martedì 31 marzo 2015

Le scuole in visita alla nostra Arciconfraternita

Antonino Russo 

Anche quest’anno l’Arciconfraternita del Carmine ha invitato le scuole di Taranto a recarsi in Pellegrinaggio presso la nostra Chiesa e anche questa volta la risposta si sta mostrando di grande efficacia.


Oggi pomeriggio ho avuto il privilegio di accompagnare una classe di prima elementare a questo appuntamento: privilegio di genitore, di Confratello, di credente e di Tarantino.

Vado con ordine: ad accoglierci sul Sagrato c’era Peppe Carucci, guida d’eccezione in questo percorso di fede, storia, cultura e tradizione.

I bambini si sono quindi accomodati in Chiesa.

Tra quei banchi, insieme all’insegnante, erano presenti i miei figli, mia moglie e altri genitori che hanno accolto con entusiasmo la grande opportunità che la nostra comunità confraternale stava donando ai bambini.

Peppe ha saputo raccontare ai piccoli ospiti e a noi adulti la storia della Confraternita passando poi ad illustrare l’abito di rito e il bordone.

Non vi nascondo che mi è tornato alla mente con non poca emozione quando Peppe, Maestro dei Novizi, mostrò a me e ad altri cari amici  lo stesso abito durante il noviziato. Un cenno al Pellegrinaggio del Giovedì Santo, al saluto che da secoli scambiamo incrociando il rosario con il bordone, e poi una analisi sulle statue e i simboli della Processione dei Misteri.

La classe è stata letteralmente ipnotizzata dal suono della Troccola che ha rotto un silienzio surreale che la classe stessa aveva creato mostrando grande attenzione.

Deposta la Troccola c’è stato un momento molto emozionante: Francesco Pignataro ha aperto le teche che conservano alcune delle statue portate in Processione e Peppe ne ha illustrato le caratteristiche principali: La Cascata, La Colonna, L’Ecce Homo, Cristo all’orto in una prospettiva nuova, più intima.

Ma il vero capannello di bambini si è formato attorno a Gesù Morto: un dolce bisbiglìo fatto di commenti che nascono da un cuore puro: un momento davvero commovente.
Abbiamo infine recitato il Credo e le preghiere previste per ricevere l’indulgenza plenaria in occasione di questo anno giubilare.


Qualche seme è stato lanciato nel cuore di questi fanciulli con l’auspicio possa germogliare la vocazione alla vita della Confraternita: in ogni caso è stato un momento di crescita e arricchimento reciproco, un dono di cui rendere grazie al Signore.

lunedì 30 marzo 2015

LE MISTERE A TTARDE VECCHJE


Una poesia di Cataldo Sferra 

LE MISTERE A TTARDE VECCHJE  
“APPRIME”

Parlà de cum'ere suggestìve 'a prucissione de le Mistére quanne scéve a Ttarde vecchje, e 'u vé cuende a ci no' l'ha viste maje, te sinde dìcere: “ C'esageraziòne frate... Ma vall'a cuèndele a nn'otre và'!

Cume po' crèdere une, ci no' ha viste maje passà su'o ponde girèvule alliniate une ret'a ll'otre le stàtue de le Mistére, sott'a 'nu ciéle da 'nu late russ'ambrate da 'nu Sole tramundate, e l'otre late 'nnargendate da 'na Luna già apprettate?
Ponne crèdere a 'stu quadre rare!?

E o' raddùne de Le Mistére 'nnanz'a chjese d'a Trinetate p'aggiustare le destànze p'u camìne de 'na strade a serpendìne cum'a quedde de vija Duome, c'assemègghje tale e quale 'a strade ca facì quidd'Ome pe' scè assè d'a “Giudiziària”... pe' 'nghjanà mér'u Calvarie!...
Pigghj'e cuèndele 'stu scenàrie!

Quanne vide ind'a le logge, le fedéle a tù per Tù: facce-frònde  c'u Signòre, ca fin'a quande s'allundane pigghj'e  'u Tuècche cu' le mane!
No' te diche po' 'na vote... < p'u repose a San Catàvete >, va te l'acchje accume fù'! Tutt'a ffile le Mistére scére o' larie d'u Calvàrie rét'a l'Arcivescovate, a do' stàvene le tré Cruce e indr'a nnicchje 'a Mamma Sande, ca vuardave cu' delòre 'u Figghje carresciànne 'a Croce!...
Ci'u vé ddice... te le crèdene 'ste cose?

Quanne pass'a prucissione o' retorne d'a marìne quann'u Sole s'ha levate vase a' Mamma Addulurate, ca da rét'a le Mistére porte 'a facce accum'a cére!...
Cì t'u créde ca jè vere!...

Ca su'a praje 'u pescatòre 'mbrà le varche rìte e nnasse, s'ascenòcchje, chjange e préje quann'a Vija Cruce passe... cu vé 'mmàrche arréte 'u ponde c'ha da returnà ch'è ll'ore ca resùscete 'u Signòre!
Ci'u vé cuènde a cchide d'osce... te l'appùrene 'ste cose?
Ije diche none!.

Concerto al Carmine - Omaggio ai Calò

Benedetto Maria Mainini

Si concludono gli appuntamenti con “Casa Confraternita” con il concerto “Omaggio ai Calò”. Il concerto di Passione, organizzato dall'Arciconfraternita con la regia del nostro Priore, è stato eseguito dall'orchestra del “Giovanni Paisiello Festival”, diretto dal maestro Vincenzo Milletarì, che ha eseguito nove brani musicali, alcune marce funebri del nostro repertorio e brani di musica sacra. Ma l'evento è stato arricchito dalla presenza, e dalla sua straordinaria voce, di Antonella Ruggero, già leader del gruppo dei Matia Bazar ed ora una delle più affermate voci del nostro patrimonio musicale; la nota cantante è stata accompagnata dal giovanissimo tenore martinese Manuel Amati. La serata è stata condotta con dotte ed eloquenti parole da don Emanuele Ferro, direttore del Nuovo Dialogo, docente di comunicazioni sociali e Parroco del Santuario Nostra Signora di Fatima di Talsano. Ha presenziato Sua Eccellenza l'Arcivescovo; inoltre erano presenti il Vicario Generale dell'Arcidiocesi, Mons. Alessandro Greco, l'assessore comunale Cosa, il Preside della Sezione di Taranto dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il Cav. Gr. Cr. Dott. Baldassarre Cimmarrusti, numerosi Priori e tanti confratelli e consorelle che hanno riempito la nostra chiesa.

Ovviamente Antonella Ruggero non necessita di presentazione alcuna: per lei parla, o meglio canta, la sua voce. Artista che si distingue per la sua estensione vocale da soprano leggero, che le permette di passare da un repertorio classico al jazz, alla musica sacra, alla musica popolare. Nel 1975 fonda il gruppo dei Matia Bazar, con cui ha raggiunto la notorietà, vincendo il Festival della Canzone di Sanremo nel 1978 col famoso brano Vacanze Romane; nel 1996 inizia la carriera da solista bissando il successo a Sanremo nel 2005. Nella sua lunga carriera ha interpretato tutti i generi musicali, cimentandosi anche in opere liriche e, come nel nostro concerto, in canti sacri, suscitando sempre grande emozione tra gli ascoltatori.

L' Orchestra da Camera del “Giovanni Paisiello Festival” è nata nel 2004 in seno all'omonimo festival promosso dall'associazione “Amici della Musica”; è stata diretta dai maestri Lorenzo Fico e Giovanni Di Stefano. Oggi è diretta dal maestro Vincenzo Milletarì, tarantino venticinquenne diplomato in direzione d'orchestra con il massimo dei voti. È stato allievo di Umberto Benedetti Michelangeli, attualmente allievo del corso di alto perfezionamento dell'Accademia Reale di Musica di Danimarca; è direttore assistente del Balletto Reale Danese e Svedese.

Il programma ha visto l'esecuzione dell'introduzione del terzo atto della “Traviata” di Verdi, di “Giovedì Santo” di Bonelli, di “Panis Angelicus” di Frank e “Kyrie” dalla Missa Lubba, cantati dalla Ruggero, di “Jone” di Petrella, “A mia madre” di Buzzacchino, “Aria sulla IV corda” di Bach e “Lo frate sole” di Rossi, anche questi due brani eseguiti da Antonella Ruggero, di “Mamma” di Rizzola“ e si concluso con il mottetto “Alla Desolata” di Marinosci eseguito dal giovane tenore Manuel Amati.

Prima di concludere la serata ha preso la parola Sua Eccellenza l'Arcivescovo che ha detto che questo concerto “é stata un'iniziativa pregevole che ci fa iniziare il percorso della Settimana Santa nel migliore dei modi”, e ha espresso gratitudine all'Arciconfraternita per la lodevole manifestazione; inoltre ha ricordato che il concerto di stasera si incastra in un anno eccezionale, straordinario che “vedrà i Misteri in Città Vecchia per il riscatto della Città Vecchia”.

E poi intervenuto il priore, Cav. Antonello Papalia, che ha ringraziato i presenti e l'Arcivescovo per le incoraggianti parole rivolte e Paolo Ruta che ha contribuito alla realizzazione del concerto. Insolito per la presenza di un'artista di fama internazionale, la Ruggero appunto. Inoltre ha ringraziato don Emanuele Ferro che nella sua presentazione della serata ha saputo leggere il cuore dei Confratelli, cogliendo quel particolare “se non sei confratello non puoi capire!” Prima di concludere, il Priore ha voluto ricordare il Cav. Enzo De Vincentis, prematuramente scomparso, che ha legato la sua vita per il bene delle Confraternite, specie quella dell'Addolorata, di cui era solerte segretario.

venerdì 27 marzo 2015

Attesa: dalla Quaresima alla Passione

Mattia Giorno

È il mio terzo articolo in cui, cari fratelli, mi trovo a parlarvi di “attesa”. Tutto è iniziato quando, qualche mese fa, vi ho scritto in merito al periodo di preparazione al Santo Natale. Dopo quel breve pezzo sull’Avvento e quanto ad esso collegato vi ho parlato di attesa intesa come momento di preparazione alla Quaresima; ed ora eccomi qui, per parlarvi di come la Quaresima ci prepara ai Misteri della Settimana Santa ed alla Pasqua di nostro Signore.


In realtà, prima di scendere nel dettaglio delle cinque domeniche che compongono questo periodo di digiuno ed astinenza, vorrei porre l’attenzione su una cosa che tutti noi ben conosciamo. Questo periodo, e perdonate l’arroganza, è vissuto dalla maggior parte delle persone come normale, semplici quaranta giorni in attesa di vedere, nella nostra città, il Pellegrinaggio della Vergine Addolorata e la Processione dei Sacri Misteri. Pochi, direi nessuno eccetto i confratelli, percepiscono questo momento come accade per l’Avvento, ossia intenso in fede e spiritualità.

Ma noi in realtà ben conosciamo l’ansia e l’impazienza che questi mesi ci trasmettono, ben sappiamo come questo sia il periodo più bello ed al tempo stesso più difficile che un confratello possa vivere.

Via Crucis, Adorazione della Croce, predicazioni quaresimali, concerti e via dicendo sino a giungere alla “gara”, evento in cui tra gioie e pianti ci apprestiamo a vivere, a mio modo, la parte più bella dell’anno. In tutto ciò però non dobbiamo dimenticare l’importanza che le singole cinque “domeniche in quadragesima” hanno per noi cristiani. È ormai comune che il tempo di Quaresima sia dedicato al digiuno, alla preghiera ed alla carità e che il colore liturgico sia il viola, è però meno conosciuto il senso ed il nome delle cinque domeniche che coronano le settimane quaresimali. Andando per ordine abbiamo la domenica Invocavit - Invocabit me, et ego exaudiam eum (Se mi invocherete vi ascolterò - salmo 91,15), la seconda domenica è invece la Reminiscere - Reminiscere miserationum tuarum (Ricordati, Signore, della Tua misericordia - salmo 25,6), la terza domenica Oculi - Oculi mei semper ad Dominum (I miei occhi sono sempre rivolti al Signore - salmo 25,15), la domenica Laetare - Laetare, Jerusalem (Rallegrati, Gerusalemme - Isaia 66,10) che è la quarta e prevede come colore liturgico il rosa ed infine la domenica Judica - Judica me, Deus (Fammi giustizia, o Dio - salmo 43,1). È quindi comprensibile come le domeniche di Quaresima siano un importante appuntamento di fede, indirizzate a far vivere in riflessione e preghiera l’attesa verso ciò che sappiamo essere la commemorazione della Passione.

Tutto questo si conclude con la domenica Palmarum - Domenica in Palmis, che oltre ad essere nella forma ordinaria del rito romano la domenica della “Passione del Signore”, è la domenica che da inizio alla Settimana Santa e prevede nel nostro caso specifico, come tutti ben sapete, dopo il vespro, la gara per l’aggiudicazione dei simboli, delle poste in pellegrinaggio ed in processione.

Questa diventa quindi per i confratelli una giornata molto cara che ci porta al termine dell’attesa quaresimale e ci prepara a trascorrere al meglio quello che sarà dei Riti della Settimana Santa. Non deve però diventare fine a se stessa, deve bensì essere preparatoria e deve essere partecipata con lo stesso spirito di fede, di preghiera e carità previsto per tutta la Quaresima. L’intera Quaresima deve per noi confratelli essere un momento di profonda intimità con Dio e di vera azione verso il prossimo perché non sia reso vano il sacrificio che nostro Signore ha dovuto compiere per noi.

Non ci resta allora che continuare a pregare e vivere con intensità questi ultimi giorni che ci separano da quanto è pensiero fisso per noi durante tutto l’anno. Conosciamo bene la difficile sensazione di attesa che proviamo già dalla fine delle festività natalizie ed in particolare dal mercoledì delle Ceneri, che apre ufficialmente, nel rito romano, il periodo di Quaresima.

Affidiamoci allora alla protezione della nostra Mamma Addolorata per terminare al meglio questi ultimi “fatidici” giorni di attesa come veri fratelli che parteciperanno e renderanno partecipi ai Misteri della Morte di Nostro Signore.

giovedì 26 marzo 2015

..Madre dolente.....


Claudio Capraro 

Muta, trafitta, immobile… così come la descrivono le splendide parole del mottetto alla Desolata, così sono stato ai Tuoi piedi.

Terminata la mia personale adorazione alla Croce nella domenica di quinquagesima, con le struggenti note delle marce ad accompagnare me ed il mio compagno nella navata della nostra chiesa, piegandoci a baciare le mazze ed infine ad adorare la Croce dei Misteri, e attraverso i fori del cappuccio vedevo Te, posta ai piedi del Tuo amato Figlio crocifisso. 

I lumi della base nera e argento che ardevano e, terminata la musica e sospinti dal suono della troccola, gli occhi fissi su di Te.

E abbarbicato a quella base lignea, ascoltando le note familiari delle marce più belle, e attendendo le poste dei confratelli che venivano dopo di me, sino all’ultima del Priore e del primo assistente, sono stato a contemplarti, a guardarti, a rivolgere a Te le mie preghiere. Un volgere continuamente gli occhi tra Te ed il corpo martoriato e trafitto del Cristo crocifisso.

L’ultima via Crucis, la quinta domenica di Quaresima. Tra meno di una settimana festeggeremo la domenica delle Palme, memoria del trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme, e soprattutto giornata fondamentale per tutti noi confratelli.
 L’appuntamento con le cinque Via Crucis domenicali, con le note melodiose di Marinosci e le parole di Metastasio, è volato; cinque domeniche passate in un baleno. Ripercorrendo il cammino del calvario, accanto a Cristo, volendo sostituirci al Cireneo o immaginando di poter essere comunque lì con sua Madre, con la Veronica, con le donne di Gerusalemme, ai piedi della sua Croce.

Tu, madre Addolorata con il tuo abito del lutto, stavi lì ai piedi della Croce; memoria di quel calvario dove con le altre due e con il discepolo amato stavi. Ed io sotto di Te, sotto la Croce, piccolo. A guardare le tue mani candide, il rosso cuore trafitto, il volto Tuo doloroso e bellissimo nello stesso tempo. Stava Maria nei pressi della Croce… ed io sono potuto stare un po’ di tempo accanto a Te. Ed è stato bellissimo.

mercoledì 25 marzo 2015

Le statue della Processione dei Misteri- Gesù Morto

Luciachiara Palumbo 

Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Ci avviciniamo alla fine di tutto e paradossalmente all'inizio di tutto… Tante parole sono state spese a proposito di queste ultime due statue in questo anno così particolare e importante. 

Vogliamo allora ripercorrere tappa dopo tappa l'origine della nostra passione, vogliamo immaginare i primi sguardi di ammirazione verso la "Morte" per eccellenza. Tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700 Taranto fu colpita da una pestilenza che mostrò i suoi pericolosi e orribili frutti.

Fu allora che il nobile don Diego Calò commissionò ad un cartapestaio di Napoli la realizzazione di due statue, il Gesù morto e l'Addolorata. I due simulacri, custoditi nella cappella gentilizia della famiglia nobiliare, erano soliti uscire Venerdì Santo in processione. 

Nel 1765 tuttavia un discendente di don Diego, don Francescantonio volle donare le due raffigurazioni alla confraternita che per zelo e devozione si distingueva, ovvero alla confraternita del Carmine. Quel venerdì santo una volta uscite dalla cappella non vi fecero più rientro ed invece entrarono a far parte di qualcosa di immensamente più grande. 

Varcato quel portone divennero il cuore pulsante di quella che poi venne chiamata La processione dei Misteri. Il nostro amore, la nostra cura per una tradizione così antica ruota attorno a questo momento della morte di Cristo, ruota attorno alla contemplazione di un semplice corpo esanime. 

Il figlio strappato dalle braccia materne, scoperto della propria protezione umana viene adagiato con dolcezza su un lettino. Sembra che dorma e davanti ai nostri occhi appare così chiara, così nitida l'immagine di Mamma che avvicinatasi gli accarezza il volto e canta una ninna nanna.

 Chi parla intorno a lei viene interrotto da questa scena straziante in cui Lei, la donna forte, precipita nel dolore e sussurra parole dolci, parole d'amore alla sua stessa fonte di vita… Il cammino deve riprendere ma Maria fa segno di fare silenzio, non si può svegliare il Creatore. 

I passi di quel funesto corteo si sentono su quel terriccio ma il silenzio di una morte senza eguali infonde paura. Il braccio di Gesù fuoriesce dalla preziosa bara ed allora ella accoglie tra le sue piccole mani la candida mano e la adagia sul costato. 

Ora tutto tace e quella carne martoriata viene riposta nella pietra e coperta con un lenzuolo bianco che assume le fattezze di un Uomo… Si chiude così una pagina della storia dell'umanità, una pietra rinchiude la sorgente d'amore nella sua bellezza mai persa…

martedì 24 marzo 2015

Due cuori e un cappuccio - terza parte

Luciachiara Palumbo

I sacrifici di una vita realizzarono il mio sogno e mi ritrovai a reggere il peso di una delle statue più pesanti, sulle mie spalle scivolavano le sdanghe della Cascata.

Ho avuto una persona al mio fianco che non ha smesso mai di supportarmi, non ha mai smesso di condividere il voler essere parsimonioso per aspirare a così tanto. Così le fatiche erano sopportate in due e non ero mai solo.

Quando infatti varcai quel portone, con la luce accecante dei riflettori che illuminavano la piazza, tra i tanti bambini assiepati al di qua delle transenne cercavo il mio piccolo ometto e la sua dolcissima mamma. In casa mentre preparavo i guanti da mettere nella borsa, il mio Matteo era saltato sul letto e con i suoi occhietti mi aveva supplicato di poterli indossare come faceva di solito quando impugnava la piccola troccola di mia moglie. 

Corso dalla mamma per suonare ne aveva provocato le grida perché quei guanti li aveva da poco lavati e non potevo sfigurare. Ma tra la folla quei due volti familiari non c'erano. La banda aveva appena iniziato a suonare e mi sarei dovuto abbandonare al dondolio e alla preghiera ma la testa era ferma alla sua immagine, non potevo iniziare nulla senza di lei.

 Per assurdo non vedevo l'ora che la marcia finisse, non vedevo l'ora di poter dare un passo e girare l'angolo, allora forse li avrei visti. Infatti fu così, mentre cercavamo di far ruotare la statua, un cappellino rosso si fece largo tra la gente e rompendo il silenzio gridò "papà, papà". Tutti i confratelli della squadra si voltarono per vedere chi fosse e guardandomi sorrisero. 

Da quel momento per me poteva considerarsi iniziata la mia processione dei Misteri. I pensieri che invasero la mia testa erano sempre gli stessi, erano sempre preghiere, erano sempre speranze, erano sempre ricordi tristi o felici.

 La stanchezza poi iniziò a farsi sentire ma non mancava molto e avrei potuto riposare. Nella Chiesa in un vai e vieni di confratelli su un banco c'era lei con il bambino in braccio che dormiva aggrappato al suo collo. Appoggiata la statua sui cavalletti le andai incontro e diedi due bellissimi baci sulle due fronti. Il tempo di rifocillarsi e anche io chiusi gli occhi sulla sua spalla. Fui svegliato da un piccolo sussurro "tocca a te".

 Ripreso il cammino il tempo passò velocemente e volevo ricominciare tutto di nuovo sin dal giorno in cui svegliandomi mi aveva dato il buongiorno dicendomi che era iniziato il nostro periodo, era iniziata la Quaresima. Così quando quel portone era di nuovo aperto e la Chiesa mi riaccoglieva nel suo tipico profumo di incenso voltai il capo indietro cercando i suoi occhi rossi. Instancabile come sempre davanti alle transenne mi vedeva rientrare per l'ennesima volta e per l'ennesima volta piangeva con me scaricando la tensione di un anno di attesa.

Sollevo il cappuccio in quella stanza vuota, lo piego, lo rinfilo nell'armadio e chiusa l'anta il mio sguardo cade su quella foto… Io e lei in abito di rito il giorno della mia aggregazione. Due volti giovani, due volti felici, due volti che sapevano di essere DUE CUORI E UN CAPPUCCIO.

lunedì 23 marzo 2015

A piedi scalzi

Umberto De Angelis

Per noi confratelli è naturale partecipare ai riti penitenziali nella Settimana Santa, come il pellegrinaggio del Giovedì Santo e percorrere le strade in abito di Rito a piedi scalzi e con il cappuccio calato sul volto.

Quando eravamo piccoli di quei “perdoni” ci ha colpito il fascino di quell’abito e il mistero di quegli uomini bianchi che camminavano a piedi scalzi. Prima lo abbiamo percepito come tradizione, poi da confratelli ne abbiamo compreso meglio il significato più autentico.

Quell’abito e quegli “accessori” che portiamo hanno ognuno un significato simbolico che ci caratterizza.

Il camice bianco rappresenta la veste battesimale; la mantella chiamata “mozzetta” di color crema, è del colore tradizionale della famiglia Carmelitana; lo “scapolare” che sulle due facce anteriore e posteriore ha impresso le parole “Decor” e “ Carmeli” (Decoro del Carmelo) è l’elemento più prezioso che caratterizza la spiritualità Carmelitana; il cappello nero a falde larghe bordato di azzurro insieme al bastone bianco chiamato “bordone” sono i simboli del pellegrino; il flagello sul lato sinistro, il cappuccio bianco calato sul volto e i piedi scalzi sono i simboli della penitenza. In mano il rosario conforta il pellegrino nella preghiera.

La presenza dei perdoni, proprio per il fatto che sono nel loro abito di rito, nell’anonimato del cappuccio che copre il loro volto, è testimonianza di Fede in mezzo al popolo. I confratelli partecipano ai Riti non per farsi vedere come uomini, ma per essere riconosciuti come comunità penitente, nel loro pio esercizio a vantaggio proprio e di tutti i fedeli che partecipano al loro cammino e all’adorazione di Gesù Eucarestia.

Quello che ci rende differenti, unici, uomini, sono proprio e solo quei piedi scalzi che molti si fermano a guardare, a fotografare, a riprendere. In quei piedi ci sono le storie personali di noi confratelli giovani e anziani, le strade che abbiamo percorso. Quelle dita che ritmicamente nel lento dondolio della nazzècata si staccano dal pavimento per poi spingere sulla strada, facendoci avanzare passo dopo passo, sono il contatto semplice con l’essenzialità della vita, con i valori veri spogliati del superfluo. I piedi e la strada sono freddi, come a volte lo è la nostra natura umana, ma durante il cammino piano piano quel freddo scompare, sentiamo dentro di noi il calore del Dono di Amore e di Riconciliazione che abbiamo ricevuto dal Signore che, fattosi uomo, ha percorso scalzo il suo Calvario, ci ha amati come fratelli e ci ha salvati.

venerdì 20 marzo 2015

Casa Confraternita: la tavola rotonda del 18 Marzo.

Antonello Battista
Nella serata del 18 Marzo nella Chiesa del Carmine si è tenuta la seconda tavola rotonda organizzata dalla nostra Arciconfraternita nell’ambito degli incontri di “Casa Confraternita”.

 L’incontro ha avuto come tema “ i Riti della Settimana Santa a Taranto” ed ha registrato come sempre una massiccia partecipazione di confratelli, parrocchiani e concittadini che hanno affollato la Chiesa del Carmine per assistere ad un dibattito davvero interessante e che molto tocca da vicino la nostra città in questo periodo particolare, in palpitante attesa del Triduo Pasquale, fulcro non solo della fede tradizionale tarantina ma soprattutto massima espressione dell’animo nobile di questa terra.

Ricchissimo ed ampio il parterre degli ospiti, personalità di spicco della società civile, del clero e del mondo confraternale. Sono intervenuti infatti: Antonio Liuzzi, già priore della Confraternita di Maria Santissima Addolorata e San Domenico, Franco Zito, già priore della nostra Arciconfraternita e attuale direttore dell’ufficio diocesano delle Confraternite, Augusto Ressa, sovrintendente per i beni architettonici della Provincia di Taranto, Josè Minervini, presidente della Società Dante comitato di Taranto, l’incontro è stato moderato da Domenico Palmiotti, capo servizio della sede tarantina della Gazzetta del Mezzogiorno, nonché nostro confratello.


Nello specifico gli interventi degli ospiti tutti interessantissimi hanno riguardato vari temi posti loro dal moderatore Palmiotti, i già priori Liuzzi e Zito hanno portato il loro bagaglio di testimonianze di esperienza in primis di confratelli e di priori come guida per i sodalizi, soffermandosi principalmente sulla storia riflettendo sulla vivacità della vita confraternale nei giorni nostri.

La prof. Minervini ha invece tracciato un interessante excursus tra le opere letterarie sulla Settimana Santa tarantina, dalla cronaca del Grand Tour nel Meridione di Janet Ross nella quale la scrittrice inglese descrive minuziosamente le processioni tarantine e l’animo con le quali i tarantini le perpetuavano, all’opera “Pater” di Cesare Giulio Viola, a Carlo Belli, sino alle opere si scrittori locali quali Caputo, Fella e lo stesso Liuzzi.

Tutti i relatori hanno oltretutto evidenziato la potenzialità socialmente aggregativa dei Riti della Settimana Santa di Taranto, unico momento di vera aggregazione sociale e unione reale tra le classi della società civile della città. 

La viva attenzione che il pubblico ha mostrato è stata totalmente catturata dall’intervento del dott. Ressa che ha tracciato il profilo artistico delle nostre due statue storiche di Gesù Morto e dell’Addolorata donateci dai Calò, alle quali noi tutti confratelli abbiamo sempre dato attenzione più al valore affettivo ed emozionale che a quello artistico e plastico, riscoperto in questa occasione come valore aggiunto di spiritualità e preghiere, una ragione in più questa per portare la bellezza di quei due simulacri impressa nei nostri cuori e nelle nostre menti.
 La serata è infine terminata coi saluti del priore Antonello Papalia che ha mostrato soddisfazione per l’esito positivo delle tavole rotonde che hanno arricchito il già ricco programma di eventi della nostra amata Arciconfraternita.

Visualizza qui il video dell'evento 

giovedì 19 marzo 2015

Misteri in città vecchia


Claudio Capraro

Certo arrivare all’angolo di piazza Carmine con via D’Aquino e girare a sinistra invece che a destra per la totalità dei partecipanti alla processione dei Misteri del 2015 rappresenterà comunque un momento seppur piccolo “di sbandamento”. Immagino che a partire dal Troccolante, sino alle forcelle che prendono posto alle spalle della Vergine Addolorata nessuno fosse, se non nato, almeno in grado di partecipare alla processione l’ultima volta che arrivata a quel punto si diresse verso il ponte girevole anziché verso piazza Immacolata.

Le statue, potessero parlare, lo ricorderebbero. Avrebbero tanto da dirci. Una volta passato il ponte ci potrebbero raccontare come in circa mezzo secolo, la città vecchia sia cambiata, sia stata abbandonata, si sia demograficamente svuotata. Ma le statue non parlano e allora, sia pure per un anno soltanto, spetta a noi ridare linfa a quella che è la culla di tutti quanti noi, la culla delle nostre tradizioni, la culla dei nostri riti. Spetta a noi riportare in maniera degna quelle statue tra i vicoli della nostra isola; con il nostro “decor” e con lo zelo che è presente nel nostro Dna e che determinò quella scelta fatta duecentocinquant’anni or sono.

Attraversiamo il ponte, scendiamo il Vasto, arrampichiamoci per Via Nuova, entriamo solennemente nel Duomo. E poi, percorrendo la strada Maggiore, stretti nell’abbraccio della folla, assaporando una sensazione nuova per noi “generazione delle transenne”, costeggiamo il luogo dove tutto ebbe inizio e dove le statue di Gesù morto e della sua Mamma Addolorata sosteranno sicuramente qualche istante, prima di prendere la strada per il rientro a casa. E sulle note di Jone, chiudendosi quel portone, si chiuderà anche un anno giubilare che è stato così ricco di avvenimenti e di celebrazioni che diventa difficile ricordarle tutte. Una cosa mi piace pensare; mi auguro che tutta la città, possa in questo anno, aver potuto godere del dono immenso dell’indulgenza plenaria che il Santo Padre, per il mezzo dell’Arciconfraternita del Carmine ha voluto elargire sì ai suoi iscritti, ma più in generale a tutta quanta la nostra Taranto.

Dal prossimo anno si torna per le vie del borgo umbertino, ma questo 2015 resterà impresso nella memoria e sarà riportato negli annali. Che lo zelo ed il decoro possano essere al centro di tutte le nostre azioni nei giorni del triduo.

mercoledì 18 marzo 2015

La Sacra Sindone

Luciachiara Palumbo

"C'erano là anche molte donne che avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. Venuta la sera, giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il Corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato".


Non abbiamo molte notizie storiche su di essa. Sappiamo che nel corso del tempo la croce è stata cambiata e che ha assunto il colore attuale nel 1978, anno in cui vennero anche sostituite le iscrizioni poste alla sommità sia della Sindone che del Crocifisso e della Croce dei Misteri.

Esse erano costituite dalla sola scritta in latino INRI. Nel 2013 il confratello Alessandro Liuzzi ha donato alla congrega tre nuove iscrizioni che riprendevano le antiche e originarie con le tre lingue: greco, ebraico e latino.

Sono conservate in segreteria e appositamente adagiate sulle tre croci per la Processione dei Misteri. Ad un primo sguardo questa appare la statua più semplice, la statua con meno valore e con meno importanza eppure c'è chi la vuole portare. Allora sorge spontanea la domanda: perché? Dobbiamo tornare di nuovo su quel monte allora… Dopo aver visto quella morte orrenda, dopo aver temuto per quella reazione così forte della stessa natura, dobbiamo entrare in quella sensazione di sconforto e al tempo stesso di solitudine. 

Non più siamo spettatori su quella roccia, ora più che mai ci sembra di essere dietro la Mamma pronti a sorreggerla nel caso cada all'indietro. Ebbene un terremoto e una forte folata di vento ci scombussola, gli occhi volti verso la croce per paura che cada e con essa anche Lui lì appeso… Ma poi… poi il silenzio muove i nostri passi e quelli di Maria che avanza verso il legno e con le lacrime asciuga i piedi insanguinati di Gesù. 

Le guardie la spostano e, presa una scala, staccano quel corpo per scenderlo lentamente. Mamma ha preparato un panno bianco e lo accarezza ricordando forse quando uno molto simile aveva stretto il corpicino del suo amore in una gelida mangiatoia.

 Le adagiano il figlio tra le braccia e lei si piega sulle ginocchia non solo per il peso ma per il dolore così forte, così forte che per un attimo dalle guance pallide sembra di capire che lo spirito stia uscendo anche da Lei… Lo guarda con quel sentimento immutato nel corso del tempo e lo stringe sicura così di riscaldarlo ancora una volta ma poi glielo portano via di nuovo…

... E questa volta per sempre. Cosa ne resta dunque di quel tempio privato di anima? Un panno candido con i segni visibili della sofferenza umana oscilla su una croce vuota… Un vuoto purtroppo colmato ancora oggi da chi per amore di Cristo offre la sua vita

lunedì 16 marzo 2015

Il Crocifisso Miracoloso torna a "casa"

Valeria Malknecht

Lo scorso venerdì 13 marzo, con una familiare quanto partecipata liturgia stazionale, i confratelli e le consorelle del Carmine hanno avuto l’onore di riaccompagnare il Crocifisso Miracoloso nella Chiesa a Lui titolata.
Il freddo pungente di marzo ci ha ricordato che l’inverno non è ancora finito e sono certa che in tanti si sono augurati che le temperature possano diventare più miti durante la Settimana Santa.

L’eccezionalità e la solennità dell’evento (in molti, infatti, sanno che il prezioso Simulacro viene portato in processione in rarissimi casi), si sono unite alla semplicità della preghiera dei fedeli: sia dei confratelli che componevano il corteo processionale, sia dei passanti che, seppur presi dal loro gran correre, hanno sostato anche solo per pochi minuti davanti alla Croce.

La bellezza del Crocifisso è qualcosa di inspiegabile. E chi, come me, ha avuto la possibilità di adorarlo e di vederlo da vicino, ha potuto ammirarne tutte le sue particolarità.

Ogni crocifisso presente in ciascuna delle nostre Chiese ci ricorda il sacrificio di Gesù ma, a mio parere, solo attraverso Quel S.S. Crocifisso possiamo davvero intuire di quanta e quale sofferenza Egli sia morto e di quale crudeltà l’uomo sia stato capace.

Il sangue che pare colare davvero dalle mani e dai piedi, i buchi profondi dei chiodi, il costato trafitto, i lividi così ben definiti, lo sguardo di un uomo martoriato e gli occhi che cercano pace, dopo tante percosse e tanto dolore.

Lo scorso venerdì, il quarto venerdì di quaresima, quella Croce così bella, quanto segno “crudele”, ha nazzecato fra le strade della nostra città.

Un simulacro sicuramente difficile da portare, tanto che alle sdanghe c’erano ben dodici confratelli.

Dodici, come gli apostoli.

Questa nostra piccola Via Crucis, è stata una occasione per far incontrare il S.S. Crocifisso con la città, ricordandole che tempo di Quaresima significa stare allerta e vigilare con opere di carità, penitenza e digiuno.

Perché la redenzione passa attraverso la penitenza. Non tanto quella corporale, ma del cuore.

E non c’è redenzione se non attraverso la Croce.

Non a caso, durante la liturgia stazionale, siamo soliti recitare “Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo”.

Ognuno di noi, come Gesù, porta la propria Croce.

La perdita di un figlio o di una persona cara, la malattia, la solitudine, la lontananza dalla famiglia, l’assenza di una occupazione, sono alcune delle tante Croci con cui gli uomini del nostro tempo convivono ogni giorno.

E se a volte la Croce è troppo pesante da portare, allo stesso tempo è da quella stessa Croce che, inspiegabilmente, riusciamo a trovare la forza per andare avanti.

La piccola processione si è conclusa con la celebrazione della S. Messa nel Santuario del S.S. Crocifisso, concelebrata dal suo parroco Don Antonio e dal nostro padre spirituale, Don Marco.

Di ritorno alla Chiesa del Carmine, ha avuto inizio l’adorazione del S.S. Sacramento.

Per l’occasione, la nostra Chiesa è rimasta aperta tutta la notte, dando modo a quanti lo volessero di fermarsi in preghiera davanti al S.S. o di confessarsi.

Queste belle occasioni di preghiera sono un dono che ci viene offerto e che noi a nostra volta offriamo agli altri.

Il tempo di Quaresima, il nostro tempo di Quaresima, non è solo preparazione alla Settimana Santa, ma è anche questo.

Visualizza qui il video realizzato da Gabriele Conte

giovedì 12 marzo 2015

TAVOLA ROTONDA: “LA PIETÁ POPOLARE DELLA PASSIONE DI CRISTO NEL MERIDIONE”

Luca Tegas
Mercoledì 11 marzo, nei saloni della nostra Confraternita, si è tenuta la prima delle due Tavole rotonde organizzate in occasione della celebrazione dei 250 anni della Processione dei Misteri e con la collaborazione della Gazzetta del Mezzogiorno.

L’incontro, moderato da Domenico Palmiotti, capo servizio della Gazzetta del Mezzogiorno di Taranto e nostro confratello, ha visto la partecipazione di illustri ospiti che hanno relazionato sul tema della “Pietà popolare della passione di Cristo nel meridione”.

Il primo intervento è stato quello dell’Vescovo di Castellaneta S.E Mons. Claudio Maniago che ha subito evidenziato come la pietà popolare sia oggi una forte espressione del territorio e del suo popolo, che nelle diverse sensibilità vede anche la caratterizzazione della stessa. Monsignor Maniago ha poi sottolineato che la manifestazione della pietà popolare non si lega ad un concetto intellettuale ma bensì a quello esistenziale e vitale che è linfa della fede cristiana: il folklore genera curiosità, la pietà popolare permette invece di esprimere la fede. A tal proposito le confraternite giocano oggi un ruolo molto importante che oltre ad essere luogo di aggregazione, diventando strumento di diffusione della Parola.

Secondo intervento quello di Francesco Stanzione, confratello dell’Arciconfraternita della Morte dal Sacco Nero di Molfetta, che ha ripercorso molto rapidamente le tappe della nascita della stessa confraternita. Nasce nel 1613, quando tutta Italia era colpita dall’epidemia di peste e le strade di Molfetta erano colme di cadaveri abbandonati; un gruppo di cittadini decise dunque di riunirsi con lo scopo di seppellire i cadaveri degli indigenti vestendo di un sacco nero per rimanere anonimi. Oggi l’Arciconfraternita dal Sacco Nero ha abbandonato l’originaria vocazione per dedicarsi al culto della Vergine Addolorata.

Molto interessante è stato il passaggio sui cortei processionali curato da Roberto Clementini, segretario generale della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia. Lo stesso ha sostenuto come il folklore debba essere a servizio della fede; le processioni del venerdì santo sono le uniche che trovano rispondenza nelle Sacre Scritture.

L’aspetto “mediatico” della pietà popolare è stato poi analizzato dal Direttore di Studio100 Walter Baldacconi, che ha precisato come le processioni tarantine siano oggi uno dei momenti più alti della programmazione televisiva locale e che vede come spettatori tutti i tarantini fuori sede o che, per motivi di ogni genere, non possono essere presenti fisicamente in piazza Carmine o sul Pendio di San Domenico.

L’incontro, che ha visto una massiccia presenza di confratelli tanto che la sala non è stata sufficiente a contenere tutti, si è chiuso con un intervento del Priore Antonello Papalia che, oltre ad aver ringraziato gli intervenuti, si è brevemente soffermato sulla crescita delle confraternite oggi e sulla passione e sulla fede che i confratelli mettono ogni giorno in quello che fanno.

Appuntamento a mercoledì 18 con il secondo appuntamento dal titolo “I riti della Settimana Santa a Taranto”.

Visualizza qui il video dell'evento

La reliquia della Sacra Spina

Umberto de Angelis
Uno degli strumenti della Passione di Cristo rappresentato anche nelle nostre statue dei Misteri è la corona di spine. Le statue di Gesù con la corona di spine sono: La colonna, Ecce Homo, il Crocifisso e Cristo Morto.

La Corona di spine o Santa Corona è attualmente conservata presso la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. La tradizione ritiene che essa sia stata custodita dai discepoli di Gesù dopo la sua crocifissione, e che, sin dalla chiesa delle origini, fu oggetto di venerazione.

La Corona di spine consiste in un cerchio intrecciato, del diametro di 21 cm, di rami spinosi di piante che si potevano trovare nella zona di Gerusalemme, probabilmente la malaspina. È tutt'ora custodita nel tesoro della cattedrale di Parigi, ed è mostrata ai fedeli ogni Primo Venerdì del Mese e durante la Settimana Santa.

Gli studiosi sono oggi concordi nel ritenere che la coronazione di spine del Cristo da parte dei soldati romani, fosse qualcosa di culturalmente più riconducibile ad una crudele parodia della “corona civica” indossata dagli imperatori. Questa corona era una decorazione militare offerta dai soldati a chi salvava la vita ai cittadini di Roma, spesso dopo una battaglia o una guerra, ed era divenuta una regalìa fissa dopo Augusto.

Le prime notizie storiche dell'esistenza di questa corona risalgono all'anno 409 d.C. San Paolino da Nola menziona la Sacra Corona come una delle reliquie della passione conservate nella Basilica del monte Sion di Gerusalemme.

Da questa sede nel VII secolo la Corona fu trasferita a Bisanzio, a causa dell'occupazione araba dei luoghi santi. Nel 1063 è stata accertata la sua presenza a Costantinopoli. L'imperatore di Costantinopoli Baldovino II, trovatosi in gravi difficoltà finanziarie, dette in pegno la Santa Corona presso i banchieri veneziani. Fu allora che il re di Francia, San Ludovico (Luigi IX), che riuscì ad acquistarla. Nel 1239 la Corona giunse a Parigi, dove fu custodita nella Sainte Chapelle, appositamente edificata dal re per ospitarla. Qui rimase fino alla rivoluzione francese. Nel 1791 fu consegnata come patrimonio nazionale alla Biblioteque Nationale.

Dopo il concordato del 1801 la Corona fu restituita all'arcivescovo di Parigi, e nel 1806 fu assegnata al tesoro della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, perché fosse custodita dai canonici della cattedrale, e sotto la custodia statutaria dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.



Nel corso dei secoli molte delle spine della corona furono separate da essa e donate, a vario titolo, sia dagli imperatori bizantini che da quelli francesi. Se ne contano una settantina, distribuite in varie parte del mondo, anch'esse oggetto di venerazione da parte dei cristiani. [Notizie storiche e foto tratte dal sito Cathopedia – enciclopedia cattolica].

mercoledì 11 marzo 2015

Il Crocifisso

Luciachiara Palumbo 

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia". E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: "Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!". Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.


La statua all'interno della Chiesa non si mostra completamente al nostro sguardo, nascosta dalla volta del portone.

 La nazzicata viene interrotta bruscamente e quel Gesù viene abbassato per compiere quel passaggio e apparire in piazza, accolto dalle lacrime dei fedeli.

Il memorabile Nicola Caputo, già precedentemente citato, elaborò all'interno dei suoi scritti alcune ipotesi circa l'origine di questo simulacro. Dovendo essere il primo dopo il Gesù morto e l'Addolorata, la sua fabbricazione dovrebbe risalire alla fine del 1700, inizi del 1800.

L'autore probabile, a detta del nostro storico, dovrebbe essere stato il cartapestaio Surgente per la forma del petto di Cristo considerata come marchio di fabbrica dello stesso. In tutto il suo splendore viene nuovamente rialzato una volta entrato nel cuore della città, una volta immerso nel bagno di folla. 

Quando i confratelli lo caricano sulle spalle e quindi lo sollevano sembra di poter assistere alla scena in cui da terra quel durissimo legno venne innalzato e quel corpo straziato precedentemente mostrò tutto il suo dolore a chi assisteva impotente.

Gli occhi socchiusi e le labbra semi aperte in quel modo fanno percepire un sospiro o forse un grido. Deve aver abbassato il capo per quel bruciore così intenso proveniente dalle piaghe inflitte dalla lancia o proveniente dal sangue caldo che colava giù dalle mani e dai piedi. L'osso della spalle fuoriesce da essa dopo averlo tirato come fosse stato fatto di gomma. 

E' stanco Gesù, sono state ore lunghissime… ma non è il tempo, non è la durata dello strazio a sfinirlo… Il dolore fisico si fa da parte e cede il posto a quella profonda sensazione di solitudine e a quella resa incondizionata davanti alla morte. 

La vede avvicinarsi a Lui lentamente, ne avverte il respiro gelido e, restio, tenta ancora una volta di divincolarsi ma poi ne è assorbito totalmente… Sospira, grida, invoca pietà per l'ultima volta e lo spirito, lo spirito di uomo divino abbandona e abbraccia contemporaneamente ognuno di noi…

martedì 10 marzo 2015

La settimana del Crocifisso nella Chiesa del Carmine.

Antonello Battista 

Nella serata di Domenica 08 Marzo si è aperta la Settimana de Crocifisso, fortemente voluta dal nostro Padre Spirituale Mons. Marco Gerardo ed il Parroco della Parrocchia Santuario del SS. Crocifisso Padre Antonio Calvieri, per consolidare e prolungare i rapporti di collaborazione tra le nostre due comunità sorelle accomunate dall’amore per la Vergine del Carmelo.

La Celebrazione Eucaristica serale ha dato ufficialmente il via alla settimana in onore del veneratissimo Crocifisso del Padri Carmelitani, il cosiddetto Crocifisso miracoloso tanto caro ai tarantini, che esce dalla “sua casa” solo in occasione degli anni giubilari o per esplicita volontà dell’Arcivescovo. È perciò una gioia immensa la nostra Arciconfraternita poter ospitare questa antichissima effige di Gesù crocifisso, anche perché al di fuori delle occasioni ordinarie di traslazione, questo simulacro non è mai stato portato in nessuna altra parrocchia in epoche recenti.

La parte più emozionante della serata è stata senz’ombra di dubbio l’Adorazione della Croce che ogni Domenica di Quaresima noi confratelli compiamo in abiti borghesi. Per l’occasione la croce da noi venerata non è stata la solita croce nera poggiata all’altare, ma proprio il Crocifisso dei Padri Carmelitani. 

All’uscita in posta dalla cappellina laterale della Chiesa del Carmine, alla vista di quel Crocifisso maestoso che imponente campeggiava di fronte all’altare maggiore, per un attimo ti si fermava il cuore ed lo sguardo era attirato da quel volto reclinato e spirante. Arrivatone al di sotto poi al momento dell’atto di adorazione ti sentivi piccolissimo e in questo senso di prostrazione potevi appieno comprendere e celebrare la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.

 Il sangue che sgorga dalle mani e dai piedi di quell’effige ti incute un senso di pietà che ti raggela l’anima ed in quell’istante vorresti davvero addossarti quella sofferenza, caricarti quella croce per sgravare dal peso del peccato colui che ci ha creato e che ci ama con amore incondizionato tanto da renderci eredi del suo regno attraverso il sacrificio della croce, strumento di supplizio per molti, ma porta della salvezza per noi Cristiani.

L’atmosfera soffusa e la presenza alla destra del Crocifisso della sua Santissima madre Addolorata, sono stati il coronamento di una funzione quanto mai emozionante e che ha colpito l’anima e la coscienza di ogni confratello che ha adorato quella croce miracolosa, e davvero un po’ tutti abbiamo provato nel profondo quel senso di conversione che deve caratterizzare la Quaresima di ogni buon Cristiano, in attesa della promessa pasquale di resurrezione e di vita eterna.


La “Settimana” inoltre prevedrà nel suo ricco programma due celebrazioni straordinarie una il Lunedi e una il Giovedì, rispettivamente con l’antico rito tradizionale in Latino la prima e con rito Ambrosiano la seconda; infine Venerdì 13 il Crocifisso verrà riconsegnato ai Padri Carmelitani in corteo processionale con una liturgia stazionale per le strade del Borgo, al termine alle ore 19.00 nella Chiesa del Crocifisso sarà celebrata la Santa Messa di chiusura della Settimana del Crocifisso.

lunedì 9 marzo 2015

Teco vorrei ....


Antonello Battista 


Teco vorrei Signore
Oggi portar la Croce;
Nella Tua doglia atroce
Io ti vorrei seguir.
Ma sono infermo e lasso
Donami, deh, coraggio
Acciò nel mesto viaggio
Non m'abbia da smarrir.
Tu col divin Tuo sangue
Vanne segnando i passi
Ch'io laverò quei sassi
Col molto lacrimar.
Nè temerò smarrirmi
Pel monte del dolore
Quando il tuo santo amore
M’insegni a camminar.


Questo è il canto d’ingresso della nostra amata via crucis del padre Serafino Marinosci, che ogni Domenica sera riempie d’armonia con le sue struggenti note la Chiesa del Carmine.

Il mio pensiero, il mio spirito ogni Domenica sera di Quaresima è spinto al silenzio ed al raccoglimento da queste poetiche parole.

Ed è con te Signore che voglio camminare sulla via del Calvario, i drammi e gli affanni della vita sono la mia croce che presento a te e che con te voglio portare sulle spalle per non lasciarti solo in questo doloroso cammino.

La mia natura umana mi rende fragile e debole per sopportare un fardello così pesante, ma solo tu puoi donarmi il coraggio per giungere sul Calvario della vita sollevato dal tuo immenso amore, solo tu puoi alleviare le mie sofferenze; tu che caricato delle croce non hai esitato a consolare la tua dolente madre e le donne di Gerusalemme che piangevano per te, consola anche il mio pianto di figlio amorevole che in questa terra vuole solo compiere la tua volontà.

Le mie lacrime, laveranno il tuo sangue versato sulla lunga strada del dolore, quel preziosissimo sangue che è per noi bevanda di salvezza ed unica fonte di vita per la remissione dei peccati.

Insegnami Signore Gesù a camminare accanto a te, in ogni circostanza della mia esistenza, sia la tua sofferenza sollievo per le mia preoccupazioni, siano le tue mani intrise di sangue la mia guida ed il mio sostegno, ti accolgo nella mia vita mio Dio e mio Signore, voglio con te portare la croce, per aspirare dopo il supplizio dei Calvario dei miei giorni, alla resurrezione in te e con te.

giovedì 5 marzo 2015

Due cuori e un cappuccio - seconda parte

Luciachiara Palumbo 

Mi ero svegliato con un cielo nerissimo e avevo iniziato a sbuffare.

Speravo che queste nuvole passassero e che un insolito sole potesse nascere. Era tutto pronto, la mozzetta appesa davanti al mio letto mi aveva dato il buongiorno, 

Ogni singola medaglia del rosario era stata accuratamente lucidata, cappello, cappuccio e guanti erano piegati sulla sedia affianco al cellulare che vibrava.

 Era lei che in ansia cercava di essere tranquillizzata proprio da me che avevo motivo di esserlo. Ma nonostante tutto fui io a calmarla e le diedi appuntamento un' ora prima della mia uscita. 

Lì in perfetto orario, al solito angolo, mi aspettava tutta nervosa e guardando in alto si assicurava che non piovesse. Pensai a quanto mi sarebbe piaciuto avere lei al mio fianco con quel ritmo unico che ci contraddistingueva, ma sapevo con certezza che nella mia testa come nella sua saremmo stati noi due la decima posta di città. Mi avvicinai, la baciai e così iniziò a sorridere… del resto al di là della pioggia questa era la mia prima volta con i piedi a terra. 

Lo ricordo ancora quel freddo marmoreo che mi scosse facendo si che un brivido scendesse lungo la schiena. Quando varcai il portone cercai immediatamente i suoi occhi tra la folla di persone che a stento mi permetteva il passaggio.

Ma come li vidi mi rassicurai e fui pronto a percorrere il lungo cammino che mi attendeva. Tutto scorreva velocemente intorno a me, i flash, i bambini che mi toccavano, il vociare della gente non mi distoglievano dai miei pensieri. 

Solo lei era immobile alla mia sinistra e sembrava nazzicasse insieme a me. Questo fu il primo dei momenti in cui nei miei occhi c'erano i suoi e quel cappuccio nascondeva anche il suo volto. Da quei forellini il mondo così piccolo era diventato anche il suo.

 Non ci fu pellegrinaggio in cui la mia emozione non fosse anche la sua.

mercoledì 4 marzo 2015

Una serata a tutta "Congrega" !

Salvatore Pace
Ieri sera alle ore 19.30 si è tenuta, nella nostra Chiesa, l'Assemblea degli iscritti al Sodalizio, attività fondamentale per tutti gli appartenenti alla Confraternita.

Dopo le rituali preghiere e i saluti del Priore e del Padre Spirituale si è passati subito ai punti all'ordine del giorno con la relazione del Cassiere prima e del presidente del collegio dei revisori dei conti, poi, che hanno rispettivamente descritto il bilancio consuntivo 2014 e riferito sulla relazione di controllo dello stesso bilancio.

Gli interventi dei confratelli Mancarella e Buzzacchino sono stati salutati con un fragoroso applauso per la loro chiarezza e precisione e il bilancio, in attivo per circa 120000 euro, è stato approvato a maggioranza con tutti favorevoli e un astenuto.

Il secondo punto sono state le comunicazioni del Priore in merito alla prossima Settimana Santa.

Il Priore ha riferito in merito alla riunione tenutasi in Questura con le massime cariche dell'ordine e della sicurezza pubblica a Taranto che hanno sposato l'idea della Processione dei Misteri in città vecchia, portando in quella sede ognuno il suo contributo affinchè lo straordinario evento che andremo a vivere possa essere svolto in totale serenità da noi Confratelli e dalla città tutta.

Un Priore visibilmente emozionato ha ringraziato infine tutti i suoi collaboratori e ha augurato a tutti i Confratelli di partecipare, ognuno a suo modo, nella maniera più responsabile e decorosa all'avvenimento che la nostra Congrega si appresta a vivere.

Sono state presentate le serate di casa confraternita che l'11 e il 18 marzo saranno caratterizzate da due tavole rotonde di alto spessore culturale su temi importanti come le tradizioni nel sud Italia e la Settimana Santa a Taranto con ospiti e moderatori che arricchiranno culturalmente ogni intervenuto e di cui daremo dettagli in uno speciale articolo per l'occasione. Chiuderà il ciclo di incontri martedì 24 marzo un "Concerto per i Calò".

Dall'8 al 13 marzo, infine ha comunicato il Priore. il SS Crocifisso custodito nella Chiesa omonima sarà ospite nella nostra Chiesa e domenica 8 marzo l'Adorazione alla Croce terminerà proprio ai piedi del miracoloso Crocifisso che, venerdì 13 alle ore 18,30, verrà traslato in Processione durante una liturgia stazionale che terminerà proprio con la celebrazione eucaristica al Ss.Crocifisso.

Al termine dell'Assemblea è stata benedetta da Mons. Marco Gerardo la stanza del secondo piano destinata ad archivio storico ed ufficio del priore oltre che a "sala museo" dove sono esposti simboli e statue della nostra Confraternita.

Della cerimonia qui di seguito qualche fotografia scattata da me e dal confratello Hashan Perera per chi è lontano o per chi, causa motivi personali, non può recarsi in Casa Confraternita.















martedì 3 marzo 2015

La Cascata

Luciachiara Palumbo 
«Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno».

Su un balcone basso una bambina dalle trecce bionde allunga la manina tra le sbarre e con sforzo cerca di accarezzare il volto di quell'uomo che la guarda. 

Di nuovo torna a guardare in alto la guida di questo nostro viaggio, di nuovo in un sorriso di dolore volge i suoi occhi al Padre e un po' a tutti noi se da un piano rialzato lo fissiamo intensamente. 

Ecco una delle statue più amate, ma perché? Non è solo la bellezza dei particolari costruttivi perché tutte in egual misura e in egual modo sono così belle e così profondamente vere che non si può non immedesimarsi nel dolore di una ferita che squarcia la pelle o nel freddo liquido che scende lungo la fronte. 

Particolari poi che la resero difficile da costruire. Il priore di allora ci teneva particolarmente a questa rappresentazione e la commissione così ricca di misure da rispettare sicuramente fece penare il povero cartapestaio che riuscì a realizzare una croce scomponibile in tre parti. L'attuale colore ligneo risale al 1978, quando il marrone chiaro andò a sostituire il nero precedente.

Questa semplice cartapesta è il simbolo dei nostri dolori, è simbolo di ogni nostro peso, è simbolo di tutte le volte in cui non ce la facciamo, in cui tutto sembra perso e le braccia non sono più capaci da sole di sollevare una apparente sconfitta.

 Incastriamo i nostri occhi nei suoi, vorremmo capire come potè sopportare quella pena e come fece ad amare lo stesso anche i suoi persecutori. Caduti sotto i nostri errori, caduti sotto le nostre sofferenze vorremmo darci per vinti e lasciarci morire nella solitudine più assoluta. E poi il nostro sguardo lo allontaniamo, troppo intenso il suo, troppo buono, troppo dolce e piano piano veniamo svestiti della nostra sicurezza e la vergogna appare… quanto, quanto possono essere miseri i nostri lamenti. 
 
Quanto è bello scappare dagli ostacoli della vita, quanto è bello allontanare le prove e tutto ciò che per noi non è buono. 

Ma Gesù non si sottrae, impugna col braccio destro quel legno e col sinistro fa leva per alzarsi, conficca le dita nel suolo e sollevando il capo implora aiuto a noi, a Lui, a tutti. "Pietà, pietà di me o uomo o donna che mi guardi, pietà di me o Padre".

lunedì 2 marzo 2015

La Confraternita

Luciachiara Palumbo 

I saloni della nostra Confraternita hanno visto l'abbraccio fraterno tra cultura e religiosità lì dove la pietà popolare diventa identità e radice storica di un popolo, quello tarantino. 

Il nostro priore Antonello Papalia ha accolto nella serata del 25 Febbraio l'assessore alla cultura nella persona dell'avvocato Vincenza Vozza. 

L'assessore ha desiderato fortemente questo incontro per sancire strettamente la collaborazione tra il Comune e questa realtà cittadina, fonte di orgoglio per il nostro territorio. La nostra città pare ora divisa in vari frammenti, in vari pezzi di un puzzle che nessuno riesce a ricomporre. Obiettivo comune dovrebbe dunque essere ricostruire le fondamenta sulle quali è stato edificato il grande capolavoro che è Taranto stessa. 
Come fare ciò? Appare lineare la risposta dell'avvocato Vozza a tal proposito "valorizziamo ciò che abbiamo", questo deve essere il punto di partenza di un grande scossone delle coscienze. 

La confraternita risponde attivamente a tale sollecitazione e si mostra del tutto disponibile ad una collaborazione sempre più efficace affinché i giovani, nostro futuro, possano trarre dalla cultura di un popolo le armi e i mezzi per essere i rinnovatori e i protagonisti di un domani, ai giorni d'oggi, molto incerto.

E' nella voglia di incontro e di unione che deve risorgere una città addormentata e di certo questo evento deve servire da esempio così che non restiamo pigri guardando passarci tutto davanti ma possiamo anche noi metterci la faccia e risollevare un destino che proprio non piace, un destino ingiusto… L'unione fa la forza e noi siamo la forza di un Taranto dormiente…

domenica 1 marzo 2015

A tuzzate !



Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo una poesia di un confratello, Aldo Salamino, già collaboratore del Nazzecanne Nazzecanne prima versione, a tuzzate, in onore alla bussata del troccolante..buona lettura !   




A tuzzate

Aspìtte Frate’!.. 
Aspìtte! Scìnnele ‘stu bordóne! 
‘U se’ ca quànne tùzze ste’ spìcce ‘a prucessióne? 
Quànne jàpre ‘stu purtóne, 
e ‘u córe, zùmbe ‘ngànne, 
tòtte ‘a cettà s’abbràzze 
nazzecànne…nazzecànne. 
Quànne ‘a Madònne tráse, 
oramáje: “Tùtte è combiúte!
” Te siènde afflìtte e súle
e sènza cchiù ‘n’aiúte. 

Copyright © 2014 Alessandro Della Queva prove