domenica 31 agosto 2014

la piazza si svuota e la testa inizia a "viaggiare"

Salvatore Pace


Da domani le luminarie , gli addobbi , i lustrini e le vetrine luccicanti, pian piano, con i tempi degli enti e delle persone interessate a farlo, andranno a scomparire.
Anche la “nostra” piazza che , quest’anno come mai, è stata coccolata da luci, colori e bambini festanti pronti a essere fotografati davanti ad una renna o su una slitta, inizierà ad assumere nuovamente l’aspetto austero della vetusta Piazza Carmine.

Lo sparire di tutto ciò che riguarda il Natale, lasciatemelo dire, finalmente, autorizza noi confratelli ad avviare, dentro di noi ed all’interno dei nostri gruppi di “malati”, per usare una definizione scherzosa del nostro Priore, quell’immaginario percorso in discesa verso i giorni che tanto aspettiamo.
Chi si scandalizza osservando che manca ancora molto a Pasqua, possiamo dirlo, di noi, non ha capito veramente nulla .
Il Triduo Pasquale, le Processioni, i Riti e i Simboli sono soltanto la sublimazione di un lungo attendere che, nel suo culmine, dura circa tre mesi e che è scandito da appuntamenti più o meno comuni a tutti noi che partono proprio dal mese di gennaio.

Timidamente iniziano ad organizzarsi le prime cene, le prime “riunioni”, ci si inizia a sedere con gli amici di sempre intorno a tavoli, quasi con la paura di pronunciare certe parole … ci si inizia a contare , ci si inizia a “pesare”, si iniziano a gennaio a formare gli embrioni di quelle che poi saranno le squadre deputate a gareggiare per quello o quell’altro simbolo.
L’angolo della “Sem” (..scusate ma a me piace chiamarlo così..) inizia ad essere il crocevia di incontri, eh già....incontri che avvengono proprio da adesso, proprio da gennaio, perché “..se tizio sta parlando con caio ..vuol dire che quest’anno, quei due, insieme stanno”, oppure perché “..devo incontrare tizio per capire se quest’anno si veste” o anche, unicamente, per iniziare, questa volta legittimamente, a chiacchierare di aneddoti e vecchie storie che, seppur ascoltate decine e decine di volte, non ci stancano mai.


E’ gennaio il mese in cui, sfido chiunque a smentirmi,  iniziamo ad ascoltare le nostre marce senza quella forma di segreto carbonaro, tutto diviene quasi legittimo, sparisce anche quel pudore che ci fa dire “ancor av a nascer u bammin già ste sind l'marc”, da ora una “Gravame” , una “Vella” , una “Centofanti” iniziano ad accompagnarci verso il lavoro, per esempio, e lo faranno, a rischio di consumazione CD e di smagnetizzazione della chiavetta USB, per 90 giorni, tra gli sguardi stralunati dei colleghi che sentendoci arrivare con lo stereo a palla, iniziano a dubitare delle nostre facoltà mentali …poveri loro..non sanno cosa si perdono!!!


Ma da oggi le vere “martiri” votate al supplizio chi sono? ..le nostre donne di casa of course..
Da adesso, semmai abbiano smesso di farlo durante l’anno, tocca a loro in casa fare i conti con cinghie da stringere per gli ultimi risparmi, con lamentele e gli sfoghi da ascoltare quasi “maternamente”, con gli sbalzi d’umore direttamente proporzionali all’avvento della Settimana Santa, con cambiamenti repentini di obiettivi e sogni da realizzare. E saranno loro, dalla Domenica delle Palme alla chiusura del portone il Sabato Santo Mattina ad asciugare lacrime, a stirare “robbe”, a sopportare musi lunghi, a “scortare” silenziosamente chi, da sotto una sdanga o dai forellini di un cappuccio cercherà sempre e comunque il loro sguardo amorevole.
..La strada si svuota, dunque, di ciò che è natalizio e la nostra testa inizia a viaggiare spedita verso i giorni che ci appartengono.. giorni nei quali sapremo come da centinaia di anni portare, in strada, la Passione e l’emozione delle nostre Tradizioni, viviamoci quest’attesa con lo stile che caratterizza noi confratelli e con il Decoro con cui vivremo, come da secoli facciamo, i Riti della Settimana Santa a Taranto, nostro vero patrimonio.

giovedì 28 agosto 2014

5 domande al Cav. Antonello Papalia a metà del suo mandato

Giorgio Vegliante


1) Priore a metà del suo percorso amministrativo dell’Arciconfraternita le chiedo le migliori realizzazioni del suo progetto e le aree di completamento.

Risposta:


Il primo obiettivo su cui ho puntato fortemente, in condivisione col Consiglio, è stato quello di far riappropriare tutti noi dell’identità confraternale. La Confraternita usciva da quattro anni di gestione commissariale; c’era stato un taglio netto con la base e i Confratelli, in genere, frequentavano poco. Ci si vedeva per le manifestazioni importanti e anche in quelle occasioni il numero dei partecipanti era irrisorio. Per esempio, la processione del Corpus Domini del 2011, l’ultima prima delle elezioni, ha visto la partecipazione di solo 20 Confratelli, un minimo storico. All’ultima processione del Corpus Domini, quella del 2013, eravamo invece più di cento. Sicuramente una “mission” vinta.

Di obiettivi ce ne sono tanti altri che vorremmo realizzare attraverso i contributi di questo gruppo fantastico: il Consiglio eletto e tutti i collaboratori; all’inizio del nostro mandato, alla presentazione dell’intera squadra, in tanti sollevarono dubbi, data la mancanza di esperienza da parte di tanti di noi. A distanza di due anni e mezzo, posso dire con orgoglio che i meccanismi funzionano, praticamente in tutti gli uffici che oggi vengono ricoperti. Questo non toglie che possiamo sempre migliorare.

Progetti: sono tanti ed alcuni in ritardo, se consideriamo uno stop di 10 mesi in cui abbiamo vissuto una situazione di difficoltà, perché non sapevamo quale direzione avrebbe preso la riflessione sollecitata dal nostro Arcivescovo sui sistemi di aggiudicazione dei simboli dei Riti della Settimana Santa. Bisogna chiarire che le risorse che entrano nelle casse della Confraternita con il sistema della Gara, che grazie alla sollecitudine di mons. Arcivescovo rimarrà invariato, non procura una somma eccedente rispetto alle nostre reali necessità, ma servono alla quotidianità della vita della Confraternita, a mantenere gli impegni che sono stati assunti negli anni, e a sostenere quelle opere di Carità che fanno parte da sempre della storia di questo sodalizio. La Carità, non l’abbiamo iniziata oggi, l’abbiamo sempre fatta, l’hanno fatta i nostri padri e continueremo a farla anche noi. Fino a quando Sua Eccellenza non ha chiuso i lavori della commissione che aveva istituito, e messo una parola conclusiva su questa situazione, abbiamo un po’ rallentato la marcia, che invece era stata piuttosto veloce nel primo anno.

Abbiamo quindi ripreso tutti i programmi in cantiere con grande lena e velocità; primo tra tutti la sistemazione strutturale dell’ala nord dell’edificio chiesa, per le necessità della parrocchia, la sistemazione della nostra Cappella monumentale con un intervento di massiccia ristrutturazione e il Programma dei festeggiamenti per i 250 anni dalla donazione alla Confraternita delle Statue di Gesù Morto e dell’Addolorata da parte della famiglia Calò.

Sarà un momento importante per la vita della nostra Arciconfraternita, un’occasione nella quale speriamo di riuscire ad interpretare il sentimento non solo dei nostri Confratelli, ma di tutta la città: non possiamo pensare che oggi questa città possa fare a meno del patrimonio della religiosità popolare di cui noi siamo depositari.



2) Innovazione nella tradizione: ritracciando il concetto a metà del suo mandato, le chiedo come la tradizione si propone in un periodo di evoluzione tecnologica e di comunicazione da una parte e di crisi di valori dall’altra

Risposta:

“Sono molto contento di questa domanda perché mi permette di ribadire concetti a cui tengo molto: Credo anzitutto che sia importante capire bene cosa sia la tradizione, capire cioè la sostanza di quei gesti che ripetiamo e perpetriamo nel tempo. Se non acquisiamo la dovuta consapevolezza, rischiamo di non compiere bene quei gesti e, soprattutto, come logica conseguenza, rischiamo di tramandarli male; ed è quello che a volte è probabile che sia accaduto: credo cioè che, negli anni, ci siano stati anche degli errori nel come sono stati tramandati i Riti. Mi spiego. A causa della trasmissione orale nel corso del tempo, tanti piccoli gesti, usi e addirittura anche oggetti, ci sono stati trasmessi in maniera sbagliata proprio perché chi li compiva e ne faceva uso, probabilmente non ne conosceva fino in fondo il significato.

Potrei fare diversi esempi come quello del Gonfalone, stendardo della nostra Processione: non ho mai visto il Gonfalone di una Confraternita in cui non sia raffigurato un simbolo di quella Confraternita stessa. Mi chiedo come mai non ci sia alcun riferimento iconografico al Carmelo. Voglio dire che oggi abbiamo il dovere di essere attenti e capire bene i Riti che perpetriamo nel tempo; se li capiamo, riusciremo a viverli appieno e a viverne il significato.

Parliamo delle Processioni, dobbiamo capire che la Processione è un Rito Sacro, dobbiamo capire che portiamo in processione le immagini sacre di Gesù e della Madonna utilizzando un metodo per avvicinare un popolo abitualmente lontano; è quanto ha ripetuto il Papa in occasione del Convegno Internazionale tenutosi a Roma per l’Anno della Fede, lo scorso mese di maggio, dicendo che le Confraternite consentono al popolo di avvicinarsi al Cristo portando la sua immagine per le strade. Quella è la nostra missione, ma dobbiamo farlo bene! Noi Confratelli dobbiamo avvertire di essere un mezzo di trasmissione, di evangelizzazione. Quando faccio una Processione cerco di comportarmi al meglio non perché voglio distinguermi, ma perché mi rendo conto che la gente che sta seguendo la Processione, se vede il Confratello distratto, lontano, non compenetrato con il Rito che sta svolgendo, quella gente a sua volta non vive bene il Rito stesso. Siamo uno strumento di trasmissione e ci fa onore esserlo; e per questo che dobbiamo comportarci al meglio capendo il rito fino in fondo. Per me questo è Innovazione nella Tradizione, capire cosa stiamo facendo, farlo capire ai Novizi e a quanti, a vario titolo, si avvicinano a noi.

A riguardo vorrei aggiungere che sono circa 250 i nuovi confratelli nei tre corsi che si sono avuti durante la mia Amministrazione. Hanno affrontato tutti un programma di Corso, interamente rivisto sotto l’aspetto della catechesi e della spiritualità carmelitana, sotto l’aspetto dello studio dello Statuto e del Regolamento e sotto l’aspetto della ritualità propria di questa Confraternita e di ciò che realizza nel corso dell’anno.


In questo periodo di evoluzione tecnologica, non possiamo ignorare il ruolo delle “piazze virtuali”, dei Social Network e degli altri strumenti di comunicazione che ci consentono di essere tutti più vicini anche se fisicamente lontani. Sono strumenti sicuramente positivi , ma attenzione però: può capitare che non conosciamo il vicino di casa, nemmeno come si chiama; può capitare che le nostre porte sono chiuse ai bisogni di chi ci è vicino. Allora utilizziamo pure questi strumenti per promuovere l’attività della nostra Confraternita, per promuovere i valori della nostra Confraternita, per far conoscere nella giusta prospettiva i nostri i riti; non priviamoci però del “sentire l’odore dell’oratorio”, e del ritrovarci tra di noi per parlarci delle cose che più amiamo. Veniamo a sentire l’odore delle “cose antiche” di cui il nostro oratorio è pieno: la Confraternita va vissuta appieno, direi quasi, con tutti i sensi ! Pensiamo, per esempio, a come, non tanto visibilmente in una città industrializzata come la Taranto di oggi, ma nei piccoli paesi o nella Taranto di ieri, gli oratori possano davvero essere considerati degli “avamposti”, dei punti di riferimento certi per l’aggregazione delle “persone per bene”. Anche questa è una tradizione che dobbiamo conservare e sono fiero di come il mio gruppo di lavoro riesca ad essere attrattivo nei confronti dei confratelli, perché ogni sera Segreteria e Oratorio sono pieni”.



3) Come tradizione vuole, fatte salve le numerose attività ed iniziative durante l’intero anno, stiamo per entrare nel periodo più sentito tra i Confratelli. Le chiedo qualche anticipazione sull’organizzazione delle attività e degli eventi che ci aspettano prossimamente:


Risposta:


“Un’anticipazione l’ho data già in occasione del concerto natalizio della nostra chiesa. Dissi allora che una maggiore solennità verrà data nella Quinta Domenica di Quaresima in occasione della Via Crucis e della successiva Adorazione della Croce in Abito di Rito, nella quale vedremo protagonisti, oltre, come di consueto, all’organo e al Coro del Monte Carmelo diretto dalla Professoressa Anna D’Andria, anche una piccola orchestra che eseguirà i brani tradizionali del Padre Serafino Marinosci. Anche questo è un ritornare all’antico; non è un fatto nuovo, ma era una prassi consolidata almeno fino al 1989.

Personalmente non amo parlare delle novità perché mi sento di non rispettare i miei “compagni di cordata”, il mio Consiglio. Ogni cosa deve avere i suoi tempi. Certamente stiamo entrando in un tempo forte e le Pastorali sono state già sostituite dalle Marce Funebri. Le Bande, per i Riti della Settimana Santa saranno, per tre quarti, le stesse dell’anno scorso”.


4) Si è notato si è notato spirito di gruppo e particolare sintonia tra gli Amministratori da lei coordinati cui delega molto lasciando loro autonomia e iniziativa: quale il segreto e quali i progetti in cantiere nei gruppi di lavoro:


Risposta:


“Non credo che ci sia un segreto: Sono stato sempre un uomo che ha creduto nel valore dell’associazionismo; ho fatto associazionismo, ho vissuto associazionismo e non mi riferisco solo alle Associazioni Culturali di cui sono stato fondatore e sostenitore, ma anche all’attività lavorativa perché credo che il lavoro possa essere santificato soprattutto grazie alla conoscenza dell’umanità di ogni singolo individuo. Vivo la mia vita in questo modo e naturalmente ho cercato di trasferire tutto questo anche nell’organizzazione della Confraternita. Ciò non significa non avere punti di vista diversi: noi abbiamo un gruppo di Consiglio composto da sette persone elette, più i revisori dei conti e ben ventitré collaboratori, 

Da quando esiste questa Amministrazione, per le riunioni di Consiglio sono invitati tutti; solo pochissimi sono le riunioni di Consiglio “ristretto”, quando imposto dalle regole statutarie in ragione degli argomenti da trattare. Questo fa si che tutti si sentano coinvolti; ma poi è diventa necessario che l’operato di tutti sia valorizzato e apprezzato. Un esempio: se si verifica qualcosa non all’altezza delle aspettativeche personalmente nutro in quel momento, bisogna in qualche modo gestire la situazione e, soprattutto e comunque, infondere fiducia partendo da un presupposto: ciò che ti è stato offerto era comunque il massimo di ciò che ti poteva essere offerto. Insomma, non puoi dire semplicisticamente che un lavoro non è stato fatto bene; un approccio di questo tipo serve solo a perdere i tuoi collaboratori!

Sono convinto che, nell’ambito di una Confraternita come la nostra, dove si vive di valori e di emozioni, con i collaboratori non puoi comportarti in modo semplicistico. Sono sicuro che a volte ho sbagliato, a volte mi sono lasciato prendere emotivamente in certe particolari situazioni, però il mio rapporto con il gruppo si basa sempre sulla valorizzazione delle idee e delle emozioni di tutti, e credo che questo sia reciproco: sento anch’io, a mia volta, di essere tenuto in grande considerazione da parte di tutto il gruppo.

Il progetto in cantiere più importante e senza ombra di dubbio quello dei 250 anni dalla donazione delle statue di Gesù Morto e dell’Addolorata da parte di Francescantonio Calò. Per le celebrazioni legate a quest’evento, abbiamo creato un gruppo di lavoro che stenda una idea di Programma, per parlarne successivamente in Consiglio, e per poi presentarlo all’Ordinario, agli organi competenti. Riitengo che una metodologia di questo tipo possa premiare le iniziative delle singole persone. La Confraternita è la somma dei valori di ognuno di noi; ogni singolo Amministratore, ogni singolo Officiale, ogni singolo Confratello offre il proprio contributo alla realizzazione di tutto. La Confraternita la vedo così da sempre”.


5) Il progetto WEB: minacce ed opportunità a riguardo per una Confraternita di importanza internazionale, al traguardo dei 250 anni dalla donazione.


Risposta:


“Partiamo da questo punto di vista: è assurdo che agli inizi del 2014 una Confraternita come la nostra, non abbia un Sito Ufficiale di riferimento. Lo ha avuto in passato, ma ormai non c’è più da tempo. Questo è il motivo per cui io ho voluto fortemente, e condiviso con tutti, la realizzazione del sito.

Oggi abbiamo ormai stili e ritmi di vita profondamente influenzati dalla possibilità offerte dal web: se, ad esempio, si sta discutendo tra amici di quanti anni ha un personaggio famoso, la prima cosa che fai è andare sul web a cercare notizie che riguardano quel personaggio; non si può digitare nei motori di ricerca “Confraternita del Carmine di Taranto” e trovare altri siti, comunque autorevoli, che hanno supplito a una mancanza, ma che non sono “la vetrina ufficiale” della Confraternita.

A quale pubblico ci rivolgiamo? Direi certamente non solo alla nostra città, ma anche e soprattutto ai lontani, in Italia e non solo; il mio primo pensiero va naturalmente a tutti quei Confratelli, lavoratori o studenti fuori sede, che vivono a distanza il rapporto con le nostre tradizioni, attraverso i vari siti che si occupano di Riti e, da oggi, finalmente anche attraverso il nostro sito ufficiale.

Il sito ha una doppia valenza anche perché inizia, pian piano, a fare “storia”; noi abbiamo quello che il Priore Emerito Nicola Caputo ha chiamato sui suoi libri la “Platea”, che altro non è che un insieme di fogli, fascicoli e faldoni, e che grazie al lavoro di Franco Zito, Segretario all’epoca di quell’Amministrazione, sono stati messi in buon ordine logico e cronologico. Oggi quella “platea” continua ad essere implementata perché continua a prodursi carta di archivio; ma già si sta, non tanto sostituendo, ma affiancando, una sorta di “Platea on line”, se consideriamo che la storia quotidiana del sodalizio, le sue attività, le sue iniziative, vengono già puntualmente documentate e archiviate nel nostro spazioweb. Oggi vediamo la foto dell’ultima Processione di Gesù Bambino; ma la si potrà vedere anche tra 10 anni o tra 20 anni; la potrà vedere chi non c’è stato, o addirittura che oggi ancora non è nato! In questo modo, ogni giorno, archiviamo la Storia.

Purtroppo c'è un risvolto della medaglia, e l’abbiamo sperimentato sulla pagina Facebook della Confraternita: può accadere che si scrivano delle cose che il buon senso ci imporrebbe di non scrivere. Tutti noi dovremmo tener presente che una notizia o un parere condiviso sulla pagina della Confraternita, inevitabilmente coinvolge la Confraternita in quanto tale; ognuno naturalmente può dire e scrivere ciò che vuole, ma nei suoi spazi e assumendosene la piena responsabilità. Non va bene se tiriamo in ballo la Confraternita. Anche per strada e non solo sui Social Network, dovremmo ricordare che tanti estranei identificano la Confraternita con i suoi appartenenti, con ciascuno di noi, ed è giusto che sia così, perché la Confraternita è la somma dell’apporto che ogni singolo individuo condivide. Dobbiamo quindi avere la capacità di intendere che esiste questa identificazione e di conseguenza, di esprimere le proprie idee nei tempi, nei modi e nei luoghi giusti”. 


domenica 24 agosto 2014

Perchè Piangete?

Salvatore Pace

Perchè piangete ?

Si racchiude in questa domanda, innocente, candida, spontanea come è proprio dei bambini il senso della Settimana Santa 2014, una gran bella Settimana Santa ..sofferta ma bella.

Era quasi mezzogiorno di Sabato Santo, le squadre dei portatori del Cristo Morto e dell'Addolorata ci avevano appena regalato uno dei rientri più intensi degli ultimi anni, le due statue attaccate, unite in un abbraccio commovente avevano varcato insieme il portone della nostra chiesa e si trovavano a centro navata, pochi attimi prima di essere lasciate.
"Mmman", è perentorio il comando ai portatori del Cristo Morto, ad impartirlo è il Priore, commosso, emozionato, da portatore di quel simbolo per molti anni, lui sa cosa passa nella testa dei confratelli in quel momento, sa leggere nel loro cuore, le note di Jone si ascoltano ancora in piazza e arrivano ovattate in chiesa nonostante il portale sia inesorabilmente ormai chiuso, un cenno e tutti i bambini presenti in chiesa vanno a rendere l'omaggio più bello a quel Simbolo di morte ma allo stesso tempo di vittoria sulla morte, un bacio per uno sui piedi martoriati dai chiodi .

Ci sono momenti in cui trattenere le lacrime durante i Riti è impossibile anche per il cuore più duro, più resistente alle emozioni, ad un certo punto, tra i bimbi si avvicina un papà, con in carrozzella il suo bambino disabile, lo solleva con la forza che solo l'amore può dare e lo porge al Cristo, la sofferenza umana che si fa fede al cospetto della sofferenza Divina, le lacrime di quel padre, a quel punto, diventano quelle di tutti noi che ci trovavamo in chiesa, le preghiere di tutti erano per quella creatura sofferente che veniva quasi "adagiata" ai piedi di Gesù Morto.

Chi è padre, chi è zio, chiunque abbia un bimbo nella sua casa sa che quel bimbo è gioia, letizia, sa quanto un bambino possa, anche nel momento più buio di una casa, portare il sorriso, rendere meno dura una sofferenza..in quel momento ..ecco in quel preciso momento ..le lacrime di tutti noi erano un tutt'uno con le lacrime di quello sconosciuto papà.

Ma proprio allora, nell'attimo più commovente  rompe l'atmosfera una vocina..quasi come un segno che a volte dovremmo saper cogliere.. quella di una bimba vispa, bellissima, spontanea che si avvicina all'altare, dopo aver baciato anche lei i piedi del Cristo Morto, che ci guarda e ci chiede : "Perchè piangete..? E' cosi' bello !" ...

Noi ci guardiamo tra noi ..ci scappa un sorriso e ci chiediamo.."perchè piangiamo ?"....., avremmo voluto abbracciarla tutti quella bimbetta ..quella faccia da schiaffi che con la spontaneità della sua età ci ha fatto la domanda che l'Angelo fece alle donne che cercavano Gesù dinnanzi al Sepolcro..anche lei era a suo modo un angioletto e forse il messaggio ce lo ha mandato Qualcuno del Quale i disegni, a volte, sono a noi sconosciuti..

Ricorderò per sempre quei momenti..sabato santo 2014 ..la fine dei Riti..che gran bella Settimana Santa quella del 2014 ...

giovedì 21 agosto 2014

Insieme a Lei in Piazza San Pietro

Valeria Malknecht

Roma, la più bella città del mondo, non ci sono dubbi.

È pura magia all'alba, quando il sole accarezza i suoi colli.

È sorprendente con i colori della sera, quando i suoi monumenti e le sue strade diventano lo scenario giusto per un abbraccio indimenticabile o per immortalare un bel ricordo. 
Ma questa volta Roma è stata ancora più magica e speciale perché il valore aggiunto alla sua bellezza e alla sua magia glielo ha dato Lei.

È avanzata in silenzio fra la folla che attendeva da ore il proprio Papa Francesco, come se fosse anche Lei un’Ospite illustre ma, nello stesso tempo, una madre qualunque, parte della gente comune.

Anche noi eravamo lì per il Papa, è vero. Ma dal primo momento in cui siamo entrati in piazza San Pietro il nostro pensiero è volato verso di Lei. L'incertezza del quando, del se e del come la nostra Addolorata sarebbe stata coronata da Papa Francesco ha reso più bella la nostra attesa, benché più irrequieta. Un'attesa che ci ha visti boccheggiare sotto il primo sole cocente di una preannunciata timida estate.

Poi finalmente è arrivata inaspettata, per quanto attesa da tutti noi.

Nel chiasso della folla è apparsa in silenzio, come sempre siamo abituati a vederla… ma questa volta sullo sfondo c'era la Basilica di San Pietro e, davanti a Lei, un mare infinito e variegato di gente. 

È stato come vederla per la prima volta in vita mia. Il mio personale stupore è stato lo stesso di un fedele di Napoli che in quel momento era al mio fianco e che si domandava da dove venisse una così bella statua e perché fosse lì.

L'emozione di vedere l’Addolorata nazzicare sul sagrato della Basilica è stata per me simile a quella provocata dal primo sorriso inaspettato di un bambino: più o meno puoi immaginare cosa si può provare, ma non ti rendi davvero conto di quanto sia meraviglioso fino a che non lo vivi e non lo vedi con i tuoi occhi.

Questa volta non c'era la nostra città, non c'era la chiesa del Carmine e non c’era via d’Aquino a farle da cornice. 

Stavolta lo scenario dietro di lei era quello maestoso ed imponente di San Pietro, simbolo di arte, di fede e di storia. Inusuale ed insolito e proprio per questo del tutto particolare, da togliere il fiato.

Ma le Sue movenze erano le stesse, inconfondibili: i capelli che si spettinano al vento, il vestito nero che oscilla di poco nell'incedere, il cuore ed il fazzoletto che ondeggiano simmetricamente.

Quando poi in piazza é giunto il Santo Padre per l'udienza generale, l’emozione è stata davvero completa. Il suo é stato un sorriso instancabile, non lo ha negato a nessuno così come non ha negato alla folla il privilegio di benedire i bambini o anche solo di sfiorare le sue mani.

Rapita da tutto questo, ero al mio posto, piccolina fra la folla immensa, ma consapevole di aver presenziato ad un evento unico: la nostra Madre Addolorata in piazza San Pietro che incontra Papa Francesco e viene da lui incoronata e benedetta.

L’abbiamo accompagnata con amore e devozione, come da sempre facciamo in occasione dei nostri Riti.
Anche Taranto è stata a suo modo presente in quella piazza e ha reso la propria testimonianza di fede, donandola simbolicamente al Santo Padre che nel benedirla ha benedetto i pensieri e le preoccupazioni dei nostri cuori e che quotidianamente affidiamo alla protezione della nostra Mamma.
Quella corona, segno della regalità del dolore di Maria, ci ricorderà nel tempo di quando un Vescovo di Roma, in un caldo giorno di maggio, si raccolse in preghiera davanti a Lei, proprio come noi facciamo quotidianamente nella nostra Chiesa.

E quella stessa corona ci farà memoria della nostra presenza in quella piazza, con Lei.


domenica 17 agosto 2014

Il programma del 15 giugno 2014

15 giugno 2015
Descrizione articolata del Programma


L’Arciconfraternita del Carmine prosegue nell’organizzazione degli eventi religiosi legati all’Anno Giubilare Straordinario, indetto dal santo Padre Francesco in occasione del 250° anniversario della donazione delle statue dell’Addolorata e di Cristo Morto da parte della famiglia Calò, avvenuta nel 1765.

Domenica 15 giugno saranno “accolte” solennemente dalla cittadinanza e dai fedeli le due statue che, il 21 maggio, durante l’Udienza Pontificia, hanno rispettivamente ricevuto dal Santo Padre l’Incoronazione Canonica per quanto riguarda l’Addolorata e la benedizione di uno Stemma Pontificio, che verrà apposto sul velo stellato per quanto riguarda il Cristo Morto.

Come di consueto, dunque, dopo questa ulteriore dignità ricevuta in Vaticano dal Santo Padre, le due statue saranno accolte in città e potranno essere “salutate” dai fedeli in maniera solenne.

ore 10 Cappella di San Leonardo nel Castello Aragonese 
Esposizione delle Statue alla pubblica venerazione

Alle ore 10 i simulacri saranno esposti alla pubblica venerazione nella Cappella dedicata a San Leonardo sita all’interno del Castello Aragonese, porta della città per la gente di mare e vero e proprio punto di unione tra il borgo antico, dove tutto ebbe inizio quasi tre secoli fa e il borgo umbertino dove è sita la chiesa del Carmine che, dal 1765, è casa e culla delle due statue così amate e venerate. 
È prevista la presenza di una delegazione del Comune di Taranto, guidata dal Presidente del Consiglio Comunale, Pietro Bitetti, il quale offrirà, a nome della Città, un omaggio floreale all’Icona Mariana. 
Nel corso della giornata confratelli e consorelle in Abito di Rito e gruppi di preghiera appartenenti a tutte le realtà parrocchiali si alterneranno come scorta alle due statue poste sull’altare della Cappella dove, naturalmente, anche l’intero Consiglio di Amministrazione della Confraternita parteciperà a questi momenti di preghiera.

ore 16.00 Arrivo di 25 Confraternite dalla Diocesi di Taranto e dalla Regione Puglia

Nel primo pomeriggio è previsto l’arrivo delle Confraternite che hanno deciso di manifestare la vicinanza al Sodalizio carmelitano di Taranto con la loro presenza. 25 confraternite della nostra Diocesi e dell’intera regione Puglia arriveranno con i loro Abiti di Rito e con le loro insegne per rendere omaggio alle antichissime statue.
Il lavoro encomiabile della Segreteria dell’Arciconfraternita del Carmine ha permesso che l’organizzazione logistica dell’evento sia stata meticolosamente curata in ogni particolare, permettendo in questo modo che un numero così elevato di Sodalizi e di Confratelli saranno coordinati alla perfezione dal loro arrivo a Taranto, alla loro permanenza per tutta la durata dell’“accoglienza”, sino alla loro rientro nelle sedi di appartenenza. Molte di queste arriveranno nella città bimare nella prima mattinata passando l’itera giornata alla scoperta dei tesori della nostra città. Si offre, così, un contributo alla conoscenza delle ricchezze naturali, storiche e artistiche del nostro territorio.

ore 18.30 Inizio del corteo Processionale

Alle 18,30, con oltre 600 Confratelli in Abito di Rito, muoverà il corteo processionale delle due statue che, portate a spalla da Confratelli del Carmine, raggiungeranno Piazza Carmine in un’inusuale quanto storica “processione estiva” dal sapore di Settimana Santa. 
All’uscita dal Castello le due Statue verranno salutate dallo schieramento del Corpo di Guardia della Marina, che tributerà gli Onori Militari.

Il Corteo percorrerà Piazza Castello, il Ponte Girevole, Corso Due Mari, Via Anfiteatro, Via De Cesare, Via D’aquino e giungerà a piazza Carmine. Le Statue verranno accompagnate dal Labaro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

ore 20.30 Celebrazione Eucaristica di ringraziamento


Alle 20,30, sul sagrato della Chiesa, in una piazza Carmine allestita per le grandi occasioni, sarà celebrata una Messa Solenne di ringraziamento, presieduta da Mons. Marco Gerardo, Padre Spirituale dell’Arciconfraternita, e concelebrata dai Padri Spirituali che hanno accompagnato le Confraternite invitate. Al termine della Celebrazione, il Priore dell’Arciconfratenita del Carmine, Cav. Antonello Papalia, rivolgerà un indirizzo di saluto e consegnerà un Attestato di Gratitudine ai Sodalizi presenti. 
Si darà lettura del Rogito, ovvero del Verbale che ripercorre le tappe dell’evento e delle sue motivazioni e che verrà chiuso nella nicchia dell’Addolorata a perpetua memoria dell’evento di fede e devozione. Firmeranno il Rogito: S. E. Ill.ma dott. Umberto Guidato, Prefetto di Taranto; il Cav. Gr. Cr. Baldassarre Cimmarrusti di Adelfia Canneto, Preside della Sezione Taranto-Jonio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; il Priore, il Padre Spirituale ed il Segretario dell’Arciconfraternita.

La Vergine Addolorata incoronata e il Cristo Morto campeggeranno nella Piazza su un basamento appositamente realizzato e verranno omaggiati dalle Autorità Civili e Militari presenti, nonché dai fedeli che, richiamati dallo storico evento, affluiranno numerosissimi nelle vie del centro di Taranto interessate dalla processione.

A seguire Intronizzazione delle Statue nella Chiesa

Terminata la Celebrazione, le due Statue verranno accompagnate in Chiesa e, alla presenza dei Confratelli e delle Consorelle del Carmine, verranno intronizzate sull’altare, appositamente allestito, ove rimarranno esposte alla pubblica venerazione sino alla chiusura dell’Anno Giubilare.

Dott. Giorgio Vegliante
Ufficio del Priore e
Pubbliche Relazioni

domenica 10 agosto 2014

L'udienza papale del 21 maggio 2014

Salvatore Pace


L'evento è di quelli storici, tra tutti quelli finora organizzati in occasione dell'anno giubilare è sicuramente il più importante.

Si va dal Papa, la nostra Confraternita è attesa all'udienza del Mercoledì in Vaticano dal Santo Padre e, in questa occasione, Sua Santità incoronerà solennemente la Statua della B.V. Addolorata donata dai Calò al nostro sodalizio 250 anni fa.

L'appuntamento è, per il nostro autobus, alle 22.30 alla Rotonda del Lungomare, le facce sono quelle di sempre, qualche Confratello anziano che non ne perde neanche una, qualche novizio consapevole di andare ad assistere ad una pagina storica per la nostra Congrega, le Consorelle e le famiglie di noi Confratelli, che magari non avranno il libretto su cui "mettersi a corrente" ma che nel cuore sono appartenenti alla Confraternita quanto e più di noi.

Il viaggio di notte scorre tranquillo, qualche battuta, qualche chiacchiera, qualcuno di noi schiaccia un pisolino, qualcuno approfitta per un film sul suo tablet, chi si conosce fa comunella chi non si conosce approfitta per farlo. 

Giunti a Roma alle prime luci dell'alba ci uniamo al gruppo partito il martedì in mattinata, ora l'emozione è palpabile, le quattro sdanghe e le quattro forcelle sono pronte, gli abiti di rito e i vestiti neri spiccano nel caldo sole romano e i turisti, i fedeli accorsi in piazza San Pietro ci guardano con ammirazione..il "decoro" non è acqua ..parafrasando una frase famosa.

Il mezzo, sapientemente assicurato e sistemato in ogni dettaglio affinchè la Mamma Nostra avesse un viaggio sicuro, scortato per tutta la durata della notte da Guardie Giurate, come si addice ad un Tesoro, giunge con i portatori nel cortile adiacente al complesso di Santa Marta all'interno del Vaticano. Sistemare l'Addolorata in quello scenario, sapendo che da li a poco sarebbe stato varcato l'arco delle campane per fare ingresso a Piazza San Pietro provoca, come normale, commozione in tutti noi che eravamo lì, nascoste dagli occhiali da sole, o in un angolo in un attimo di solitudine, le lacrime scendono sul viso di noi tutti, in un contesto maestoso si sta allestendo ciò che siamo abituati ad "aggiustare" in casa e la "trasferta" oggi è di quelle importanti, tanto importante che fa emozionare.

Ecco la statua è sulle spalle degli otto portatori, anche chi vi scrive ha l'onore di reggere una forcella, mezzo passetto e davanti ai nostri occhi si apre Piazza San Pietro..l'onore del saluto militare delle Guardie Svizzere al varco ed ecco lo scenario che ci toglie il fiato..la piazza è gremita..il silenzio e le preghiere al passaggio della Vergine sono un contrasto palpabile con l'aria festosa del contesto in cui ci troviamo, l'Addolorata fa piangere, fa commuovere, fa pregare ed è l'unico sentimento che un volto così meraviglioso deve provocare nei fedeli..a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi contesto la Mamma Nostra Addolorata va onorata in questo modo. 

Non appena il nostro gruppo, già sistemato in Piazza in uno scenario multicolore,  scorge la statua portata a spalla scoppia un fragoroso applauso che coinvolge tutta la Piazza.. sono emozioni indescrivibili che giungono a distanza anche ai portatori.

Inizia l'udienza, La Vergine, adagiata sul Sagrato della Chiesa, centro della Cristianità, sembra vegliare per un giorno su Roma..dall'alto della Piazza il suo sguardo riempie i cuori di tutti e per merito suo è anche più facile superare le fatiche dei 30 gradi e del sole quasi estivo.

Al termine dell'udienza, quando il Santo Padre è a un passo dal Simulacro, beh, una lacrima scende proprio a tutti, il suo sguardo sorridente si posa su di noi, su di Lei,  qualche passo ed è lì faccia a faccia con la Mamma delle Mamme...non respiriamo neanche..anche un sospiro sembrerebbe un tuono..la Corona viene benedetta, la Vergine sembra, per un attimo, rapire anche sua Santità e tutti scoppiamo in un liberatorio applauso..dopo 250 anni una statua della processione dei Misteri viene elevata agli Altari con l'Incoronazione Canonica..oggi sarà un giorno da scrivere sui libri e noi eravamo lì.

Terminate le incombenze per lasciare Piazza San Pietro, ci ritroviamo tutti a ristorante per un pranzo conviviale al termine di questa meravigliosa giornata e che ci rinfranchi prima del viaggio di ritorno..uno sguardo al furgone dove viaggerà Lei..un saluto..un attimo di malinconia e si parte..come ogni cosa bella anche questa 24 ore intensissima ha avuto fine.

Permettetemi un ringraziamento particolare a chi tutto questo ha voluto ed ha reso possibile, a Sua Eccellenza Mons. Filippo Santoro, paziente padre di famiglia, che ha accolto e sposato i nostri desideri facendosi tramite con il Vaticano, a Mons. Marco Gerardo inesauribile fonte di fraterno amore verso la Confraternita e i Confratelli, insostituibile Padre Spirituale di tutti noi,  al Priore Antonello Papalia, Confratello tra i Confratelli, che ha trasmesso al Sodalizio il suo amore infinito verso tutto ciò che riguarda la Confraternita e che è instancabile promotore di ogni evento legato a ciò che noi Confratelli amiamo, al Segretario Francesco Tamburrini, in una sola parola "unico" e ai collaboratori Mattia Casciano, Vittorio Montervino e Domenico Amandonico senza la cui opera preziosa, inesauribile, costante e benevola non sarebbe stato possibile tutto ciò .

DECOR CARMELI SEMPER !

giovedì 7 agosto 2014

Quando un sogno diventà realtà

Luciachiara Palumbo
Si avvicinava il 15 e il mio cuore era gonfio di emozione … stava per realizzarsi uno dei miei più grandi sogni. Chi mi era stato accanto durante l'anno era arrivato ad un limite di sopportazione veramente basso. Non parlavo di altro se non del giorno in cui finalmente sulle mie spalle sarebbe calato lo scapolare. Costringevo i miei amici ad accompagnarmi nella dura ricerca di una giacca idonea per la gonna e, una volta trovata, appesa ad una gruccia con la restante parte di quello che sarebbe stato il mio abito di rito, la accarezzavo e toglievo via quei peli del cane immaginari che potevano rovinarla.

Ero partita per il campo scout con la testa completamente immersa in altro ma il giorno della partenza avevo preso l'abitino della Vergine e lo avevo infilato nella taschina di sinistra di quella fantastica camicia azzurra. Così in tutte le attività, che in quei dieci giorni mi avevano portato lontano da casa, la Mamma, con cui avevo stretto un rapporto ancor più intimo, era stata con me e lì sul cuore lo gonfiava di gioia.

Con la voce rotta dal pianto, il giorno del rientro a casa, avevo invitato la mia famiglia scout a partecipare alla cerimonia che segnava un nuovo inizio e il raggiungimento di un'altra tappa fondamentale della mia vita.

Ed ecco giunto il fatidico giorno… Tra novena, prove e mare erano trascorsi i giorni e Maria iniziava a bussare alla porta del mio cuore sempre più forte. Ero pronta per aprirLe, ero pronta per abbracciarLa e desideravo stringerLa a me con una tale forza che sarebbe stato difficile separarci.

 Dopo pranzo, appoggiarsi sul letto era stato inutile, mi giravo, mi voltavo e il caldo si faceva sentire ancora di più. Allora mi ero alzata, avevo preso l'abito e lo avevo sistemato sul letto, avevo preso le scarpe e le avevo pulite (ma non le avevo mai calzate prima) e infine a furia di guardare tutte queste cose pronte, avevo finito per indossarle ad eccezione della giacca troppo calda.

 Mi agitavo per casa, mi osservavo allo specchio e … era incredibile… era proprio ciò che desideravo. Cosa potevo fare per calmarmi? "Mamma vado dalla nonna", avevo esclamato. Ero entrata nello studio del nonno e avevo fissato quella poltrona vuota, immaginando il suo volto e il suo sorriso.

 Ma neanche ciò mi aveva tranquillizzato. E allora basta, si va al Carmine. Davanti al portone la banda intonava "Orientale" e finalmente, ascoltando quelle note, ero entrata in uno stato di pace, di cui nessuno poteva privarmi. Ultime parole in cappellina e poi tutte in ordine avevamo attraversato quell'enorme porta marrone. E' difficile ora provare a spiegare le emozioni… 

Il suono dell'organo, io avanzavo verso di Lei e intorno a me vi erano tutte le persone care, i miei genitori, la nonna, la zia, i miei amici scout che sorridevano… Piangevo, piangevo dentro di me perché ero troppo emozionata per mostrare le lacrime.

 E quando era toccato a me, quando dopo aver ricevuto l'abbraccio caloroso della Vergine del Monte Carmelo mi ero voltata indietro per tornare al mio posto, avevo letto l'emozione delle persone che mi avevano accompagnato in questo percorso. Gli occhi lucidi di mamma, le lacrime nascoste del mio migliore amico, l'occhiolino di mia zia … "Mamma grazie, perché non hai solo abbracciato me ma hai toccato il cuore di chi mi circonda", dicevo dentro di me.

domenica 3 agosto 2014

Un'emozione di genuina semplicità

Valeria Malknecht 

Apro l'armadio, cerco quel tono di blu inconfondibile.

Osservo le mie scarpe per capire se hanno bisogno di essere pulite ancora. Non saranno proprio la quinta essenza della femminilità, ma di certo sono comode. E tanto basta.

Tiro fuori dal cassetto lo Scapolare. Non voglio rovinarlo. Mi accerto solo che sia piegato per bene, in modo che non ci siano troppe pieghe.

Ogni volta che lo osservo penso che vorrei cucirci su le mie iniziali, ma poi puntualmente me ne dimentico.

Un anno fa le accortezze erano le stesse. Ma di un abito non ancora mai indossato, se non per le ultime misure. La cura del dettaglio (sará stirato per bene? ), la cucitura fino al ginocchio (troppo lunga o troppo corta?), le scarpe intonse (forse dovevano essere meno da hostess però). 

Lo Scapolare non era ancora il Mio Scapolare.

Poi quel giorno arriva, ti inginocchi davanti a Lei, il Suo Scapolare ti avvolge in un abbraccio di madre, ti perdona e ti accoglie.

Ed è tutto lì ciò che conta. 

Non mi interessa piú se le mie scarpe sembrano quelle di una hostess, o se il vestito mi calzi a pennello o no.

Indossarlo ora mi rende orgogliosa, ma allo stesso tempo mi onera della responsabilità di portarlo. Anzi, di saperlo portare.

So giá che non ne sarò mai degna abbastanza. Ma quale madre non accetta il proprio figlio per ciò che è?

Un anno é passato da allora e ancora sento l'emozione della cerimonia di aggregazione in cui sono diventata consorella...con i miei genitori lì presenti accanto a me e con qualcun altro che mi ha pensato da lontano.

Oggi che riapro il mio armadio, ritrovo lo stesso vestito di allora. Rispetto ad un anno fa, però, da semplice vestito è diventato il mio abito di rito. É quello che ho giá indossato per Gesù Morto e per l'Addolorata, é quello della solennità dell'Immacolata e di San Cataldo.

Certo, quello di noi consorelle è un abito semplice. 

Non é complicato da indossare come quello dei confratelli, non richiede la precisione di saper collocare i nastri di un cappello, perché siano dritti. Non dobbiamo chiederci se il "decor" dello Scapolare debba essere messo avanti o dietro rispetto al "Carmeli". E non abbiamo delle medaglie che ad ogni nostro movimento tintinnano.

Il nostro abito di rito è essenziale e proprio per questo completo.

Il nostro Scapolare raffigura proprio la nostra Titolare e quando lo indossiamo in processione il suono dei nostri passi in cammino con Lei, unito a quello delle nostre preghiere, tintinna proprio come le medaglie dei nostri confratelli.

Penso che non ci sia onore (ed onere) più grande per noi consorelle.

Mentre controllo che il mio abito sia in ordine, i miei pensieri corrono a quando, fra poche ore, sarò di nuovo lì davanti a Lei ad indossarlo,nuovamente, per Lei.

A quando camminerò in processione ancora una volta, precedendoLa, e portando nel cuore chi, in questo 16 luglio, non potrá pregare davanti a Lei, non potrá vederLa, non potrà esserci.

E il mio pensiero, infine, corre alle ormai prossime future consorelle che quest'anno riceveranno emozionate quello stesso Scapolare.

A voi auguro che possiate vivere questo momento con genuina semplicità. Perché le emozioni, quelle vere, non hanno bisogno di altro, se non di essere vissute con semplicità. Non c'é bisogno di una stoffa particolare, né di un modello di scarpe piuttosto che di un altro.

Quando entrerete in processione in Chiesa, alzate gli occhi verso di Lei e vi sará chiaro che tutto ciò che vi serve per essere bellissime, raggianti e complete é giá lì davanti a voi.

Buona festa a tutti (Confratelli e nuovi confratelli compresi) e che la nostra Mamma possa sempre guidarci e farci emozionare di genuina gioia.

Decor
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