lunedì 29 giugno 2015

Signore dove sei ?

Mc 4,35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono.


Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato la scorsa domenica ci offre uno spunto di riflessione importantissimo sulla nostra vita quotidiana, sul nostro essere cristiani e sull’importanza della nostra fede. Metaforicamente la nostra vita è rappresentata dal mare in tempesta ed i nostri dubbi, la nostra rabbia i nostri affanni, sono gli stessi dei discepoli, che richiamano Gesù che dormiva a poppa della barca. È esattamente lo stesso dei discepoli il nostro atteggiamento nei confronti dei dolori quotidiani, quando sentiamo che lo sconforto ci ha vinto, quando sentiamo il Signore lontano da noi, quando crediamo che addirittura dorma piuttosto che curarsi di noi.
 

Ed è proprio in quel momento che sentiamo il bisogno di gridare: “Gesù dove sei?, Signore perché permetti tutto ciò?”. È il nostro richiamo di figli a che il Padre faccia qualcosa a che il Padre abbia misericordia di noi. Dobbiamo sforzarci di pregare il Signore, dobbiamo ridestare il suo amorevole sguardo verso di noi, non dobbiamo mai stancarci di gridare ed invocare il suo aiuto, perché la risposta ai nostri tormenti è ciò che Gesù compie nel brano del Vangelo, che svegliatosi intima al mare di placarsi ed al vento di tacere. 

La sua risposta ai discepoli è invece l’essenza della nostra natura umana, Gesù risponde: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”, quella domanda è rivolta a noi. perché dubitiamo del Signore, perché non riusciamo a scorgere la sua presenza? Perché non riconosciamo la sua regalità, ma soprattutto perché incolpiamo il Signore per le nostre fragilità e le nostre debolezze?


La fede va alimentata, la fede va accresciuta giorno per giorno, come la pianta di senape della parabola, non cessiamo mai di cercare Gesù, non smettiamo mai di pregarlo, riconosceremo in lui la sua regalità e la sua onnipotenza cosi come han provato i discepoli, la nostra vita sarà più completa più semplice e più bella con la consapevolezza della presenza di nostro Signore Gesù e del suo infinito amore.

mercoledì 24 giugno 2015

Figli di Maria

Luciachiara Palumbo 

Maria è la mamma di tutti e la mamma di ognuno.

Nei momenti più dolorosi ci piace invocarla in un’intima preghiera per rafforzare quello stretto legame personale che si instaura tra noi e Lei. 

Ma questo attaccamento che fa di noi degli innamorati di Maria è reso ancor più forte quando ci stringiamo attorno ad altri fratelli in Cristo che come noi indossano lo scapolare carmelitano. Scatta in noi un qualcosa, scocca una scintilla con un pizzico di curiosità e diventiamo gioiosi di conoscere le loro tradizioni, i loro usi e la loro devozione. Cosa nasce dall’incontro? Nulla. 

La fratellanza non Nasce ma si Riconosce nel cuore emozionato di chi ci racconta, di chi descrive e di chi fissa con la nostra stessa intensità gli occhi della Vergine… Questa è il clima di famiglia che si è potuto vivere in una semplice domenica di Giugno, in una semplice giornata che segnava la tappa conclusiva dei nostri aspiranti novizi.

Il ritiro spirituale ha la funzione di tirare le somme di un anno ricco di emozioni e di completare la loro formazione ma posso dire con certezza che ha dato un insegnamento doppio anche a noi che già siamo confratelli e consorelle. Da una parte c’è stata in noi una riscoperta del silenzio e della pace che possono nascere solo dalla preghiera. 

Il Santuario a cielo aperto dedicato alla Madonna del Camine ci ha permesso di camminare e di riflettere su noi stessi, su cosa realmente vogliamo e di ascoltare nel vento la voce di Dio. E’ necessario fermarci nonostante la frenesia dei nostri giorni e delle nostre attività, ci ha detto don Marco riflettendo sul brano del Vangelo. Ma l’amore verso Dio non può esistere se non vi è l’amore per l’altro. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. 

Le ore trascorse insieme tra risa e preghiere conducevano alla ricerca del vero volto di Cristo il cui specchio sono gli occhi della Mamma. Conoscere Maria significa tuttavia conoscere noi stessi nel profondo, interrogare la nostra anima e amare smisuratamente i fratelli che vedono nello scapolare l’unica vera scala verso il Paradiso.

Al termine della giornata tutti potevamo ritenerci soddisfatti e arricchiti nell’aver ritrovato noi stessi e nell’aver trovato l’altro, il prossimo. L’accoglienza ricevuta dalla confraternita del Carmine di Mottola ha mostrato come i nostri cammini spirituali siano paralleli e comuni in tutte le sfaccettature che vanno dalla devozione per la Madonna del Carmine alla cura dei riti della Settimana Santa… 

La famiglia Carmelitana fonde in un cuor solo Maria e Cristo, la madre e il figlio, il grembo ed il frutto. Il mio augurio verso coloro su cui calerà l’abbraccio di Mamma è quello di sentirsi sempre orgogliosi di far parte di una vera famiglia, di mostrare a tutti nonostante le invidie e nonostante i giudizi che la vera gioia è in Dio e non nel mondo che ci circonda…

martedì 23 giugno 2015

In ritiro a Mottola

Umberto De Angelis

Domenica 21 Giugno si è svolto il ritiro spirituale dei prossimi novizi e novizie, a conclusione dell’anno di preparazione e formazione iniziato a Novembre 2014.

Il ritiro si è tenuto presso il Santuario della “Madonn Abbasc” dedicato alla Madonna del Carmine, nella zona delle chiese rupestri a Mottola.

Il nutrito gruppo dei partecipanti oltre agli aspiranti ha visto la partecipazione del Padre Spirituale Don Marco che ha condotto la meditazione e la celebrazione dell’Eucarestia, del Priore del Vice Priore, del Segretario, dei Maestri dei Novizi e di una compatta rappresentanza del Consiglio di Amministrazione della nostra Confraternita. Hanno accompagnato, partecipato e fatto sentire il loro sostegno anche alcuni parenti e amici dei prossimi novizi e novizie.

Siamo stati accolti e accompagnati nella nostra giornata di preghiera e di visita al Santuario dal Priore Vito Greco della Confraternita del Carmine di Mottola. Abbiamo conosciuto e ricevuto anche l’accoglienza, i saluti e la Benedizione del Padre Spirituale della Confraternita del Carmine di Mottola.

Il Santuario rupestre della “Madonn Abbasc” si trova a poca distanza da Mottola, Appena arrivati nel piazzale di sosta, abbiamo potuto ammirare dall’alto davanti a noi un anfiteatro naturale della “lama” tipica di questa parte del territorio pugliese. Scalinate, piazzali, sentieri degradanti in mezzo agli ulivi, muretti a secco e stature in pietra hanno reso subito palpabile l’atmosfera di pace e raccoglimento che si respira in questo luogo. Scendendo la scalinata principale, nella chiesetta, per metà scavata nel tufo, ci sono affreschi antichi e moderni ex voto, scritti su schegge di pietra depositati in una grande nicchia nel muro. E' qui, alla Madonna Abbasc' dove pare nel '500 ci siano stati eventi miracolosi.

Proprio nella chiesetta è iniziato il nostro ritiro spirituale con la lettura e la meditazione fatta da Don Marco sulle parole del Vangelo secondo Marco (Mc 4, 35-41), nel quale è descritto un episodio di vita di Gesù e degli Apostoli al termine di una giornata di vita quotidiana, mentre trasferendosi da una sponda all’altra, con un battello, vengono colpiti improvvisamente da una tempesta e temono per la loro vita perché la barca a causa delle onde si è completamente allagata. I punti essenziali evidenziati nel commento della Parola sono stati focalizzati nella paura a volte ingiustificata che abbiamo di fronte agli imprevisti della vita; alla scarsa Fede che abbiamo nella presenza di Gesù accanto a noi, che invece come per i discepoli ci accompagna anche nei momenti in cui la vita ci mette alla prova con i suoi imprevisti. 

Come nel Vangelo a volte se vediamo la “nostra barca piena d’acqua” non dobbiamo temere ed essere senza speranza, non dobbiamo dubitare ma avere Fede, perché se abbiamo fatto entrare Gesù nella nostra vita, in quella barca c’è sempre Gesù con noi e non ci lascia affondare. Ecco quindi l’umiltà che come fedeli, nutriti della Parola, dobbiamo avere nell’evitare di esaltarci oltre misura per i successi e allo stesso tempo di abbatterci troppo. Oltre al nostro fare tutte le nostre cose nel quotidiano, dobbiamo recuperare gli spazi nei quali ci mettiamo in “ascolto del silenzio”, guardando dentro di noi per comprendere come vogliamo orientare la nostra vita e comprendere che non siamo soli e che la Madonna, come Madre Amorevole ci accoglie sotto il suo manto per guidarci verso Suo Figlio intercedendo per noi.

Al termine della meditazione si è svolta la Celebrazione Eucaristica sul piazzale del Santuario. Prima della pausa pranzo abbiamo avuto l’opportunità di visitare la vicina Chiesa del Carmine di Mottola, sede dell’omonima confraternita e di visionare un piccolo museo allestito in alcuni locali attigui, con le statue e i simboli portati in processione nella Settimana Santa mottolese. Molto bello anche un plastico con la rappresentazione di tutta la processione.

Dopo il pranzo conviviale con tutti i partecipanti all’incontro, prima di partire abbiamo portato il nostro omaggio e la nostra devozione al simulacro della Madonna del Carmine di Mottola e abbiamo ricevuto i saluti del Priore e del Padre Spirituale dell’omonima confraternita, oltre ad una pergamena ricordo della bella giornata di ritiro passata a Mottola. Il nostro Priore ha consegnato al Priore del Carmine di Mottola una bella targa ricordo.

I prossimi novizi e novizie hanno così potuto concludere il loro percorso di formazione accompagnati da tutti i membri della confraternita, da alcuni confratelli anziani e dai loro cari e ora possono sentirsi pronti per ricevere l’amato Scapolare, per entrare a far parte della nostra famiglia della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo in Taranto.

mercoledì 17 giugno 2015

L'attesa per la festa.

Antonello Battista

Passate le solennità liturgiche legate alla data della Pasqua (Ascensione, Trinità e Corpus Domini), passata la memoria di Sant’Antonio di Padova, santo molto amato anche da tanti confratelli, ci si in prepara per la festa della nostra titolare, nostro orgoglio e decoro della spiritualità carmelitana.

È un attesa diversa da quella per la Settimana Santa ma non meno importante e spasmodica, si attende con ansia l’inizio della novena il 7 Luglio, si partecipa attivamente a tutte le attività collaterali organizzate dall’Amministrazione, quali premi e riconoscimenti, borse di studio e benemerenze.

Si cura al dettaglio l’abito di rito, per dare degno risalto al decoro che ci caratterizza e che portiamo ricamato sugli scapolari; si verifica l’integrità e la stiratura di camice e mozzetta, si lucidano le medaglie ed il crocifisso del rosario, si puliscono attentamente anche le scarpe per tenerle sempre bianche e pulite. 

L’attaccamento all’abito di rito e l’attenzione minuziosa ai particolari dello stesso è una piccola mania di ogni confratello, una mania sana, una mania che ci fa sentire sempre più fieri di inossare lo scapolare e la mozzetta color crema.

Un’altra gioia è poi quella che vede tutta la nostra grande famiglia carmelitana stringersi attorno ai nuovi confratelli ed alle nuove consorelle, tra di loro ci sono tanti tantissimi giovani e giovanissimi che saranno, il futuro delle nostre generazioni di confratelli. A noi confratelli “più grandi”, sta il compito di dar loro il buon esempio negli atteggiamenti di fraternità e nella fede e trasmettere loro il sempre vivo carisma del decoro carmelitano.

Infine c’è l’attesa di vedere Lei, vestita a festa, la nostra Signora del Carmelo, la nostra Mamma del Cielo che non ci abbandona mai. È un tuffo del cuore vederla con gli abiti a festa in Chiesa nei giorni della novena sul tronetto e poi per le vie del Borgo, come il più bel fiore del campo, Lei il nostro bellissimo fiore del Carmelo, lei nostra salvezza ed intercessione nella casa del Padre.

Divina Misericordia

Valeria Malknecht

Nella bella Roma, a pochi passi da San Pietro, in una traversa di via della Conciliazione, c’è la chiesa di Santo Spirito in Sassia.
Una delle bellissime Chiese come tante di cui è piena la Capitale, ma molto particolare perché è riconosciuta come il Santuario della Divina Misericordia.

Il Culto della Divina Misericordia ha origini recenti ed è legato a tre figure: Santa Faustina, Giovanni Paolo II ed il rosario.


Santa Faustina Kowalska è la prima messaggera della Divina Misericordia.
Questa suora polacca ebbe il dono di ricevere il messaggio della Divina Misericordia ed il compito di diffonderlo nella sua breve vita terrena.
Si legge nel suo Diario del 22 febbraio 1931: “La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. 
Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto:Gesù, confido in te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici.
(...) Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il  pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia. Desidero che i sacerdoti annuncino la Mia grande Misericordia per  le anime dei peccatori”.

E così infatti è avvenuto.
Nel Maggio dell’anno Giubilare 2000, Giovanni Paolo II ha istituito la Solennità delle Divina Misericordia, che si celebra nella prima domenica dopo Pasqua.
Ed il profondo legame del Santo Padre con la Divina Misericordia è durato per tutta la sua vita: forse non è un caso che egli sia tornato in cielo proprio ai primi vespri della Solennità della Divina Misericordia.
Ed oggi, nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, ai due altari che sono posti ai lati dell’altare maggiore, sono venerate da un lato, l’immagine di Gesù misericordioso e dall’altro, l’immagine di San Giovanni Paolo II.
Sono l’una di fronte all’altra, come se comunicassero fra loro. Come se si guardassero negli occhi.

Il terzo simbolo legato al Culto della Divina Misericordia è il rosario.
Gesù, infatti, ha rivelato a suor Faustina che il mondo sarà salvo se si rivolgerà con fede alla Divina Misericordia: “Alle tre del pomeriggio implora la mia Misericordia  specialmente per i peccatori… E’ un’ora di grande Misericordia per il mondo intero… In quell’ora non rifiuterò nulla all’anima che mi prega, per la mia Passione”.
La cosiddetta Coroncina della Divina Misericordia si recita sui grani del rosario, segno che il perdono di Dio passa anche attraverso l’intercessione di Maria.

Il messaggio della Divina Misericordia non si ferma a Santa Faustina e a San Giovanni Paolo II.
Papa Francesco, dopo aver distribuito in piazza San Pietro ai fedeli la “medicina misericordina”, ha infatti istituito un anno giubilare straordinario dedicato alla Misericordia di Dio che avrà inizio il prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione.


martedì 16 giugno 2015

Il Santo col giglio

Luciachiara Palumbo 

Tanti sono i ricordi che riaffiorano alla mente quando qualcosa che si è fortemente voluto e desiderato torna a realizzarsi.


Sono anni ormai che tutta la nostra famiglia, avvicinandosi al 13 giugno, desidera che la processione di Sant’Antonio passi sotto casa come quando ero piccola.

Un palazzo lontano dalla via D’Aquino dei cortei processionali, un palazzo proprio per questo motivo odiato tantissime volte… Restava nei miei occhi solo quel passaggio del Santo col giglio per il quale mia madre si dava un gran da fare. 

Sulle poltrone davanti alle finestre erano appoggiate bellissime coperte ed un fantastico profumino proveniva dalla cucina. 

Il tavolo nel soggiorno era ben apparecchiato e numerosissime sedie vi stavano intorno. Tanti amici nel corso degli anni si alternavano per far festa con noi ma le figure che sempre rimarranno impresse nel mio cuore sono quelle dei miei angeli custodi, dei miei nonni.

Alle 18 il citofono suonava e la voce squillante di mio nonno tornava a farsi sentire insieme alle grida di mia nonna. Con le mani sempre dietro alla schiena saliva le scale e salutava con il suo meraviglioso sorriso.

 Lui era immensamente devoto al Santo e questa totale devozione l’ha ereditata mia madre che per lui portava la statua in una chiesetta di campagna a Martina Franca. Io molto piccola facevo la trottola, entrando e uscendo sul balcone e chiamando all’appello mia zia e mia nonna che abitavano giù. E finalmente quando la nostra piccola truppa familiare era al completo mi potevo dare pace. 

Era solito con mio fratello, ancora più piccino di me, organizzare un piccolo spettacolo in dialetto tarantino per far divertire gli ospiti prima o dopo la processione e per rendere la serata indimenticabile. Al suono della banda tutti correvamo sul balconi, in religioso silenzio ascoltavamo le note delle marce e partecipavamo alle preghiere dei fedeli… Sicuramente ora le cose sono cambiate e tante figure della mia infanzia non ci sono più ma il mio cuore è tornato a battere forte quando ho letto che la mia bella Via Nitti era di nuovo nel percorso della processione. 

Forse questi balconi saranno materialmente spogli ma negli occhi di chi da quassù vedrà il Santo col giglio passare ci saranno quelli di chi ci ha lasciato e di chi ha tramandato questa tradizione…

lunedì 15 giugno 2015

L'Accoglienza !!

Salvatore Pace

15 giugno 2014, un'altra storica data che ferma il cuore.

In una domenica di giugno, in un'assolatissima domenica di giugno, i nostri occhi videro Gesù Morto e l'Addolorata percorrere le vie del centro cittadino.

Ma partiamo dal principio, dopo Roma e dopo la cerimonia della solenne Incoronazione Pontificia, bisognava che la città intera "accogliesse" in forma dovuta le due Statue.
La città, la Taranto da cui il simulacro della B.V. Addolorata era partito quel 20 di Maggio doveva per forza tributare un solenne saluto alle due statue oggetto di così importanti festeggiamenti.

E allora tutto partì proprio dalla città vecchia, luogo simbolo della storia dei nostri Riti, la mattina del 15 giugno le due Statue vennero collocate in uno scenario meraviglioso, la cappellina del Castello Aragonese dedicata a San Leonardo, un altare parato per l'occasione, i Confratelli in abito di Rito a vegliare su di loro, una teoria di fedeli che ininterrottamente si inginocchiò e pregò davanti a Loro che amorevoli sembravano un Re e una Regina.


Nel pomeriggio l'apice della giornata, tante, tante confraternite giunte da tutta la Puglia, legate dall'amore per i Riti della Settimana Santa e del Triduo Pasquale, con i loro abiti variopinti e antichi giunsero nella città bimare per rendere omaggio alla Storia di Taranto.

Tanti Confratelli di cui era impossibile tenere il conto, emozionati, commossi, festanti e sopratutto orgogliosi di partecipare ad un evento storico ed irripetibile si affacciarono nella maestosità del Castello Aragonese da dove il corteo il lungo corteo mosse quasi al tramonto, baciato da un sole i cui colori si vedono solo nel nostro golfo.

Il colpo d'occhio era meraviglioso, la lunga teoria delle "Congreghe" e poi le due Statue sulle spalle di portatori scrupolosamente scelti dal Consiglio di Amministrazione per la loro esperienza ed anzianità che accompagnarono in uno storico percorso la "storia dei Riti" e poi i fedeli, tanti, ammirati, emozionati, che si segnavano al passaggio dei Simulacri e che affollarono le strade della nostra città testimoni di un evento organizzato in ogni piccolo dettaglio.

Poi la Messa in Piazza, le Statue collocate sul Tronetto in piazza e che da quel giorno hanno vissuto in simbiosi perchè al termine della Messa entrambe vennero collocati nell'altare di sinistra della nostra chiesa quello del Crocifisso per intenderci, e la mamma amorevole ha vegliato per un anno il Suo Figlio Dilettissimo grazie alla maestria dei paratori, dei collaboratori dell'ufficio dell'economo e grazie alla lungimiranza del nostro priore e del padre spirituale.

Fu un giorno magnifico, preludio ad un anno da incorniciare per il quale oggi a distanza di un anno ancora il mio grazie va a chi, per amore delle "nostre cose", mi ha permesso di poter vivere tutto ciò.



mercoledì 10 giugno 2015

Sfiorare un sogno

Luciachiara Palumbo 

E’ una brutta giornata di pioggia e con il mio piccolo ombrello lascio di corsa Palazzo Pantaleo e supero il ponte di pietra. Negli ultimi giorni non sono stata proprio serena e ho paura che ciò influenzi l’emozione di questo momento tanto atteso.

Entro nell’auto e cala il silenzio… Sia io che lui guardiamo fuori dal finestrino e forse in cuor nostro ricordiamo le prime volte in cui si era parlato di questo momento così importante e di quanto fosse necessario che fossimo l’uno accanto all’altra.

Eppure non ci parliamo né ci guardiamo, assorbiti dai nostri pensieri, impauriti di essere delusi dalle aspettative ed emozionati anche se non lo diamo a vedere.

Parcheggiamo davanti a numerose palazzine e sempre silenziosi scendiamo dalla macchina. “Sono solo due misure”, mi dico in cuor mio pensando che non proverò nulla vedendo un metro da sarta scendere sulla sua spalla o stringersi attorno alla vita. “Sono solo due misure”, mi dico sperando di non piangere già di nascosto e di non permettere al mio cuore di aumentare il suo battito. Citofoniamo, saliamo le scale ed entriamo in casa accolti con una gentilezza che ci mette perfettamente a nostro agio.

Ci sediamo attorno al tavolo e discutiamo su ciò che dobbiamo realizzare ma ciò dura poco ed il momento della misurazioni arriva. Non sarà un semplice metro ad avviare il nostro sogno ma già una mozzetta, un camice ed un cappuccio ci mostreranno quello che sarà. Ed ora come la mettiamo? “Sono solo due misure”, mi dicevo. 

Punto gli occhi su ciò che indossa e mi sento avvampare non pensando di poter gustare già così presto la gioia di vedere il mio futuro confratello personale. La sarta mi sollecita ad aiutarla, a vedere ciò che va e ciò che non va e mi sembra qualcosa di meraviglioso potermi sentire parte di lui, parte di qualcosa immensa che ho sempre desiderato sin da bambina. E così per due, tre settimane di pomeriggio prendo il bus, scendo a piazza Fontana, oltrepasso il ponte e assaporo quei momenti indimenticabili per lui quanto per me. Fin quando un giorno non salgo più quelle scale ma lo aspetto in auto… Apre la portiera ed entra con la sacca, la stendiamo sulle nostre gambe e ci appoggiamo le nostre mani sopra.

Quella sera sarà unica e davanti agli occhi dei nonni faremo vedere come ci si veste analizzando nel dettaglio se tutto è a posto o se dobbiamo ancora perfezionare qualcosa. Dopo aver studiato, con una concentrazione scarsissima, prende tutti le parti di quell’abito costruito a partire dal suo compleanno con lo splendido rosario.

Ed ora guanti, cinta, rosario, scapolare, cappello, mozzetta, camice, cappucci sono finalmente sul divano di casa e quando vorrà potrà andare ad accarezzarli, sfiorando un sogno e stringendo una verità… Mi guarda e mi sorride, vuole che sia io a vestirlo non potendolo più fare dopo. Con immensa emozione prendo il camice e glielo infilo stringendolo in vita così da generare le pieghe dietro. 

Poi accarezzo lo scapolare che gli avevo regalato con il cuore e lo fisso sulle spalle e lungo le gambe, fermato in vita dalla cinta. Con due laccetti gli fermo il rosario sulla cinta cercando di ricordare i miei disegni e rendendolo il più perfetto possibile.

Quindi appoggio la mozzetta, la chiudo e faccio passare il cappello in modo che la punta corrisponda alla nuca. E infine… gli calo quel cappuccio, il nostro cappuccio e sento come se quel pezzo di stoffa scendesse piano piano sui miei occhi e nascondesse il mio volto. Faccio corrispondere i buchi in direzione occhi e appoggio le mie mani sul suo volto fissandolo. Non posso sapere se mi sta sorridendo ma penso e spero di si… Ecco cosa significa essere “due cuori e un cappuccio”…

martedì 9 giugno 2015

I confratelli nell'ombra

Salvatore Pace 

Ci sono figure nell'ambito della Confraternita silenti, senza cariche, senza incarichi ufficiali da ricoprire ma che, nel corso dei vari mandati e delle varie amministrazioni, si ritagliano uno spazio per cui verranno ricordati e ringraziati.

A volte questi fratelli passano un pò inosservati, come nome, come cognome, come volto ma la loro opera, credetemi è sotto gli occhi di tutti tanto che anche chi non li conosce se dovesse accoppiare la loro persona all'opera prestata in Congrega esclamerebbe " a ..jidd è allor !"

Uno di questi è Antonello Stella, un confratello relativamente giovane, uno che, come tanti Confratelli ha scelto la carriera militare, la Marina Militare per l'esattezza, non trascurando però la sua indole di artista che, dopo gli studi al "Lisippo", gli permette di essere un valente pittore e un maestro nei colori.

Per dirvi..sono sue le tele che negli ultimi anni hanno fatto da sfondo ai meravigliosi Sepolcri, agli Altari della Reposizione che il Giovedì Santo hanno affascinato e fatto rimanere a bocca aperta i fedeli accorsi in Chiesa.

Il buon Antonello, in periodi non proprio di "ferie" confraternali, si ritaglia qualche giorno libero da lavoro e in solitudine, con pazienza certosina, su indicazioni del Priore, del Padre Spirituale e del Consiglio, passa perlomeno una settimana tra colori, pennelli, solventi, sgrassanti e per amore di Congrega e per la passione che lo lega sin da bambino ai Riti della Settimana Santa si dedica alla realizzazione del pannello, della tela, dello sfondo che per due giorni stupirà grandi e piccini.

Un altro Confratello che mette a disposizione, tempo, maestria, bravura e lavoro per la Confraternita, un altro Confratello dal quale tutti dovremmo prendere esempio, un altro Confratello a cui dire un "grazie" grande quanto le tele che dipinge.

Ph. portodimareter

lunedì 8 giugno 2015

..Ricevi questo Scapolare...

Umberto De Angelis 

Il corso per gli aspiranti novizi iniziato a Novembre 2014 sta per concludersi. Manca solo un incontro e poi il ritiro spirituale del 21 Giugno, che concluderà questo anno intenso di catechesi e di formazione degli aspiranti confratelli e consorelle. Un anno di formazione particolare che sì è innestato nelle celebrazioni per il 250° anniversario della donazione dei Calò, nell’anno Giubilare straordinario concesso proprio per tale ricorrenza.


Gli aspiranti, ormai prossimi novizi e novizie, si sono iscritti al corso con diverse e personali motivazioni, che in questo anno di formazione si sono arricchite di contenuti, hanno trovato conferme e per altri è stato l’inizio di un ritrovato percorso personale di Fede. La frequenza e la partecipazione al corso è stata buona. Il percorso di formazione si è articolato essenzialmente in tre parti principali.

La parte degli incontri di catechesi e di approfondimento spirituale, è stata condotta dal nostro Padre Spirituale, Don Marco, che ha saputo catturare l’attenzione di tutti nell’evidenziare i capisaldi della nostro essere Cattolici credenti. Ha letto i Testi Sacri e ha spiegato utilizzando sempre parole semplici e concetti comprensibili, supportati da esempi di vita quotidiana.. Ha risvegliato in tutti l’interesse ad approfondire, attraverso la lettura della Parola, quella Fede che affermiamo di avere dentro “ma che a volte è coperta da uno strato di polvere”.

Un’altra parte di incontri è stata curata dalla Confraternita e diretta dal Priore, dal Vicepriore e dai Maestri dei Novizi. Per spiegare e inquadrare meglio il Sodalizio nel nostro periodo, siamo partiti dalle origini e dalla Storia della Confraternita, passando poi alla lettura e all’approfondimento dello Statuto delle Confraternite e del Regolamento interno vigente, con un focus particolare sull’organizzazione della Confraternita, sui suoi compiti e sul suo funzionamento. Una parte che ha interessato particolarmente gli aspiranti è stata quella delle processioni per i Riti della Settimana Santa e della Titolare, della composizione dell’abito di Rito, dei diritti e dei doveri dei Confratelli e delle Consorelle. Meno interessante (e si spera anche meno utilizzata, ndr), ma ugualmente necessaria, la parte relativa alle sanzioni disciplinari.

L’ultima parte, condotta dal Padre Spirituale e molto partecipata dai futuri novizi e novizie è stata quella relativa all’analisi del rito di aggregazione e del significato delle parole, delle formule e dell’impegno che i confratelli e le consorelle assumono entrando a far parte nella “Confraternita della famiglia della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”. La scelta di aggregarsi, è stato ribadito da Don Marco, è la conferma di una particolare vocazione, che gli aspiranti hanno ricevuto, che parte dalla conferma dell’essere cristiani battezzati con l’acqua e confermati poi nello Spirito Santo.


Nella invocazione della Preghiera di Benedizione è condensato il compito e la missione dei Confratelli e delle Consorelle, infatti il Celebrante si rivolge a Dio che chiama “alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” e guarda con benevolenza proprio tutti i novizi che ricevono “devotamente lo Scapolare del Carmine che porteranno diligentemente come segno della loro offerta alla Vergine Maria del Monte Carmelo”.

 Ecco la vocazione, ecco la chiamata, ecco la responsabilità e l’impegno quotidiano nel portare quello Scapolare che potremmo dire ci sentiamo cucito addosso. Davvero arduo e sfidante è il compito che accompagna i Novizi e tutti i Confratelli, devozione alla Madonna e diligenza in ogni atto della propria vita. E anche qui Don Marco ha saputo sintetizzare questi concetti, che possono sembrare difficili, dicendoci che: “prima di ogni nostra azione dobbiamo pensare se la Madonna sarebbe felice di quello che stiamo per fare o che abbiamo intenzione di fare. Se la nostra risposta è sì, allora ci stiamo comportando diligentemente, altrimenti è meglio ripensare al nostro operato”. Ed è proprio all’Amore che la Madonna ha per noi, dobbiamo affidarci, affinchè “lasciandosi amare dalla Vergine tenerissima”, possiamo essere conformi all’immagine di Gesù.

Il Padre Spirituale infine ci ha suggerito un’immagine bellissima, quando vedremo i nastri dello scapolare calare sulle spalle dei novizi e delle novizie e ascolteremo le parole del celebrante: “Ricevi questo Scapolare, col quale entri nella Confraternita della famiglia della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Fiducioso dell’amore di così grande Madre, dedicati alla sua imitazione e alla sua intimità. Porta questo simbolo come ricordo della presenza di Maria nell’impegno quotidiano di rivestirti interiormente di Cristo Gesù, …”. Allora noi tutti confratelli e consorelle, anziani e novizi, dovremo pensarci ai piedi della Croce, quando Gesù affidò sua Madre al discepolo Giovanni e chiese alla Madonna di considerare Giovanni (e ognuno di noi) suo figlio.

Nell’attesa del 16 Luglio e della preparazione al prossimo ritiro spirituale, un grande “Decor Carmeli” a tutti gli aspiranti che saranno ammessi a far parte della nostra famiglia carmelitana.

ph. Francesco Conte per Portodimareter

Corpus Domini

Claudio Capraro 

In una piazza della Vittoria affollata dai fedeli e dalle confraternite, sul palco dove era stato allestito l’altare con al centro il raffinato ostensorio all’interno del quale è stato posto il Santissimo, Sua Eccellenza l’Arcivescovo, Monsignor Santoro, ha impartito la benedizione conclusiva della processione del Santissimo Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo.


Allocuzione, come di consueto, di contenuto sensibile ai problemi sociali della città e, come nelle corde del nostro Arcivescovo, inaspettatamente con un pensiero rivolto al nostro Taranto vittorioso nella sfida play off a Viterbo.

Qualche ora prima nell’affollato tempio di Sant’Antonio, in un afoso pomeriggio di inizio estate, tutte le confraternite cittadine, ognuna con le proprie insegne ed i propri fanali, distinte dai molteplici colori delle diverse mozzette, come consuetudine si sono date appuntamento per prendere parte alla processione più importante di tutto l’anno liturgico. La processione che ha come proprio centro il Corpus Domini, il Corpo di Cristo.

La funzione religiosa che il Vescovo ha concelebrato con il Capitolo Metropolitano ed alla quale hanno partecipato i parroci delle parrocchie cittadine, si svolge ormai da qualche decennio nel tempio del Santo di Padova in via Duca degli Abruzzi e di lì, percorrendo la stessa via per poi girare su via Di Palma, transitare da piazza Maria Immacolata, si conclude in una centrale piazza cittadina con l’allocuzione e la benedizione finale.

Tutte le confraternite partecipano numerose. Ognuna con il proprio labaro e con i propri fanali. All’Arciconfraternita del Carmine, e a sei dei suoi confratelli, è riservato l’onore di reggere quello che comunemente viene chiamato palio, vale a dire il baldacchino processionale di pregiato tessuto al di sotto del quale prende posto il Vescovo che per tutta la durata della processione reggerà l’ostensorio, benedicendo il popolo dei fedeli.


Percorrendo le strade affollate, soprattutto nel primo tratto quello di via Duca degli Abruzzi, capita alzando la testa di scorgere qualche balcone addobbato con coperte ricamate o illuminato da qualche lume. Usanza questa ancora molto diffusa nei piccoli centri, ma quasi del tutto scomparsa nella grande città. Durante il cammino si canta, si prega, si contemplano i misteri del Santo Rosario, si medita silenziosamente sul mistero della Santa Eucarestia, regalo di immenso valore che Gesù Cristo ci ha lasciato in modo da poter essere sempre insieme a noi, in ogni momento della nostra giornata.

I confratelli del Carmine che hanno l’onore e l’onere di reggere le aste del palio sono chiamati ad un compito particolarmente importante. Da un lato appunto l’onore di trovarsi a pochissima distanza dal Santissimo e quindi una ulteriore occasione per rendere visibile quel Decoro insito nel dna di chi veste la mozzetta crema; dall’altro l’onere di sostenere un baldacchino non semplicissimo da portare soprattutto in presenza di vento forte.

E dopo aver portato il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo per le vie della città, intonando canti come “Ti adoriamo Ostia Divina” oppure “Pane di Vita”, giunti in piazza della Vittoria tutti quanti abbiamo potuto ascoltare le toccanti parole di Monsignor Arcivescovo che, ancora una volta, ci hanno fatto comprendere come Gesù sia ogni giorno, ogni momento presente in mezzo a noi, nelle nostre famiglie, nei nostri luoghi di lavoro, nella nostra città. Nei nostri cuori.

Tante le mozzette crema che hanno sfilato per le vie della città insieme alle tante consorelle e ora il pensiero è rivolto solo al nostro prossimo appuntamento.. i festeggiamenti per la Nostra Titolare che si avvicinano.

ph Processione 2014 portodimareter - F.Carbotti



giovedì 4 giugno 2015

Il Corpus Domini

Antonello Battista 

Martirologio Romano: Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di resurrezione.

La festività che chiude la serie delle celebrazioni nel calendario liturgico legate alla Pasqua è il Corpus Domini, in italiano corrente Solennità del Corpo e Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. È una festività centrale nel calendario liturgico e celebrata in ogni Diocesi con grandi feste e pubblici onori. 

In ogni Diocesi ed anche nella nostra, è direttamente l’Ordinario del luogo a presiedere la celebrazione eucaristica e la successiva processione con l’ostensorio contenente il vero corpo di Nostro Signore Gesù Cristo. È la processione più importante di tutto l’anno, se si volesse fare una fittizia scala gerarchica tra le processioni in città, proprio perché tra le mani del Vescovo, non c’è un simulacro od una reliquia, ma il corpo vivo e vero di Cristo, che si offre in tutta la sua regalità alla folla dei suoi fedeli tra le strade della città. Non a caso a tale celebrazione partecipano tutte le confraternite cittadine, le realtà dell’associazionismo laico ed i religiosi che si stringono intorno al loro pastore per celebrare ed adorare Gesù nel Santissimo Sacramento.

La festività del Corpus Domini ha una origine più recente di quanto sembri. La festa pone le sue radici nell’ambiente fervoroso della Gallia belgica che San Francesco chiamava amica Corporis Domini e in particolare grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne. Nel 1208 la beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al Vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini.

La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità. Più tardi, nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263, che conosciamo sin dai primi anni della nostra formazione cristiana.

Infatti, ci è raccontato che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell'Eucarestia, nello spezzare l'ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall'ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell'altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.

Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l'11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla "Transiturus" che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini.

Già qualche settimana prima di promulgare questo importante atto il 19 Giugno lo stesso Pontefice aveva preso parte, assieme a numerosissimi Cardinali e prelati venuti da ogni luogo e ad una moltitudine di fedeli, ad una solenne processione con la quale il sacro lino macchiato del sangue di Cristo era stato recato per le vie della città di Bolsena. In seguito la popolarità della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa.

mercoledì 3 giugno 2015

Una funzione "fuori porta", le reliquie di Santa Teresa

Luigi Secondo

In occasione del V centenario dalla nascita di Santa Teresa d’Avila, religiosa e mistica spagnola, figura di fondamentale importanza per il culto Carmelitano, grazie alla sua attività di scrittrice e riformatrice delle monache e Carmelitani Scalzi e proprio su iniziativa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi della provincia Napoletana, è iniziata da diverse settimane una Peregrinazione delle Reliquie dell’amatissima Santa.

Conosciuta anche come Teresa di Gesù, le sue reliquie, lo scorso lunedì hanno fatto tappa nella nostra provincia, ovvero nella città di Pulsano dove l’Arciconfraternita del Purgatorio fondata sotto il titolo della Santissima Vergine Maria del Monte Carmelo, ne ha organizzato l’accoglienza invitando il nostro sodalizio e tutte le Confraternite intitolate alla Beata Vergine del Monte Carmelo. 

Una nostra delegazione lunedì pomeriggio ha raggiunto con un bus l’Auditorium comunale “Giovanni Paolo II” di Pulsano, punto di raccolta per tutti i sodalizi invitati, che una volta indossato l’abito di rito, e qualche scambio di saluti, hanno raggiunto il Convento dei Padri Riformati.

Dopo l’accoglienza delle Reliquie poste su di una teca dorata a forma di castello e sorretta sulle spalle di 4 confratelli, il Vicario Generale Mons Alessandro Greco, ha dato il via ad una composta processione che ha attraversato le vie del paese, dello stesso paese che, con devozione e silenzio, ha omaggiato il passaggio del corteo processionale. 

La processione si è conclusa nella centralissima Piazza Castello dove, una volta adagiate le reliquie sull'Altare montato per l’occasione proprio nel centro della piazza, il Vicario ha celebrato la funzione Eucaristica e ha esortato tutti i partecipanti a prendere ad esempio proprio il modo di vivere di Santa Teresa, e di non lasciarsi sopraffare dalla volontà di essere uomini soli, ma di riuscire a far gruppo con l’intera comunità.

la funzione si è conclusa  con i saluti da parte del nostro Arcivescovo che, con immenso dispiacere, non è potuto essere presente.

Un ringraziamento doveroso va fatto all’ordine dei Carmelitani Scalzi per la possibilità che sta dando a tutta la comunità carmelitana nell’omaggiare l’amata Santa nel suo V centenario.

Ma un plauso va sicuramente fatto al Priore della Confraternita del Purgatorio Giovanni di Maggio e a tutto il suo consiglio d’amministrazione per l’impeccabile organizzazione e accoglienza dell’evento.

ph: Gabriele Conte per portodimareter

lunedì 1 giugno 2015

Un cuore Carmelitano

Luicachiara Palumbo

"Vergine del Carmelo, non ci staccar da Te. Guidaci tu dal cielo, noi ti seguiam con fe' ". Sono queste le parole che portano alla commozione, sono queste le parole che mi permettono di fissare lo sguardo negli occhi della Mamma più bella.
Maria è la mamma di tutti ma è anche la mamma di ognuno di noi. E' proprio questo inno alla Vergine a rimarcare l'intimo rapporto che intercorre fra noi e la "Stella del mare". La Chiesa del Carmine potrebbe allora diventare un fiume di lacrime. Fedeli, confratelli, consorelle e coristi osservano Colei che risplende della luce di Dio e l'emozione è tale da inumidire il volto.

Una scena vista così tante volte, un canto ascoltato e "sentito" per diciassette anni ma che provoca sempre lo stesso effetto.

Da bambina la mattina del sedici luglio era l'unico giorno in cui a mare non si andava perche dovevo riposare le gambine per la processione della sera. La mamma in casa indaffarata non mi permetteva di seguire tutto il corteo, così io, mano nella mano con la nonna, raggiungevo la Chiesa del Ss. Crocifisso. 


Mi piaceva, quasi per rispetto o per sentirmi più vicina a Lei, indossare un abito marrone e far pendere sulle mie spalle l'abitino della Vergine. Seduta al banco affianco alla mia dolce nonnina, attendevo trepidante l'ingresso di quella meravigliosa Statua, dalla quale ero attratta soprattutto per i magnifici boccoli. 

Ma ecco che in lontananza iniziavo ad udire un campanello e salivo sull'inginocchiatoio per liberare la visuale. Il rumore delle medaglie mi convincevano che il momento era arrivato e allora con gli occhi puntati verso il portone, l'emozione si faceva sentire anche per una bambina di sei sette anni, il cui cuoricino batteva forte forte. 

L'istante più bello doveva ancora arrivare: i miei amati "perdoni" abbassavano l'Effige per consentire il passaggio attraverso la porta ma quel "nguè, quel rialzo permetteva a Maria di troneggiare tra di noi e di guidarci dall'alto. I brividi si diffondevano per tutto il corpo e quel "Sei Vergine e Madre, prega per noi" faceva nascere in me il desiderio di portarla io sulla spalla. Fissavo i fedeli che piangevano e mi domandavo il motivo… Era una gioia così grande poter dire "Eccomi sono ancora qui Mamma".

Mamma tenera e dolce, Mamma amorevole e buona, ancora una volta sono davanti a Te ad un anno dalla mia consacrazione. Non vi è un giorno in cui non senta quel tuo meraviglioso scapolare stampato sul mio cuore. Non trascorre giorno in cui io non mi senta abbracciata da Te. E' stato un anno ricco di doni e ricco di fede e non potrò mai smettere di ringraziarTi infinitamente. Ed allora di nuovo chinata ai tuoi piedi offro la mia vita e mi abbandono fiduciosamente al Tuo figlio per Tua intercessione.

Amen
Copyright © 2014 Alessandro Della Queva prove