diciamo la verità: “picca picca stuedk, sime!”.

Dai su, pensiamo alle cose belle; pensa alla processione, a te che esci con le campane che suonano a festa e la folla di fedeli che ti applaude sulle note di “Mosè”. La tradizione di esporre ai balconi le coperte buone con il passare degli anni va scomparendo, ma il sedici luglio sono ancora tanti i balconi addobbati dai quali ci lanciano coriandoli e petali di rose. E tanta gente che viene a renderti omaggio lungo il percorso, fino al rientro quando ormai il sole è tramontato, la brezza mitiga un po’ la nostra fatica e quelli di noi che hanno avuto l’onore di partecipare alla processione “senza cappello” rallentano il passo perché non ci stanno a rientrare in chiesa.

Beh, Mà, mo’ devo scappare, ho tante cose da fare. Come poco? Sono stato un bel po’, ci siamo fatti una bella chiacchierata. Tanto te l’ho detto nei prossimi giorni vengo ogni sera, tranquilla e poi ci sentiamo ogni giorno. Cosa hai detto? Non mi hai offerto niente?! Mà, ma che dici? Tu mi fai ogni giorno regali meravigliosi. Va bene, te lo prometto faccio il bravo; come? Ogni tanto svio? Lo so, lo so e mi spiace e tu, come fai sempre aiutami, con le buone e se non sono sufficienti con le brutte, ma aiutami. Le brutte tu non sai cosa siano? Meglio così, da bambino qualche “cucchiara” l’ho conosciuta e non è stato piacevole. 



Dai adesso devo proprio correre, si certo che darò una carezza alla bambina da parte tua. Si certo che verrà anche lei a trovarti, ci puoi contare. Ci vediamo presto, Mà. Un bacio e mi raccomando tienimi sempre tra le tue braccia come tieni Lui e intercedi per tutti quanti noi. Ciao Mà, ti voglio bene.

lunedì 7 luglio 2014

La semifinale


Salvatore Pace

Il torneo è ormai in dirittura di arrivo, ieri sera, alle ore 22 sui campi di San Vito, al New Faro Sport, si è giocata la semifinale fra l'Addolorata di un collaudatissimo oramai mr.Lanzalonga e la Decor del coach D'andria, reduce dallo splendido match di mercoledì passato contro la Troccola.

La partita, rimandata a ieri e che si doveva tenere domenica sera, non ha deluso le aspettative del pubblico accorso numeroso sul green del Capitano Ciccio Latartara, come sempre ottimo padrone di casa.

Gli spettatori al termine della prima serata di Novena dedicata alla Nostra Amatissima Titolare si sono riversati nella borgata rivierasca per godersi uno sperato fresco e un'ora di ottimo calcio amatoriale. 

Combattuta sin dal primo momento e per tutti i 50 minuti giocabili è stata caratterizzata da azioni prorompenti su tutti e due i fronti.

Albano, Pentassuglia, Fina, Ferrari, Guarino, Basile ed altri nomi sono stati protagonisti di questo torneo e anche ieri sera, nel match così importante, non hanno deluso le aspettative .

Pronti, via, la prima frazione di gioco incomincia con un arrembare dei neri che, guidati da un volenteroso Albano e un ordinato Ferrari, dettano legge sul campo senza però concretizzare. É invece Ricchiuti che, con un tap in vincente sul tiro di Fina, insacca alle spalle di Attanasio. Il Pareggio non tarda ad arrivare, su fallo laterale dalla destra insacca di testa Piepoli con un gol da vero bomber.

Fotocopia il raddoppio dei Rossi dell'assente Mr.D'andria, insacca di testa Fina dalla sinistra a fil di palo.

Si va all'intervallo con il punteggio di 2 a 1.

La ripresa vede calare il tasso tecnico per un incrementare di quello agonistico, le ammonizioni del  primo tempo fanno da prodromo ai contatti "duri" del secondo tempo, neanche un provvidenziale time out di Mr. Lanzalonga serve a placare qualche animo un pò troppo bollente e, dunque, assistiamo, purtroppo, a scene che sono ingiustificate ed ingiustificabili già su un normale campo di calcio, figuriamoci su quello che vede contrapposti CON-FRATELLI, complice un arbitro, mero parere di chi scrive, con poco polso e forse per stanchezza, un pò distratto. 

L'incontro termina sul 2 a 1 comunque e vede determinarsi la finalissima, che si terrà l'11 Luglio alle ore 22 tra i rossi DECOR e i verdi SERRACHIESE. 

L'11 Luglio del 1982 l'Italia di Paolo Rossi vinceva la sua finale al Santiago Bernabeu contro la Germania e portava a casa il suo terzo titolo mondiale, speriamo che la giornata evochi, nei partecipanti alla finale, le gesta di quella nazionale e i giocatori in campo, appunto, ci facciano assistere ad una partita degna di questa data.

Da sottolineare la presenza del Porzia Group, tornato a far sentire la sua voce sugli spalti compatto e festante con la presenza di un indefesso e attivo segretario.

domenica 6 luglio 2014

Il giorno del "novizio"


Luciachiara Palumbo 

Il clima tipico di una calda domenica d'estate, il sole già abbastanza cocente e il mare piatto hanno accolto e raccolto i novizi, che si apprestano a diventare confratelli, presso la rotonda del Lungomare alle sette del mattino di giorno 29 giugno.

Tanti ragazzi con i visi assonnati raggiungevano il punto d'incontro in attesa dell'autobus che li avrebbe portati a Miglionico, in provincia di Matera per la Santa Messa presenziata dall'Arcivescovo di Matera, Mons. Salvatore Ligorio in occasione della festa patronale dei Santi Pietro e Paolo. 

Affianco a questi nuovi volti della nostra confraternita vi erano anche alcuni di noi, già confratelli e consorelle che facevano quasi da cornice e da supporto ai futuri e non molto futuri aggregati. Le parole di don Marco nel viaggio di andata circa quella che sarà la cerimonia effettiva di aggregazione, l'analisi attenta delle formule del rito stesso hanno certamente preparato i futuri confratelli e consorelle ma hanno anche arricchito noi che già lo siamo, risvegliando quel senso di appartenenza alla famiglia del Carmelo datoci per mezzo dello scapolare.

La giornata è stata ricca di riflessioni sulle parole non solo del nostro padre spirituale ma anche dell'arcivescovo, una persona umile e cordiale che ci ha permesso di sentirci a casa. Dopo la celebrazione Eucaristica abbiamo assistito all'uscita della processione di Sant'Antonio, la cui effige veniva trasportata su un calesse e abbiamo così potuto assaporare una delle tradizioni di quella terra. Per il pranzo ci siamo spostati a Scanzano Jonicopresso Parco Terminito. 

Il verde che circondava la struttura ci ha consentito di distaccarci dal caldo torrido della nostra città e di godere del silenzio che certamente a Taranto è raro se non impossibile. Dopo pranzo un ulteriore momento di condivisione ha fatto si che si tirassero le somme dell'anno di preparazione e della stessa giornata trascorsa.

 E' stato emozionante poter sentire come tante dinamiche siano cambiate nel corso della preparazione e come tanti adempienti abbiano ricevuto le loro risposte e adesso siano pronti per indossare "devotamente e diligentemente" lo scapolare. 

Dopo una giornata trascorsa nella preghiera, nel riso e nella riflessione abbiamo fatto rientro nelle nostre case facendo nostro l'invito di don Marco di essere persone felici e non tristi della nostra vita, unico e meraviglioso dono di Dio.

giovedì 3 luglio 2014

La fede non è l’adorazione del male… Il Papa a Sibari .

Antonello Battista 

Già in altre occasioni, colpito dalla forza rinnovatrice delle parole di Papa Francesco, ho avuto modo di scrivere e commentare ciò che a caldo queste suscitavano dentro di me, ma questa volta le parole del Santo Padre sono state davvero come un dardo scagliato nelle coscienze di molti e tracciano una trincea invalicabile in un campo in cui in passato c’è stato una sorta di silenzio, quasi assenso, anche da parte di alcune istituzioni ecclesiastiche locali, nei confronti delle cosche mafiose e malavitose.

Il mio riferimento è chiaramente al discorso tenuto dal Pontefice, lo scorso Sabato nella piana di Sibari in cui ha scomunicato tutti i mafiosi, non lasciando spazio ad interpretazioni, si è scagliato violentemente contro costoro che ha definito “operatori del male”. Anche in passato i suoi predecessori avevano usato parole durissime contro i mafiosi ed i criminali, famosissima fu l’omelia di san Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento nel 93, a pochi mesi di distanza dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino. L’ostilità della Chiesa era stata ribadita anche da Papa Benedetto XVI a Palermo in occasione di una sua visita pastorale, ma l’anatema della scomunica pronunciata da Papa Francesco è qualcosa di straordinariamente unico, perché rompe un silenzio che da secoli forse attanagliava quelle terre, l’omertà e la connivenza non sono più accettate, le parole di Francesco danno merito dunque a tanti operatori del Vangelo che hanno perso la vita in difesa del bene comune e della legalità: due esempi su tutti il palermitano don Pino Puglisi ed il campano don Giuseppe Diana, testimoni del Vangelo nella nostra amata terra del Sud e veri fari di legalità in terre alle quali il Signore ha donato una natura meravigliosa, ma che l’uomo ha stretto nella morsa dell’ odio, della prepotenza e del malaffare.

La vera fede non è adorazione del male, e la “‘ndrangheta è adorazione del male” ha dunque aggiunto il Papa, volendo con ciò anche intendere la totale abiezione delle pratiche mafiose, ‘ndranghetistiche e cammorisctiche di affiliazione ai clan, a metà tra riti sacri e patti di sangue, essendo queste quanto di più odioso possa esistere perché utilizzano le immagini sacre e lo stesso nome di Gesù Cristo per siglare l’appartenenza a famiglie malavitose che con il messaggio evangelico di nostro signore Gesù hanno poco a che fare. Inoltre questo è un messaggio forte per tutti i fedeli a rompere il silenzio e l’omertà che li circonda e denunciare la mafia, e capire che non c’è nulla di buono nei mafiosi e nella loro vita, perché tutto ciò che non porta al bene comune, ed i mafiosi guardano solo al loro interesse particolare, non è nient’altro che espressione del male, ed il male non è la fede.

Se si pensa che il Papa ho pronunciato queste parole in un luogo simbolo, dove non molti mesi fa la furia assassina della malavita, non ha avuto pietà nemmeno di un bambino di pochi anni (e noi qui nella nostra provincia abbiamo dolorosamente provato il dolore dell’assassinio del piccolo Domenico nella strage di Palagiano) , fa capire quanto lontani siano queste persone dalla fede e quanto male facciano le loro azioni all’intera umanità. 

Tutti dobbiamo essere coinvolti dalle sferzanti parole del Papa, in ogni comunità pastorale, per questo in occasione della festività del Corpus Domini, il nostro amato Arcivescovo, mons. Filippo Santoro, nell’omelia a piazza della Vittoria a conclusione della processione, ha quotato le parole del Papa esortando tutti i tarantini a seguire il suo esempio ed a deplorare ogni forma di malavita e malaffare ad ogni livello ed in ogni circostanza.

Sempre più dunque le parole di Papa Francesco diventano per noi linfa vitale per la sequela del Vangelo e respiro per i cuori affannati ed intimoriti che solo in Cristo possono trovare ristoro e sollievo dalle sofferenze.

La quinta giornata del torneo


Salvatore Pace 

Difronte ad un nutrito pubblico, festante per il 40esimo compleanno del padrone di casa, a proposito ancora auguri Capitano, si è svolta la quinta giornata del torneo organizzato per la nostra Titolare.


Il primo incontro della serata ha visto di fronte i neri Addolorati di Mr.Lanzalonga e del Presidentissimo Saracino contro gli sportierati novizi di Peppe Carucci.

Tutto sommato incontro equilibrato un gol per tempo assicura i 9 punti e il primato al Lanzalonga team che, di diritto, va in semifinale.

I gol di Basile e Albano chiudono la partita e il campionato dei volenterosi novizi . Un plauso a Leggieri e Albano che al termine dell'incontro si sono recati direttamente al lavoro per tutta la notte, esempio di correttezza e attaccamemto alla Congrega.

Il Secondo incontro è il Capolavoro, la più bella partita del Torneo vede di fronte la Troccola di Mr. Francischiello e la Decor di Mr. D'andria .

Una partita perfetta di entrambe le squadre, pali, traverse, agonismo, azioni spettacolari hanno fatto si che i 50 minuti della partita siano volati per tutti gli spettatori che hanno seguito con trepidazione il match.


2 a 1 per i Decor con doppietta di Guarino per i rossi e gol del Capocannoniere del torneo Ruggieri per i bianchi. La Troccola è fuori ma si aggiudica capocannoniere, appunto e disciplina.


In bocca al lupo a tutte le squadre per la fase finale e arrileggerci giovedì prossimo .

Da segnalare l'ulteriore assenza e sciopero del tifo del Porzia Group.

martedì 1 luglio 2014

T'adoriam Ostia Divina

Mattia Giorno

“Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.” Così scrisse San Tommaso d’Aquino, su commissione dell’allora Pontefice regnante Urbano IV, per celebrare la solennità del Corpus Domini, istituita nel lontano 11 agosto 1264 ad Orvieto, in quegli anni residenza della corte pontificia. 

Una festa liturgica questa che pone le sue basi nei lontani anni conosciuti come del Basso Medioevo, mantenendosi tutt’oggi una ricorrenza vissuta con fede e devozione dai fedeli tutti.

Fu suor Giuliana di Cornillon, monaca agostiniana della diocesi di Liegi, a promuovere e pressare sulle sue autorità religiose perché venisse istituita una festa nella quale celebrare il corpo eucaristico di Cristo. La stessa suora, secondo la storia, ebbe in visione Gesù il quale, mostrandole la Luna piena con un tratto buio, simboleggiante l’assenza di una festa sull’eucarestia, la spinse perché ponesse rimedio a questa mancanza. La suora inizialmente mantenne il segreto, ma dopo essersi confidata con due conoscenti, decise di intraprendere la strada per l’istituzione di tale cerimonia. Pertanto, dopo aver ricevuto il beneplacito del Vescovo della sua diocesi, che per l’occasione convocò un sinodo, nel 1247 potette assistere alla prima solennità del Corpus Domini.

Da allora, sino alla pubblicazione della bolla papale Transiturus de hoc mundo, che la istituì ufficialmente per la Chiesa universale, la festa di Cristo reale presenza nell’eucarestia ebbe luogo ogni anno, riscontrando successo tra i maggiori credenti che potevano finalmente celebrare il Corpo di Gesù immolato per l’umanità.

Fu scelto, per celebrare il Corpus Domini, il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste, difatti, nella città di Roma, cattedra arcivescovile del Romano Pontefice, la processione che va dalla basilica di San Giovanni in Laterano sino a quella di S. Maria Maggiore è presieduta dal Papa stesso in tale giorno. In molte città italiane però, in conformità con l’ordinamento liturgico ed il calendario, la celebrazione è spostata alla domenica che segue la solennità della Ss. Trinità.

Anche a Taranto, come in tutte le altre diocesi italiane e del mondo, la festa del Corpus Domini è ricorrenza solenne. Domenica scorsa infatti, S. E. Mons. Filippo Santoro, ha presieduto la santa messa prima con in seguito la solenne processione per le vie del centro, partendo dalla chiesa di S. Antonio sino a Piazza della Vittoria. Per l’occasione, come accade nelle altre solennità maggiori della città, tutte le confraternite della diocesi sono state invitate a prendere parte alla ricorrenza e, come ogni anno, la nostra amata Arciconfraternita del Carmine si è resa disponibile con la sua presenza ed il suo pallio processionale, lo stesso già usato nel Giovedì Santo e nella solennità delle Quarantore, stavolta retto per coprire il vescovo intento a portare l’ostensorio con dentro il Corpo di Cristo vivo e vero. Un onore questo che nuovamente ha posto il nostro sodalizio al servizio della diocesi e della città, simboleggiando il nostro amore per le ricorrenze religiose e la nostra fede in Cristo. 

Ancora una volta i nostri confratelli hanno potuto indossare l’abito di rito e con questo hanno potuto procedere in preghiera per le strade della città, sentendosi animati nello spirito dalle parole cucite sullo scapolare. Sempre un decoro ed un impegno quello di “vestirsi” a tali ricorrenze, specialmente nella festa del Corpus Domini riconosciuta come la più importante di tutte, in quanto non è un simulacro ed essere portato in processione ma Cristo stesso che con il mistero eucaristico continua a vivere in mezzo a noi.

Sempre San Tommaso d’Aquino, nella parte finale del suo inno, meglio conosciuta come Tantum Ergo, scrisse: “Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento; l'antica legge ceda alla nuova, e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi. Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio: pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi.” Splendidi parole queste che devono ogni giorno animare la nostra fede e ricordarci l’amore di Cristo per noi, sacrificato per salvare l’umanità alla quale si è poi donato nuovamente mediante il sacramento dell’altare.

Gloria e lode al Padre e al Figlio, pari lode sia allo Spirito Santo. Amen.
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